New York Tales. Un viaggio nella città che i turisti non conoscono
La trama
Punto di partenza del libro è il blog di Alberto Bruzzone su Facebook, "New York Tales". Questo libro non è una guida di New York, è un atto d'amore. L'amore di un flaneur - termine francese che richiama l'idea di un passeggiatore senza fretta -, un flaneur italiano che si aggira per le strade della Grande Mela e ne scopre gli aspetti meno noti, i luoghi più insoliti e assolutamente da scoprire, le avventure di chi ha coronato il proprio sogno e di chi lo sta ancora inseguendo, il dietro le quinte dei monumenti, dei grattacieli e dei simboli più celebri.
– Scoperta –
New York Tales – Viaggio nella città che i turisti non conoscono di Alberto Bruzzone (Internòs edizioni) è una raccolta di racconti che dipingono una città che all’interno contiene moltissime culture, abitudini, convinzioni… città nella città.
Ho avuto il piacere di presentare il libro di Alberto al Wylab di Chiavari qualche settimana fa. Sono molto grata perché erano due anni che non presentavo qualcuno dal vivo e perché la chiacchierata è stata piacevole e ricca di stimoli.
New York Tales nasce dall’omonimo blog gestito proprio da Bruzzone che, come me, si divide tra la passione per i libri e quella per il giornalismo locale. E in effetti New York Tales non è altro che una ricerca da un punto di vista diverso: tutti conoscono l’albero di Natale di Rockfeller ma magari non tutti sanno che parla italiano… in New York Tales si parla italiano, molti aneddoti riguardano le donne e molti altri chi è stato in grado di fondare una professione, un impero…
In New York Tales c’è anche il tema della pandemia. Sì, perché Bruzzone ripercorre episodi talvolta divertenti, talvolta più oscuri, che lasciano però un messaggio di speranza. Penso alla storia su Canal Street, messa a dura prova dalla peste, penso a Una puntura ci salverà e penso anche alla cuoca untrice.
Mary è una simpatica cuoca che noi oggi chiameremmo “asintomatica”. Insomma, in qualunque posto andasse mieteva vittime:
Mary non venne mai incriminata, ma nondimeno era stata sputtanata su tutti i giornali. Le avevano pure affibbiato l’appellativo di Typhoid Mary, Mary la tifoide. Ferita nell’orgoglio ma mai arresasi, diede inizio insieme al suo avvocato a una strenua battaglia legale, per ottenere il rilascio. Perché l’epidemia di tifo a New York non si stava fermando, e la sua “minaccia sanitaria” era ormai sbiadita nella memoria, sino a esser sparita.Nel 1910, il commissario sanitario di New York, Ernest Lederle, decise alla fine di rilasciarla, dietro la solenne promessa che non avrebbe mai fatto più la cuoca e non avrebbe più lavorato presso le famiglie.
In fondo, a chi potrebbe mai interessare narrare di relitti umani, se non a un relitto umano? Però, è solo quando perdi la tua dignità, che trovi la chiave giusta per recuperarla, passando dallo sballo della droga a quello della scrittura. Stringer racconta i senzatetto senza alcun filtro, entra nelle loro vite, li descrive giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, intenti nella loro incessante lotta che ha il solo obiettivo di sopravvivere, di vedere un’altra notte e poi un altro giorno.
Pochi mesi dopo, ci riprovò, facendo domanda al Geneva Medical Institute di New York. E, finalmente, andò bene. La città che tutti accoglie e che a tutti dà una possibilità, l’aveva concessa pure a lei.New York, terra promessa dell’umanità intera.Ieri come oggi.
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