Sine die. Cronaca del confinamento
La trama
L'ho chiamato Lachesis. È un bel nome, trovo, per un ragno. Da qualche giorno, al fine di rompere il mio isolamento e non limitare le interazioni affettive ai tre membri della mia famiglia reclusi con me, ho iniziato ad addomesticarlo. Il suo filo di seta è l'ultimo legame che mi tiene attaccato al mondo. Storicamente, in corrispondenza di eventi straordinariamente tragici, persino la più superficiale e cinica delle società torna a interrogarsi sulla necessità dei propri fondamenti, rivolgendosi ai grandi pensatori. Così è anche per il confinamento a oltranza, dettato dall'emergenza Covid-19, che sta mettendo e metterà a durissima prova la tenuta della popolazione planetaria. Proprio in questo periodo, una Francia sconcertata ha guardato alle cronache quotidiane di Éric Chevillard - date alle stampe inizialmente presso "Le Monde" poi sul seguitissimo blog dell'autore. Approfondendo il solco tracciato da Kafka e Beckett, Chevillard sonda l'assurdo, la nausea, il dolore cieco di questi "tempi nuovi". Prehistorica Editore presenta quindi per l'Italia questa raccolta di cronache, quale doveroso e coraggioso tentativo di opporre la Parola al silenzio.
– Serenità –
Sine die: cronaca del confinamento di Éric Chevillard (Prehistorica editore) è una raccolta di riflessioni uscite su Le Monde durante la quarantena e arrivate in anteprima mondiale in Italia.
Chi mi conosce lo sa, non amo i libri che “cavalcano” il momento. E se mi avessero detto: “Vuoi leggere qualcosa sul periodo coronavirus?”, avrei detto di no. Ma per Sine die: cronaca del confinamento è stata tutta un’altra storia. Quando mi è stato proposto di leggerlo ho accettato molto volentieri.. Prima di tutto perché avevo già letto e apprezzato la recensione di Angelo Di Liberto e i commenti positivi su Billy – il vizio di leggere su facebook e poi perché non avevo mai letto nulla di questo scrittore francese. Altro motivo importantissimo: l’ironia. Sapevo che Chevillard ha usato l’ironia per descrivere quelle (che sembrano ormai lontane) giornate di angoscia. Una prospettiva inedita e io sono sempre molto curiosa.
Una lunga premessa per dire sì, Sine die: cronache dal confinamento è un libro che ho promosso e ho già messo in lista senza se e senza ma Sul riccio.
Sono più di cinquanta i giorni raccontati dallo scrittore, giorni trascorsi a cucinare, a specchiarsi in attesa del parrucchiere. Sono ore cariche di preoccupazione ma anche di frivolezza. Un tempo oscuro per l’umanità costretta a una prigionia che per ironia della sorte è carica di comodità ma non così sopportabile come sembrerebbe.
In queste pagine, meno di cento, si alternano momenti di comicità, umorismo amaro e riflessioni profonde. Senza rinunciare però alle assurdità:
Lachesis è un ragno ballerino. Ci parliamo molto. Ci parliamo per ore. Sono soprattutto io a parlare, ma ho imparato a interpretarne le flessioni, le oscillazioni, i cenni, e credo di potere dire di non sbagliarmi più sul senso dei suoi interventi, sempre cauti e opportuni .
L’autore sa che non è l’unico a tenere un diario durante la quarantena:
sì, inevitabilmente, tutti gli scrittori in attività tengono un diario del confinamento. Argomento obbligato. Argomento unico. Non ci opprimete. È scrivendo che produciamo i nostri anticorpi.
E proprio a proposito di scrittura, Chevillard pensa anche agli editori in sofferenza, con le programmazioni da rivedere e i libri inevitabilmente sacrificati. Le cose vanno male, per gli editori, e non solo per loro.
I giorni scorrono, alcuni lenti, altri veloci ma un sentimento rimane invariato: l’invidia per chi non conosce questa situazione (ammesso che ci sia ancora qualcuno al mondo che non abbia sentito parlare di COVID 19. O forse pensandoci bene non si tratta di invidia:
I soli casi che ci propone la nostra immaginazione, tranne quello dei bambini molto piccoli preservati dalla loro spensieratezza, sono quelli sventurati che vivono in condizioni poco invidiabili: il naufrago sulla scogliera, l’ostaggio in cantina, il pazzo nel delirio. Esisterebbe anche un qualche accanito misantropo, confinato volontario in una grotta lontano dalla società e così ben tappato dentro che non gli giungerebbe più alcuna notizia degli uomini? Peggio per lui, si perde quindi una bella occasione per compiacersi della loro disgrazia.
Quella di Chevillard è una danza, un po’ folle, con cambi di passi e ritmo ma armonica nell’insieme. Cambiano le sensazioni, i pensieri ma alla fine di ogni di ogni giorno, nonostante tutto prevale la serenità. Se avessi potuto leggere questi passi durante la mia quarantena sono sicura che avrei sorriso anche più di ora. Quel “A domani” alla fine di molti articoli è una promessa che scalda il cuore. Sì, domani potrò leggere di un ragno ballerino, sì domani potrò ridere di ricette improbabili e sentirmi un pochino meno sola.
Sine die: cronaca del confinamento si chiude con la domanda più importante di tutte:
Il giorno della fine del confinamento, come faremo a comprendere i nostri simili? In quale lingua ci parleremo?
Sine die: cronaca del confinamento è…
Nonostante tutto serenità. Io l’ho letto in questo periodo (fine agosto) proprio mentre si teme un’altra quarantena. Quei giorni lontani sembrano pronti a ritornare e Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di guardare la pandemia da un’altra prospettiva: innovativa, frizzante ma non per questo meno profonda.
Scorrevole e piacevolissima la scrittura (merito del traduttore ed editore Gianmaria Finardi), si arriva in un battibaleno alla fine. Avrei voluto durasse di più e questo è un grande complimento per un libro.
Se come me fuggite dai libri “attualissimi” non abbiate paura ad immergervi in questo. Vi innamorerete di Chevillard.
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