Riccardin dal ciuffo
La trama
Amélie Nothomb rivisita in chiave contemporanea la popolare fiaba francese resa celebre dalla versione di Charles Perrault. Il giovane principe Déodat è incommensurabilmente brutto ma possiede un’intelligenza e uno spirito fuori del comune, mentre la bellezza divina dell’incantevole Trémière si accompagna a un ingegno limitato. Il destino farà incrociare le loro strade…
– Favola –
Riccardin dal ciuffo di Amélie Nothomb (Voland) è un libro che ho letto subito dopo aver terminato Gli aerostati (trovate qui la mia recensione) e forse anche per questo non sono rimasta totalmente soddisfatta.
Nothomb qui reinterpreta una favola del 1600 e la adatta ai giorni nostri. Protagonisti due giovani decisamente all’opposto. Deodato è un bambino bruttissimo che sa di esserlo: addirittura da neonato ha capito che la sua bruttezza non l’avrebbe aiutato nella vita.
La sua grande passione diventa l’ornitologia. Lo studio degli uccelli lo appassiona e lo conquista. Tanto da fagli dimenticare l’odiato busto che è costretto a portare per anni a causa di un serio problema alla schiena.
Le persone intelligenti che non sviluppano questo accesso all’altro diventano, nel senso etimologico del termine, degli idioti: esseri centrati su sé stessi. L’epoca in cui viviamo rigurgita di questi idioti intelligenti, il loro simpatico club fa rimpiangere i bravi imbecilli di una volta.
Effettivamente l’intelligenza di Deodato fa colpo sulle ragazze: ha una relazione dopo l’altra e queste donne si innamorano con facilità e con arrendevolezza si concedono a quest’uomo mostruoso fuori, ricchissimo dentro.
Le riflessioni di Deodato sono lucide e ciniche:
La sofferenza e l’ingiustizia sono sempre esistite. Con le migliori intenzioni, quelle di cui è lastricato l’Inferno, l’età moderna ha prodotto atroci pomate verbali che, al posto di curare, estendono la superficie del male e creano un’irritazione permanente sulla pelle dell’infortunato. E al suo dolore si aggiunge anche una nuvola di mosche.
Altea è la giovane al suo opposto: considerata bella ma stupida, ha in comune con Deodato un’infanzia difficile e un’etichetta che non le appartiene.
I due si incontreranno per colpa del destino in un programma tv e da lì cambierà tutto.
Riccardin dal ciuffo è…
Una favola piacevole ma niente di più. Amo Nothomb ma questo è quello che ho amato di meno. Non l’ho trovato così avvincente e non mi è piaciuto il finale arrivato troppo in fretta.
Avrei preferito leggere ancora qualche pagina su Altea e Deodato insieme ma ahimè non è stato possibile.
Non ho forse ben compreso la parte in cui Altea si innamora dei gioielli. Cresciuta con la nonna, perché i genitori sono giovani e impegnati, la taciturna bambina viene iniziata al modo dei gioielli. La nonna dorme indossando pietre preziose e forse per la prima volta in vita sua si sente felice.
Questa passione verrà trasmessa ad Altea ma… non so, non ho ben capito cosa ci sia di speciale in questa ammirazione per bracciali e collane.
Sicuramente leggere Nothomb offre sempre spunti di riflessioni diversi (specialmente qui durante le elucubrazioni di Deodato) ed è sempre una scrittura piacevole, ma Riccardin dal ciuffo non mi è sembrato indimenticabile.
Consigliato per chi ha bisogno di evadere, per chi è in cerca di una penna ironica e piacevole. Chi si aspettava la sfumatura noir però, rimarrà deluso.
Lascia un commento