Lo scialle andaluso
La trama
Dei moltissimi racconti scritti nella sua vita, Elsa Morante presenta qui una scelta disposta in ordine cronologico. Nei dodici racconti di questa inquieta vicenda predestinata, si potrà seguire, meglio ancora che nei romanzi, il tema drammatico e affascinante che sempre ha accompagnato la scrittrice e che prende forma soprattutto nel breve romanzo finale che dà il titolo alla raccolta: il rapporto viscerale madre e figlio. Menzogna e sortilegio s'incammina verso la necropoli del proprio mito familiare: pari a un archeologo che parte verso una città leggendaria. Christian, fratello minore di Thomas, muore in sanatorio; la sorella Tony passa da un matrimonio all'altro, l'ultimo erede Hanno muore infine di tifo.
– Sogno –
Lo scialle andaluso di Elsa Morante (Einaudi editore) è una raccolta di dodici novelle molto diverse tra loro. Finisce oggi, con le compagne de L’isola di Morante il viaggio nei racconti. Devo dire la verità, non sono rimasta conquistata. Certo, è pur sempre un piacere leggere Elsa nostra ma dai racconti mi aspettavo qualcosa di diverso.
Nel gruppo abbiamo imparato a conoscere e amare la penna incontenibile di Morante. Le lunghe descrizioni, le digressioni, le sensazioni… nei raconti la forma è per forza di cose diversa e ho ritrovato la magia solamente durante l’ultimo componimento, quello che dà il nome alla raccolta: Lo scialle andaluso.
Protagonista il rapporto tra Giuditta e Andrea. Madre e figlio con un attaccamento fuori dal comune. Giuditta è rimasta vedova molto presto e ogni sera, o quasi, dovrà recarsi in teatro perché fa l’artista. Una carriera difficile e soprattutto ricca di delusioni, umiliazioni e sofferenze.
Fin da ragazzina, Giuditta, a causa del suo amore per il teatro e per la danza, s’era messa contro tutti i parenti: in quella buona famiglia di commercianti siciliani, la professione di danzatrice, sia pure di danze serie, classiche, era considerata un crimine e un disonore. Ma Giuditta, nella lotta, si condusse da eroina: studiò la danza di nascosto, e a dispetto di tutti. E appena fu abbastanza cresciuta in età, lasciò Palermo, la famiglia, le amiche, e se ne andò a Roma, dove, pochi mesi dopo, già faceva parte del corpo di ballo dell’Opera. Così, il teatro, che era sempre stato il suo Paradiso, l’aveva accolta! Giuditta, nel suo entusiasmo, si diceva che questo era solo il primo passo: aveva sempre pensato di essere una grande artista
Andrea mal sopporta che la madre esca tutte le sere per andare a teatro: pianti e dolore sono all’ordine del giorno…
Presto furono al capanno, dove Andrea, spogliatisi dell’abito borghese, fece per rimettersi la tonaca; ma Giuditta (che s’era attristata in viso al solo rivedere quella veste nera) lo dissuase, con argomenti molto giusti, dal mostrarsi in quella notte vestito da pretino. E poiché, tolti gli abiti imprestati, Andrea non aveva di che vestirsi, lo ricoprì con un grande scialle andaluso, parte d’un suo costume di teatro…
In un certo senso questo racconto, che guarda caso è anche il più lungo della raccolta, mi ha ricordato L’isola di Arturo (LEGGI QUI la mia recensione) perché il rapporto tra genitore e figlio è molto simile. Anche Arturo si dispera ad ogni partenza del padre e vuole fare di tutto per compiacerlo.
Ne Lo scialle andaluso il filo conduttore è quello della sofferenza, non ci sono racconti lieti: ognuno parla di perdite, malattia, dolore.
Queste novelle hanno anche un sapore misterioso: non tutto può essere spiegato. Gli elementi fantastici, o comunque la loro ombra però, non mi hanno convinto del tutto.
Menzione a parte il racconto del cugino Venazio che fa stringere il cuore:
(…) era così magro che le sue scapole sporgevano simili a due piccole ali mozze, e tutto il suo corpo, sotto la pelle sottile e fragile come scorza di cipolla, mostrava le giunture minute, i tremanti ossicini.
Mentre i suoi fratelli vanno a scuola, Venazio rimane a casa perché tanto a scuola non caverebbe un ragno dal buco. Percosso dalla zia Nerina ogni giorno o quasi, è un bambino s0lo che non ha la forza, i mezzi, per affrontare la vita come tutti gli altri.
Il racconto è talmente breve che non avrebbe senso riportare di più. Ma qui, di nuovo, Elsa mi ha stregato. L’ho riconosciuta: capace di disegnare personaggi sofferenti e luminosi allo stesso tempo, tragici e indimenticabili.
Lo scialle andaluso è…
Un sogno. In quasi tutti i racconti si ha l’impressione di sprofondare in veri e propri incubi. I contorni non sono sempre definiti e forse Morante si diverte a sfumarli sempre di più.
Molta malinconia, e un pizzico di Follia, nel racconto La nonna, completamente immersi nell’atmosfera onirica con La via dell’Angelo, in cui la protagonista orfana vive in un convento. Un altro dei temi affrontati è quello della maternità, le ossessioni, i giochi… è una raccolta di valore che gli amanti di Elsa Morante non potranno lasciare indietro. Ma io continuerò ad amare di più Elsa romanziera.
Consigliato per chi ama i racconti misteriosi, per chi vuole recuperare ogni cosa di Morante, per chi non ha paura di sperimentare.
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