Oggi torno a parlarvi di Effequ, casa editrice di cui ho letto ancora poco, ma che considero davvero meritevole di attenzione e non vi nascondo che anche questo titolo è finito nella mia lista dei desideri.
Il saggio della sociolinguista Vera Gheno Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, pubblicato da effequ, candidato per l’area scientifica Scienze dell’uomo, storiche e letterarie, è risultato vincitore nella sua sezione con oltre il 40% dei voti. Femminili Singolari è dunque arrivato alla finalissima del premio, dove ha collezionato il 20% dei voti, con uno stacco di soli 8 punti percentuali dal vincitore.
Femminili singolari al Premio Divulgazione Scientifica
Il riconoscimento viene conferito agli autori che hanno dato un contributo fondamentale nella divulgazione scientifica in Italia e all’estero. Tra i vincitori delle scorse edizioni, l’astronauta Samantha Cristoforetti, la virologa e ricercatrice Ilaria Capua e l’astrofisica Simonetta Di Pippo. Femminili singolari è il secondo titolo del catalogo effequ ad arrivare finalista al Premio dopo la vittoria dell’edizione 2019 con Eccentrico. Autismo e Asperger in un saggio autobiografico di Fabrizio Acanfora.
Per effequ aver raggiunto i piani alti del premio divulgazione scientifica per due volte di fila è un risultato importantissimo, il riconoscimento di un lavoro in cui crediamo molto. Siamo infatti dell’idea che non ci sia ambito delle scienze che non possa essere divulgato e, di conseguenza, compreso da più persone possibili, ed è questo l’obiettivo della nostra collana ‘saggi pop’.
L’autrice, esperta di comunicazione digitale e conosciuta anche per il suo forte impegno nella divulgazione attraverso i social, insegnante presso l’Università di Firenze e collaboratrice di Zanichelli, esplora e decostruisce le certezze della comunità linguistica italiana mettendo in luce come la lingua contribuisca a perpetuare stereotipi e pregiudizi, aprendo allo stesso tempo all’innovazione e alla sperimentazione.
«Vincere il primo premio della sezione “Scienze dell’uomo” è una bellissima soddisfazione, soprattutto con un libro intitolato Femminili singolari. Sono grata alla visibilità data al mio libro dalla partecipazione a questo premio, dato che il mio intento è che il mio saggio venga letto», ha dichiarato l’autrice.
Spesso si considera la lingua come un sistema fisso e immutabile, regolato da norme ferree e indiscutibili. In realtà, la lingua appartiene ai parlanti e sono loro a scegliere come usarla. Servendosi di numerosi esempi tratti dalla sua esperienza sui social, di vita personale e con l’Accademia della Crusca, Vera Gheno dimostra come le regole che ci siamo dati nascondano e riproducano modi di pensare e relazioni sociali profondamente segnate dal maschilismo. Tuttavia, una rideterminazione del femminile è possibile proprio a partire dalle parole e dal loro uso consapevole, primo vero passo per una pratica femminista.
Femminili singolari di Vera Gheno
“La verità è che i femminili sono comuni nelle professioni in cui le donne erano abituali, e meno comuni laddove le donne, fino a tempi recenti, erano una rarità. Ha senso quindi mantenere distinzioni tra mestieri al femminile e mestieri al maschile? E se fosse proprio questa una forma di discriminazione? “Se faccio un mestiere figo, allora mi definisco al maschile. Ma operaie, sarte, maestre, stagiste tranquillamente”.
Sindaca, architetta, avvocata: c’è chi ritiene intollerabile una declinazione al femminile di alcune professioni. E dietro a queste reazioni c’è un mondo di parole, un mondo fatto di storia e di usi che riflette quel che pensiamo, come ci costruiamo.
Attraverso le innumerevoli esperienze avute sui social, personali e dell’Accademia della Crusca, l’autrice smonta, pezzo per pezzo, tutte le convinzioni linguistiche della comunità italiana, rintracciandone l’inclinazione irrimediabilmente maschilista.
Questo libro mostra in che modo una rideterminazione del femminile si possa pensare a partire dalle sue parole e da un uso consapevole di esse, vero primo passo per una pratica femminista. Tutto con l’ironia che solo una social-linguista può avere.
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