Quori Cuadrati
La trama
Le vite si costruiscono sugli errori. E Uno Markovic, di padre serbo e madre italiana, lo sa. Gli basterebbe soltanto riconoscerne uno, quello fondativo. Nella sua profonda provincia si muove con gli occhi di chi ci è capitato per caso, registra, annota, incontra, parla. Poi conosce una ragazza e gli sembra che a quell'errore si possa rimediare. Una parabola amorosa travolgente, improvvisa nel suo inizio e nella sua fine, l'ennesimo errore che apre le porte di un mondo i cui contorni si fanno tremolanti, fuori fuoco. Personaggi e situazioni si caricano di nonsense, ci si chiede se siano reali o frutto di una percezione mutata. Tutto si fa allegoria di un senso di vuoto, puntellato da situazioni e bizzarri tentativi di colmarlo. La scrittura di Turati segue coordinate impreviste, e ci consegna una bussola che porta al riso mentre gelidi spifferi ti girano intorno. "Quori cuadrati" è un inno allo scarto, allo humour nero, un canto dove tutto è meravigliosamente sbagliato, eppure funziona. Come la vita.
– Assenza –
Quori Cuadrati di Alessandro Turati (Neo edizioni) è un libro originalissimo. Apparentemente senza un filo conduttore Turati ci conduce in una narrazione dal sapore onirico e anche inquietante. Una voce, quella di Turati, che è impossibile scordare.
Non so come farò a raccontarvi Quori Cuadrati perché questo è un libro da ascoltare e basta. Iniziato e finito in un giorno solo mi sono trovata davanti a qualcosa di impossibile da classificare. Cosa stavo leggendo? Una storia d’amore? Un romanzo di formazione? Una poesia? La risposta è nessuna di queste cose eppure tutte.
Marković è il nostro protagonista che vive in una provincia imprecisata d’Italia e mentre registra la realtà incontrando persone, svolgendo azioni, e al tempo stesso la denuda. Non so se riuscirò a spiegare: ma ci mostra cosa c’è dietro a quello che vediamo ipnotizzandoci e costringendoci a non staccare gli occhi dalle pagine. In un eterno gioco di rimescolamento delle carte e costringendoci a seguirlo senza chiederci quale sia la direzione che ha scelto per noi.
E credetemi, per me che voglio sempre sapere cosa stia succedendo, è stata una bellissima novità.
Ho letto Quori Cuadrati (che fatica scrivere questo titolo mentre il cervello si impunta per farmi rimettere le lettere al proprio posto) durante la mia prima maratona di lettura. Niente telefono, niente tv, soltanto io e i miei libri. E probabilmente proprio questa condizione mi ha aiutato a concentrarmi facendomi abbandonare a capitoli e disegni carichi di nonsense ma in realtà pieni di significato.
Torniamo alla storia, almeno proviamoci.
Quando esco, lei non è più al tavolo. La vedo al di là della strada che sale sull’autobus. Mi chiedo se sia questa l’ultima immagine di lei e spero di no, perché è fin troppo patetica. Non è consentito tagliare il braccio di una persona, pena la prigione, ma è concesso comprimerle il cuore senza subire conseguenze: ecco cosa mi ha fatto.
Qui va in scena il teatro dell’assurdo, ci sono giraffe gigantesche e omicidi quasi organizzati dalla vittima. Ci sono matrimoni e perdite di figli nati da uova. Eppure tutto è inventato ma estremamente autentico.
La mancanza dell’amore si respira in tutti i capitoli, cosa succede quando incontri l’amore della tua vita ma è lui a non scegliere te? Ossessione e dolore si fondono. I giorni e la vita vanno avanti ma il pensiero torna sempre a quel corpo, a quel viso… e quel paradosso: “la amo ma non riesco ad essere sincero.
Quori Cuadrati è…
Assenza. L’assenza dell’amore per il nostro protagonista, l’assenza di senso nelle situazioni sempre più paradossali, l’assenza del bene e l’idea che sotto sotto al dolore non ci sia nulla. Il capitolo che ho amato, ma che mi ha fatto più male, è Amnesia.
(…) Guardami negli occhi: i tuoi sono miserabili quanto i miei.
La guardo ed è vero. Siamo nati per essere puniti.
Ma assenza non è l’unica parola con cui posso (provare) a definire il libro di Turati. Userei anche poesia perché sono rimasta folgorata e forse mi sono anche specchiata.
Nati sbagliati.
Solitari alle feste.
Pieni di voci sotto le docce.
Consolati dall’alcol.
Stupidi e intelligenti.
Non velocissimi di pensiero.
Innamorati di chi ci lascia.
Cadiamo già caduti.
Un’altra parola che userei volentieri è sfida. Poco più di centocinquanta pagine che metteranno però a dura prova il lettore che adotta un approccio tradizionale. Qui si ascolta la voce di un ragazzo che non trova il suo posto, la voce di chi soffre, il coraggio di chi smaschera e mostra i paradossi.
Non provate a riannodare i fili, leggete e apprezzate una voce così fuori dal coro, io l’ho fatto.
Nella vita faccio terra bruciata, vuoto intorno, cerco lo scontro e allontano chiunque.
La scrittura è un’attività solitaria.
Dette queste due, è probabile che il mio desiderio principe, inconsciamente, sia la scrittura, non l’amore.
Eppure, il dolore di alcune conclusioni è devastante
Lascia un commento