Primo sangue
La trama
Infanzia, giovinezza, matrimonio e primo incarico diplomatico di Patrick Nothomb, rampollo di una delle più influenti famiglie del Belgio. Fra una madre troppo presto vedova, dei nonni a dir poco bizzarri e una banda di zii quasi coetanei, il piccolo Patrick si impegna a diventare uomo... Pagine sorprendenti di una storia familiare che ogni lettore divorerà con commozione e divertimento.
– Omaggio –
Primo sangue di Amélie Nothomb (Voland) è il 30esimo romanzo dell’autrice belga. Appena è uscito sono corsa in libreria a prenderlo e… no, non sono rimasta delusa, però mi aspettavo qualcosa di diverso. Nothomb ha sempre la capacità di prendermi in contropiede.
Il protagonista di questa storia è Patrick Nothomb, il papà di Amélie mancato per colpa del Covid. Mi aspettavo quindi un romanzo commovente, empatico… invece è stata bravissima a ricostruire una storia che si muove, come di consueto, tra il dramma e l’ironia, consegnandoci la storia di un uomo tutt’altro che ordinario.
Chi è Patrick Nothomb? Il racconto di Amélie ancora una volta si muove sui contrasti. Patrick è un ragazzino che elemosina l’amore della mamma ed è anche un diplomatico di successo: l’uomo che salverà quasi 1.500 ostaggi in Congo dopo mesi di estenuanti trattative: “Finché regnava la parola, potevo sperare di cavarmela”.
Primo sangue, narrato in prima persona, è un omaggio che gli appassionati di Nothomb non potranno perdersi: è un libro che permette di sapere di più sulla famiglia di Amélie anche se lei narra accadimenti che non ha mai vissuto, nemmeno da piccolissima.
Primo sangue è narrato in prima persona: è il 1964 quando Patrick Nothomb si trova di fronte al plotone di esecuzione. Fiero e quasi sollevato dal fatto di poter stare in silenzio, Patrick si avvia verso la morte ripercorrendo tutte le fasi salienti della sua vita.
Poco più di cento pagine che scorrono alla velocità della luce, merito della traduzione di Federica Di Lella, catapultandoci nell’infanzia di Patrick, tra castelli nobiliari, zuffe con i parenti e malinconici incontri con la madre.
Mi portano davanti al plotone di esecuzione. Il tempo si dilata, ogni secondo dura un secolo più del precedente.
Ho ventotto anni.
Di fronte a me, la morte ha la faccia di dodici fucilieri. La consuetudine vuole che una delle armi sia caricata salve.così che ognuno possa ritenersi innocente dell’omicidio che sta per essere perpetrato.dubito che oggi quella tradizione sia stata rispettata. Nessuno di questi uomini sembra aver bisogno di una possibilità di innocenza.
Questo incipit folgorante e accattivante è stato pubblicato proprio il giorno in cui il mondo ha scoperto che la Guerra era tornata. Mi ha fatto molta impressione leggere quelle parole (il libro è stato pubblicato in Francia precedentemente quindi è solo una casualità).
Forse il suo destino è morire giovane, pensa mentre si trova davanti a quei fucili, come suo padre… Comincia così un viaggio a ritroso. Scopriamo che Patrick viene allevato dai nonni materni che lo vestono alla marinaretta e lo acconciano con i boccoli. La sua vita cambia quando il nonno lo porta a trascorrere alcuni giorni di vacanza dai Nothomb. Precisamente a Pont-d’Oye, castello sulle Ardenne.
Sopravvivere all’infanzia restava un esperienza darwiniana per i figli di Pierre Nothomb.
Qui Patrick farà la conoscenza del nonno Pierre e di una chiassosa tribù: è padre di tredici figli. Patrick scopre ben presto che l’educazione a casa Nothomb è diversa: si mangia poco, ci si scalda ancora meno e prese in giro e attacchi sono all’ordine del giorno. Pierre scrive poesie mentre i figli lo deridono e Patrick si innamora presto di quello che sembra essere un universo parallelo in cui può sognare di fare il portiere o il soldato. Qui soffre la fame, il freddo, le prese in giro eppure ha la forte sensazione che quello sia il suo posto nel mondo.
Da lì alla carriera di diplomatico la strada è lunga, ci saranno errori, amori…lettere e disavventure. Sarei crudele a dirvi di più su questo buffo, almeno quanto eroico, negoziatore.
Nonostante il bagno di sangue, Patrick Nothomb non svenne. Mai sottovalutare l’istinto di sopravvivenza. Come nove ostaggi su dieci, fu annoverato tra i superstiti.
Primo sangue è…
Un omaggio a Patrick Nothomb. Non mi sono dilungata come al solito. La storia è piena di chicche che vi faranno sorridere o commuovere a seconda dei casi. Amélie saluta così suo padre, regalando la sua storia a migliaia di lettori, regalandogli, proprio con le parole che lo hanno salvato, l’immortalità.
Chi ha imparato ad amare Amélie sarà contento di poter scoprire di più sulla sua famiglia, chi ancora non la conosce rimarrà incantato dalla capacità di catturare sorrisi e dolori in una manciata di pagine.
Consigliato per chi è in cerca di una storia avvincente, insolita e vera. Amélie non delude mai.
1 COMMENTO
Lorena
3 anni faI libri della Nothomb sono affascinanti, mi rapiscono dalla realtà e mi fanno viaggiare
Sono contenta di leggere anche di quest ultimo suo lavoro.