Tornare a casa
La trama
Il libro dell’anno per «Der Spiegel» e per i librai tedeschi.
Quando un bambino nasce in un paesino di provincia dove di bellezza non c’è neanche l’ombra, è figlio di una ragazzina affetta da ritardo mentale e fin da piccolissimo viene messo in piedi su una cassa a spillare birra al bancone di una locanda, il fatto che da adolescente frequenti il liceo è piuttosto sorprendente; se poi diventa un professore universitario e decide di lasciarsi tutto alle spalle, l’evento è più unico che raro, e in paese c’è chi lo vive come un tradimento. Nel momento in cui, alla soglia dei cinquant’anni, l’uomo fugge da una vita accademica insoddisfacente e da un’ambigua convivenza a tre in un appartamento in cui non si diventa mai adulti per tornare a casa e prendersi cura dei nonni – Sönke, l’oste arroccato nella sua locanda semiabbandonata, ed Ella, che la vecchiaia ha reso capricciosa e imprevedibile –, due realtà apparentemente inconciliabili si scontrano, dando vita a una crepa profonda dalla quale tutto torna a galla. Il ritorno a Brinkebüll diventa così un’occasione per riscoprirsi e reinventarsi: ci sono conti da saldare, ruoli da invertire e tante tappe da rivisitare prima di muovere il primo passo verso il cambiamento. Il contrasto fra due mondi, il nostro passato e il nostro presente, le famiglie da cui proveniamo e quelle che ci siamo scelti, è la sostanza da cui germoglia questo romanzo meraviglioso, che racconta l’evoluzione di un paesino e i destini individuali dei suoi abitanti con dolcezza, ironia sottile e una vena di malinconia.Caso letterario dell’anno in Germania, con oltre 400.000 copie vendute e il plauso unanime di pubblico e critica, Tornare a casa è un bestseller indimenticabile che ha incantato davvero tutti.
«Il nuovo romanzo di Dörte Hansen è un evento letterario, le sue lettrici e i suoi lettori ne saranno giustamente entusiasti».«Der Spiegel»
«Raramente un libro è stato tanto incalzante».«Frankfurter Allgemeine Zeitung»
«Un grande racconto di delicata malinconia e un meraviglioso monumento ai piccoli paesi di un tempo».«NDR Kultur»
«Ci lasciamo volentieri trasportare da Dörte Hansen nell’immaginario paesino di Brinkebüll. Modulando sapientemente i tempi narrativi, Hansen racconta la vita di provincia, sospesa tra declino e nostalgia».«Die Tageszeitung»
– Cambiamento –
Tornare a casa di Dörte Hansen (Fazi editore) è un romanzo molto malinconico ma pieno di tenerezza. Chi proviene da un paese potrà comprendere appieno la bellezza delle descrizioni e proverà quella nostalgia che è impossibile da scacciare, perché si insinua nella mente e colora i nostri ricordi.
Il protagonista è Ingwer Feddersen, un uomo di 48 anni che ha deciso di concedersi un anno di pausa. Come? Tornando a casa, nel suo paese a Brinkebüll, nel nord della Frisia. Qui si occuperà dei suoi nonni con tenerezza e al tempo stesso disincanto. Nonni, che in realtà per lui sono sempre stati genitori. Sönke ed Ella avevano una figlia Marret:
Inseguo le nuvole bianche e comincio a sognare. A volte invece arriva la sfortuna, ma quella era un’altra canzone: a diciassette anni si sogna, poi arriva un bambino e allora si diventa pazzi. O forse si era pazzi già da prima e il bambino era venuto dopo, nel caso di Marret l’ordine non era chiaro.
Mi sembra di vederla Marret: eterna ragazzina per sempre con gli zoccoli bianchi che va in giro per il paese cantando e sognando.
Brinkebüll era pieno di segni, ma all’infuori di Marret non li vedeva nessuno.
Di lei però, nel tempo presente in cui si svolge il romanzo, non si hanno più notizie, è fuggita e non ha mai più fatto ritorno al Villaggio. Sconosciuto anche il papà del nostro protagonista che cresciuto da Sönke ed Ella, non ha mai pensato di cercarlo.
A Brinkebüll è tutto pittoresco, a partire dalla locanda che ha sempre gestito Sönke e che a guardarla ora sembra sporca e superata. Tutto in quel locale grida ai tempi che furono. Balli, canti, nottate passate sulle panche…
E così la narrazione ci porta a fare continui salti temporali: da una parte abbiamo di fronte lo spopolamento e lo stravolgimento di un villaggio (lo ripeto, chi ha vissuto o vive in un paese tocca con mano ogni giorno il cambiamento delle abitudini e il doloroso svuotarsi di tradizioni e locali), dall’altra continuiamo a guardare il passato con gli occhi di un Ingwer bambino. Non è difficile immaginare i genitori speranzosi che potesse continuare la tradizione di famiglia, anche lui dietro a quel bancone pronto ad assistere e a organizzare feste di matrimonio. Ma Ingwer è diverso dagli altri scolari e la sua vita lo porta lontano dal villaggio. Un villaggio radicalmente cambiato: tutti si spostano in macchina, le mogli hanno la patente e quindi sono diventate improvvisamente autonome, divertimenti e impegni sono lontani dal paese e piano piano diminuiscono anche le aziende agricole. La locanda smette di essere un punto di riferimento. Niente è più come prima nel villaggio in cui prima si parlava solo il dialetto (come in tanti nostri paesi).
Eppure il nostro protagonista riesce ancora a godere di quel tempo sospeso e gli anziani, nonostante acciacchi e dimenticanze riescono ancora a stupirlo:
Quando Ingwer venne a tavola, Sönke si alzò e si diresse alla mescita, lo si sentì trafficare dietro al bancone, dopo un po’ ricomparve con tre bicchieri di birra. – Allora- disse Sönke – tanti auguri i buon compleanno da parte mia e della mamma. Non siamo mica così rincoglioniti e certe cose ce le ricordiamo ancora.
Ma questo è un romanzo realtà e quindi c’è anche la durezza della vecchiaia e della demenza senile di Ella che se la prende con il marito ogni volta che può. Pizzicotti, pugni e Sönke resiste in silenzio senza rassegnazione e sogna di poter arrivare alle tanto agognate Nozze di ferro:
(…) Lui se la prendeva eccome se la donna che conosceva da oltre settant’anni era uscita di testa. Una persona tranquilla come Ella che da un giorno all’altro si metteva a imprecare come un vecchio carrettiere, assestando pizzichi e cazzotti, come si faceva a non prenderla sul personale?
Peggio ancora dei giorni violenti erano quelli disperati, in cui Ella chiedeva aiuto. Aiutatemi, aiutatemi, per ore , e nessuno capiva cosa c’era che non andava.
Tornare a casa è…
Cambiamento. A mutare non è soltanto il paesaggio, la lingua, o le attività degli abitanti. Il cambiamento investe tutti i personaggi del libro ed è impossibile non sentirsi toccati. Ci sono parti che mi hanno commosso, abitudini che mi hanno ricordato quelle dei miei nonni. E ancora la profonda tristezza per quello che non potrà mai più essere e il brivido di adrenalina per quello che potrebbe ancora accadere. In Tornare a casa sono stata giovane e vecchia, ho avuto voglia di rimanere e di scappare allo stesso tempo.
Non sono però riuscita ad andare oltre alle tre stelle perché ho fatto fatica i alcune parti ad andare avanti. In alcuni momenti mi sembrava non succedesse nulla e avevo voglia di passare oltre.
Consigliato per chi è in cerca di una storia malinconica e vera.
Lascia un commento