Per strada è la felicità
La trama
Rosa è una brava ragazza di provincia che arriva a Roma a vent’anni con l’obiettivo di laurearsi e trovare un lavoro. Ma siamo alla vigilia del Sessantotto e il fermento della rivolta abita ovunque: nei viali dell’università, sugli striscioni delle piazze, ai cancelli delle fabbriche. Quando il movimento studentesco esplode tutto cambia, anche Rosa. In quei mesi incandescenti in cui si occupano le facoltà, si scatena la violenza di manganelli e lacrimogeni, si assapora la sferzante allegria della ribellione, Rosa si trasforma in una giovane donna, va a vivere in una comune, prende in mano la sua vita e ne paga pegno. Orientandosi fra amore e amicizie, tra i grandi classici del marxismo e un movimento che vuole cambiare il mondo, incontra un’altra Rosa, Rosa Luxemburg, e con lei intreccia un rapporto serrato con momenti di complicità e di rottura, di immedesimazione e di lontananza. Il vento del nuovo femminismo conduce la «brava ragazza» e le sue compagne in percorsi sconosciuti, rende la loro voce più netta, la lotta più chiara e autonoma. Rosa vive gli anni della ribellione all’ordine maschile e partecipa all’assalto al cielo delle giovani donne che colgono a piene mani l’occasione di diventare sé stesse, di cambiare la loro vita e quella di chi verrà dopo di loro.
– Ardore –
Per strada è la felicità di Ritanna Armeni (Ponte alle grazie) è stata una lettura dinamica, piacevole ed era proprio la coccola di cui avevo bisogno.
Ho avuto anche la possibilità di partecipare all’incontro online organizzato dalla casa editrice. Ho scoperto Ritanna Armeni (la conoscevo già ma non come scrittrice) leggendo Mara una donna del Novecento. In quel caso l’incontro era stato in presenza a Milano.
Di Armeni mi piace la franchezza: le sue storie sono sempre molto trasparenti, narrate in maniera lineare e coinvolgente. Si parla sempre di donne, si parla sempre di storia.
Ne Per strada è la felicità la protagonista è Rosa, una ragazza che lascia il paese per andare a studiare alla Sapienza di Roma. Rosa in un certo senso mi ha ricordato Mara, entrambe lottano per la propria libertà ed entrambe sono determinate e convinte .
Ma non divaghiamo. Rosa all’apparenza è una studentessa come tante, almeno finché non scopre il fervore di chi quel mondo accademico, vecchio, polveroso e ingiusto, lo vuole cambiare. E Rosa con un candore, un’ingenuità che fanno tenerezza, abbraccia il 1968 con l’entusiasmo tipico della giovinezza. Mi sembra di vederla questa ragazza che rassicura i genitori, inventa scuse per restare a Roma e poi con le amiche e gli amici stampa volantini, occupa la facoltà.
Rosa però non è l’unica protagonista del romanzo. La nostra studentessa tra un’assemblea e l’altra, si dedica anche alla conoscenza di Rosa Luxemburg. Per strada è la felicità è sostanzialmente il racconto del filo di queste due donne, così diverse e così simili.
Rosa sceglie di fare la tesi su una donna coraggiosa, fuori dagli schemi e senza paura. Ma lei non ci sta ad approfondire i rapporti con Lenin, per quanto ci sia ancora da dire, non è questo lo scopo della sua tesi. Rosa vuole conoscere, o meglio comprendere, la parte più nascosta di Rosa, quella privata.
Ed è così che Rosa si butta nell’impresa delle lettere di Luxemburg, scoprendo che quella donna così determinata, forte e senza paura potesse anche essere una compagna remissiva, accondiscendente e forse capace perfino di lasciare la lotta per amore.
Nel frattempo la vita di studentesse e studenti scorre veloce come tutte quelle dei ragazzi con fame di vita. Rosa si innamora di Camillo, sì, quello con il megafono in mano, quello con cui fa i picchetti e si batte per combattere i sindacalisti… ma Camillo ha una famiglia, di cui non parla mai anche se esiste. E questo Rosa lo sa, ma forse come la sua Rosa nell’ambito sentimentale la rivoluzione si mette da parte…
(…)Letta settant’anni dopo, quella lettera suonava straziante. Rosa ne fu scombussolata.
Ecco di nuovo apparirle davanti, quasi per contrasto, la cinciallegra, così lontana dalla politica, dalla rivolta.
In pochi minuti l’immagine della grande rivoluzionaria che lei aveva cominciato a coltivare divenne per la seconda volta in pochi giorni meno nitida, e prese oscillare.Non era la Rosa che pensava di studiare quella che si delineava nella lettera. La ragazza forte, determinata, padrona della sua vita. Che scriveva, viaggiava, lottava. Diversa dagli uomini che la circondavano ma lontana dalle fragilità femminili. Più che una rivoluzionaria del Novecento sembrava l’eroina di un romanzo ottocentesco.Con i sogni illusori, irrealizzabili di Emma Bovary o con la passione che non conosceva barriere di Anna Karenina
E nel frattempo Rosa e le sue compagne, che si sentivano tanto libere in questo mondo lontano da genitori e regole desuete, affascinate dal femminismo americano, si rendono conto, poco a poco, che la libertà che stanno cercando non è quella che vivono con i compagni. E per conquistarla dovranno lottare.
Per strada è la felicità è…
Ardore. L’ardore di entrambe le Rosa è coinvolgente e fa sognare. Per strada è la felicità è una favola, in alcuni tratti dolorosa, che fa riflettere.
Ritanna Armeni ha il merito di riportare alla luce le battaglie delle femministe dell’epoca facendoci rendere conto che sì, la strada per definirci alla pari con gli uomini è ancora lunga, ma che certe libertà le abbiamo perché chi è venuto prima di noi ha sofferto, si è battuto per ottenerle. E lo fa con una penna frizzante, mai noiosa o eccessivamente pesante.
Per strada è la felicità è il libro giusto per chi cerca una lettura rilassante ma al tempo stesso di sostanza. Una compagnia piacevole che mi è dispiaciuto abbandonare.
Trovo che Per strada è la felicità sia il tipo di libro adatto anche ai lettori più giovani. Importante che le nuove generazioni non dimentichino ciò che è stato.
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