Dieci storie quasi vere
La trama
Un posto fresco e nascosto, dove vanno a finire tutti i palloni e i segreti d'infanzia. La ricerca di una tartaruga nel giardino di una famiglia pronta al trasloco. Un bambino che col primo sorriso sceglie a chi assomiglierà da grande. Un altro bambino nato così piccolo che sua mamma sogna le verrà ricucito nella pancia, fino a diventare maturo. Una donna che dimentica la figlia in automobile e va al lavoro, e non sa che le tartarughe piangono. Una babysitter che mangia solo pollo fritto, vuole diventare suora e dimentica il gas acceso, così disastrosa da essere tenera. Una stanza in più, dove di certo non può dormire un figlio, che nasconde qualcosa di pesante, qualcosa destinato forse a far crollare la casa intera. Due genitori che usano un inglese d'invenzione per parlare tra grandi e non farsi capire dai bambini. Una madre che ha perso un figlio e non si accontenta della logica e del buon senso, della matematica e della vita. E poi, una bambina luminosa, che attira le zanzare e non può mangiare i popcorn al cinema. Dieci storie possibili, dieci sguardi sul quotidiano di famiglie, coppie, madri, bambini. Dieci racconti scritti con una penna leggera e precisa, capace di narrare anche le cose più difficili, quelle terribili e scomode che sono così reali, da essere quasi vere.
– Quotidianità –
Dieci storie quasi vere di Daniela Gambaro (Nutrimenti edizioni) è una racconta di racconti breve e folgorante.
Appena ho visto il titolo ho avuto un colpo di fulmine! Devo dire che le mie aspettative non sono state deluse anche se avrei preferito qualche racconto in più per poter stare ancora un po’ in compagnia di Gambaro.
Mi piacciono i racconti, specialmente quando sono ben riusciti come in questo caso. L’unico problema? riuscire a parlarvene senza svelare troppo.
Sono tanti i personaggi a cui dà voce l’autrice: ci sono tanti bambini, ci sono segreti, drammi familiari, ricordi dolci dal sapore di un sogno. Tutto, dagli episodi più difficili passando per quelli spensierati, è narrato con leggerezza e precisione. Poche, pochissime pennellate per delineare un quadro. Si arriva così in un battibaleno alla fine di ogni racconto avendo voglia, urgenza, di leggerne un altro.
Mia sorella si illumina è forse il racconto che mi è piaciuto di più. Parla di una bambina che dal momento della nascita si illumina (mi ha ricordato uno dei racconti di Dulce Maria Cardoso in Son tutte storie d’amore LEGGI QUI la mia recensione). Costretta a portare il cappuccio quando si trova al cinema o in altri luoghi in cui la luce non è gradita, questa bimba conquista tutti tranne la sorella che continua a farle dispetti. Quando la bimba smetterà di luccicare ecco che in suo soccorso, inaspettatamente, arriverà proprio la sorella. Come lo capiamo? Bastano poche frasi che ci strappano un sorriso.
Durante le partite di basket ora mia sorella non si illuminava più il mio onore; all’asilo non era più una consolazione per i bimbi impauriti; e se uscivamo a fare una passeggiata, poco abituata com’era l’oscurità, poteva succedere che inciampasse su un sasso e si sbucciasse un ginocchio. Mamma e papà le avevano regalato una pila portatile da mettere sempre in tasca, in modo che l’approccio improvviso con l’oscurità non lo spaventasse. Ma i più spaventati di tutti erano loro e ogni cosa facessero, per quanto in buona fede, rivelava la loro ansia di fronte a quel cambiamento, di cui mia sorella non poteva che ritenersi responsabile.
Forse non è vero che i bambini possono illuminarsi ma è vero che possono tendersi una mano e essere d’aiuto più degli adulti a volte.
Sempre a proposito di storie vere, ho apprezzato molto anche La piccola metà è un racconto malinconico, doloroso. Protagonista una famiglia che ha perso un bambino e ora deve fare i conti con una nuova normalità e con l’ingiustizia del dolore.
Se ti dicono che non potrai più avere figli, si presume che il tuo dolore dovrebbe essere relativo se ne hai già due, bellissimi e sani. La tua sfortuna è circoscritta. La tua delusione e tollerabile. Il tuo lutto superabile. Lucia odiava dover fare i conti con questa verità, le montava lo stesso senso di ingiustizia di quando, da piccola, dividendo i panini, sua madre e porgeva sua sorella il pezzo più grande e a lei il più piccolo, e poi, se glielo facevi notare, negava… “Sono identici”, assicurava. “Due metà”.
E ancora, incontriamo una mamma fissata con gli indiani, una baby sitter decisamente originale con il sogno di diventare una suora, due genitori che parlano inglese per non farsi capire dai figli dando vita a conversazioni comiche e tanti altri personaggi che a prima vista sembrano bizzarri e lontani da noi ma che invece si rivelano pericolosamente reali.
Ci sono tanti temi che Gambaro riesce a svelare in queste pochissime pagine: la maternità, i rapporti genitori – figli, la depressione post-partum, i legami coniugali. Delle vere e proprie incursioni nella quotidianità di sconosciuti che abbiamo la sensazione di conoscere.
Ne La stanza in più una coppia si ritrova nelle sue differenze e sul dolore, sulla lontananza, riesce a ricostruire un rapporto:
Quando avevano preso la casa, il fatto che ci fosse una stanza in più aveva fatto loro piacere. Per diverso tempo, impegnati nella sistemazione delle aree principali, l’avevano lasciato in uno stato di identità indefinita, possibile futuro guardaroba, sgabuzzino o stanza degli ospiti.per molto tempo aveva accolto mobili e oggetti che non stavano bene altrove, poi, quando l’idea di diventare famiglia aveva cominciato a farsi più stringente, la stanzetta sta svuotata di tutto il mobilio in sovrappiù e dei soprammobili senza posto, che con un atto coraggioso erano stati depositati all’isola ecologica.
Dieci storie quasi vere è…
Quotidianità narrata in maniera originale e coinvolgente. Ho percepito un filo di malinconia in tutti i racconti e una volta chiuso il libro mi è dispiaciuto abbandonare i personaggi.
Non pensavo che potessero piacermi così tanto dei raconti così brevi. Invece Gambaro è bravissima ad usare e dosare la parole. Mi ha colpito che si trattasse di un esordio perché sembra una voce più matura. Dieci storie quasi vere è stato finalista e ha ottenuto la menzione speciale al Premio Calvino 2019.
Un ottimo libro per chi vuole avvicinarsi al mondo dei racconti, per chi è in cerca di storie convincenti ma brevi, per chi ha voglia di scoprire voci nuove. Non rimarrete delusi.
Lascia un commento