Abbandonare un gatto
La trama
Nei suoi romanzi e racconti Murakami ha creato un'infinità di mondi, e ne ha svelato ogni segreto ai lettori. Ma c'è una dimensione in cui la sua penna non si è quasi mai avventurata: la sua vita. Con Abbandonare un gatto, Murakami scrive per la prima volta della sua famiglia, e in particolare di suo padre. Ne nasce un ritratto toccante, il racconto sincero del «figlio qualunque di un uomo qualunque ». E forse proprio per questo speciale. A tradurre in immagini questo delicato racconto autobiografico, le invenzioni di uno dei piú importanti illustratori contemporanei, Emiliano Ponzi, che con i suoi colori aggiunge poesia alla poesia in un'edizione unica al mondo. Il primo memoir del grande autore giapponese: un racconto inedito per un Murakami inedito.
– Malinconia –
Abbandonare un gatto di Haruki Murakami (Einaudi) è stato il mio primo incontro con il famoso scrittore.
Una breve storia autobiografia illustrata da Emiliano Ponzi, una coccola che mi sono concessa all’inizio di quest’anno perché cercavo una lettura semplice ma al tempo stesso abbastanza coinvolgente da portarmi lontano, e l’ho trovata.
Ho sempre avuto curiosità di conoscere Murakami ma al tempo stesso ero (ma sono tutt’ora) spaventata perché ho paura di non riuscire ad apprezzarlo appieno. Il mio rapporto con la letteratura giapponese non è idilliaco. Ma sto divagando.
Abbandonare un gatto è un racconto sul padre di Murakami che esordisce con l’episodio che dà il titolo al volume, un pretesto per raccontare la vita, e quindi il rapporto, del padre.
Mi sono tenuto dentro questa storia per molto tempo, come una spina rimasta in gola. Finché per caso, mi sono ricordato che una volta, da bambino, ero andato con mio padre ad abbandonare un gatto su una spiaggia…
Murakami ricorda anche il padre intento nelle preghiere ogni mattina, si inginocchiava di fronte al butsudan, l’altare per ricordare i morti e recitava i sutra.
Con pochissime pennellate Murakami riesce a descrivere una pagina di storia del Novecento.
Quando aveva solo pochi anni, in Oriente un’epoca di pace e di democrazia era al termine, il nostro paese stava andando incontro ad una grave crisi economica e ben presto sarebbe sprofondato nel pantano della guerra contro la Cina e nella tragedia di un conflitto mondiale.
Con le stesse pennellate precise dà una spiegazione anche al carattere del padre che da piccolo era stato mandato via dalla famiglia (di più non vi dico per non togliervi il piacere della lettura).
Il papà anche in Guerra si dedicava alla scrittura degli haiku e Murakami ne riporta qualcuno aggiungendo impressioni e spiegazioni. Impossibile rimanere indifferenti.
Guerra, rapporti familiari, spiritualità e poesia in meno di ottanta pagine illustrate.
Ognuno di noi è una delle innumerevoli, anonime gocce di pioggia che cadono su una vasta pianura. Una goccia che ha una sua individualità, ma è sostituibile. Eppure quella goccia ha i suoi pensieri, la sua storia e il dovere di continuarla. Non lo dobbiamo dimenticare. Anche se si perde la propria individualità per essere inglobati e annullati in qualche massa. Anzi, dovrei dire proprio perché si è inglobati in una massa.
Murakami racconta una storia qualunque ma non proprio…
Abbandonare un gatto è…
Malinconia. Ci sono tanti non detti in questo libro. C’è la frustrazione di un figlio che non può più fare le domande a un genitore, c’è il rimpianto di non essere stato in grado di compiacere il padre e tantissime di quelle sensazioni che chi ha perso un genitore ha provato.
Pensiamo sempre di avere tempo per sistemare le cose, crediamo faremo in tempo a correggere, indagare, conoscere i genitori… ma non è così.
Il mio primo incontro con Murakami è stato piacevole e non ho trovato quella freddezza che mi sarei aspettata. Certo, lo stile è molto asciutto ma in questo caso, forse anche per la brevità del racconto, non mi ha infastidito.
Consigliato per chi vuole conoscere questo autore, per chi non rinuncia a una storia a colori, per chi ha voglia di uscire dalla propria “comfort zone”.
Lascia un commento