La vasca del Führer
La trama
Un'istantanea in bianco e nero coglie una donna dalla bellezza struggente immersa in una vasca da bagno del tutto ordinaria. Guardando bene, però, in basso ci sono degli anfibi sporchi di fango, e in un angolo, sulla sinistra, un piccolo quadro. Il viso nella cornice è quello di Adolf Hitler, il fango è quello di Dachau; lei, la donna, è Lee Miller: ha da poco scattato le prime immagini del campo di concentramento liberato, e ora si sta lavando nella vasca del Führer. Prendendo spunto da una fotografia che ha scoperto per caso, Serena Dandini si mette sulle tracce di Lee Miller Penrose, una delle personalità piú straordinarie del Novecento. La cerca nei suoi luoghi, «dialoga» con lei, ripercorre la sua esistenza formidabile - che ha anticipato ogni conquista femminile - in un avvincente romanzo, una storia vera, tra i fasti e le tragedie del secolo scorso.
Modella, fotografa, reporter di guerra, viaggiatrice appassionata, Lee Miller è stata una donna libera ed emancipata in un tempo in cui esserlo era pressoché impossibile. Nel giro di pochi anni, dall'essere un'icona della moda, la piú bella ragazza d'America, è passata a ispirare grandi artisti e a produrre arte lei stessa. Di lei, e delle sue labbra, si è innamorato follemente Man Ray; i suoi piú cari amici erano Max Ernst, Jean Cocteau e Pablo Picasso, che l'ha dipinta. Ha seguito la guerra in Europa avanzando insieme all'esercito statunitense, ed è stata tra le prime reporter a entrare nei campi di concentramento. Con le sue parole, e attraverso l'obiettivo dell'inseparabile Rolleiflex, ha documentato sulle pagine di «Vogue» l'orrore del conflitto. Una vita, quella di Lee, sempre al centro della Storia, un'avventura umana che Serena Dandini riporta alla luce un pezzo alla volta, mettendosi in gioco di persona: con rispetto, con ammirazione, con amore.
– Avvincente –
La vasca del Führer di Serena Dandini (Einaudi) è una biografia sui generis. Ho apprezzato il libro e la storia di Elizabeth Miller ma mi aspettavo un racconto diverso, più crudo, più dettagliato. Dandini invece, con leggerezza e semplicità (ed è sicuramente un pregio) ci trascina in un viaggio sulle tracce della modella prima e fotografa poi, che si è fatta immortalare nella vasca del Führer.
Dandini viene colpita dall’immagine di questa bellissima ragazza che fissa l’obiettivo mentre si trova nella vasca con alle spalle la foto di Hitler. Il bagno immacolato e ai piedi gli scarponi indagati. Un contrasto che si accompagna al surrealismo della foto: quella è la casa di Hitler e questa ragazza sta lavando via lo sporco che le sia è accumulato sulla pelle dopo aver fotografato l’orrore dei campi di concentramento che i tedeschi non hanno fatto in tempo a smantellare.
Le mattonelle del bagno sono lisce e ghiacciate. Tutto è pulito alla perfezione, come in una camera d’albergo pronta a ricevere l’ennesimo cliente. Gli asciugamani rigorosamente bianchi, disposti secondo misura negli appositi sostegni, aspettano un nuovo ospite da accudire. Sono gli stessi che hanno avvolto e protetto il corpo di quell’uomo mostruoso che Lee non riesce nemmeno a nominare. Solo il monogramma «A. H.» sull’argenteria svela l’identità del proprietario.
E io pensavo, visto anche com’era cominciato il racconto, che la biografia si concentrasse su questo aspetto della vita di Miller e invece solamente le pagine finali sono dedicate all’orrore che Elizabeth non riesce a scrollarsi di dosso.
Le sue foto vennero scoperte dal figlio solamente ad alcuni anni di distanza dalla sua morte. Lee aveva seppellito l’orrore in soffitta.
Il cimitero di Dachau le ha inghiottito tutte le forze.
Una parte consistente della sua anima è rimasta sepolta laggiù, e quel che resta è imprigionato in una bolla vuota priva di senso.
Ho conosciuto questa reporter grazie al libro Americane Avventurose di Cristina De Stefano (trovate qui la mia recensione). Dove però non emerge davvero tutta la creatività di Lee, che un bel giorno si stufa di stare da quella parte dell’obiettivo e decide di cambiare.
I suoi amori, la sua arte, Serena Dandini racconta con semplicità una vita fatta di difficoltà: dallo stupro quando era bambina fino ad arrivare alla morte, passando per party, rivendicazioni e fotografie.
E forse è questo il punto centrale de La vasca del Führer, la potenza delle immagini che ora sembra dimenticata.
Oggi siamo bombardati da una miriade di immagini.
Ci piovono addosso da ogni mezzo di comunicazione, siamo assuefatti a qualsiasi novità o stranezza che vorrebbe accalappiare la nostra pigra attenzione: provano ad attirarci con filtri, fotomontaggi e trucchetti vari, ma è sempre più difficile che qualcosa ci colpisca davvero o addirittura ci faccia pensare.
Così, con rispetto, ammirazione e amore, Dandini alza il sipario su una donna, nonostante tutto, poco conosciuta. Questo è senza dubbio il grande merito del libro.
Ho amato molto anche le pagine sul tormento interiore di Lee, avrei avuto voglia di abbracciarla, perché nessuno riusciva a capire che anche un reporter può rimanere scioccato dalla guerra.
Lee non riesce a sfuggire alla condanna di una particolare sfumatura di blu, una tonalità scura e polverosa, quasi nera. Aveva letto che l’insidia principale dei traumi si nasconde nei dettagli, proprio come il diavolo che pare abbia la stessa predilezione per annidarsi nei particolari all’apparenza insignificanti. Le basta scorgere quella gradazione di colore in una stoffa, un quadro o una carta da parati, per avvertire la consueta ondata di brividi salire lentamente e poi impadronirsi dell’intero corpo. É il colore del bambino morente nell’ospedale degli orfani di Vienna, dove non mancavano letti e dottori ma gli armadi dei medicinali erano vuoti, e non si poteva far altro che guardare i piccoli pazienti morire.
Immagino Lee che si muove tra sangue, cadaveri e macerie e mi chiedo perché non scrivere un intero libro su questo:
Trovai riparo in un rifugio trucco, sotto le mura. Col tacco schiacciai la mano mozzata di un cadavere, e maledissi i tedeschi per l’atroce distruzione inflitta a questa città un tempo così bella. (…) Raccolsi la mano, la gettai dall’altra parte della strada e tornai di corsa da dove ero venuta. I piedi mi facevano male, inciampavo nelle pietre, scivolavo nel sangue. Cristo, era orribile.
La vasca del Führer è…
Avvincente, perché nonostante tutto non sono riuscita a staccarmi dalla storia di questa donna magnetica, coraggiosa e sopra le righe. I suoi amori, i tormenti e la carriera sembrano gli ingredienti di un romanzo. Dandini fa conoscere al grande pubblico una donna che non può essere dimenticata ma avrei preferito un maggiore approfondimento.
Consigliato per chi ha voglia di leggere una biografia scorrevole e imprevedibile, Lee è una donna che non si può non amare.
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