Ritorno a Pompei
La trama
"Tutto ciò che è accaduto e ciò che non è accaduto c'è la stessa differenza che siste tra più zero e meno zero."Attorno a questo paradosso si svolge un serrato duello verbale tra Celsius, presuntuoso filosofo di un futuro asettico quanto noioso, e una scrittrice rompiscatole. Il tema è un avvenimento storico remoto, o forse appena avvenuto: l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., e la conseguente scomparsa di Pompei.In una antiutopia tagliente Amélie Nothomb, con fertile immaginazione, manipola passato, presente e futuro offrendo al lettore un turbine di affascinanti congetture: chi ha veramente distrutto Pompei?
– Fatica –
Ritorno a Pompei di Amèlie Nothomb (Voland edizioni) è stata una lettura faticosa. Prima o poi doveva succedere e non ci girerò intorno: questo è il primo libro di Nothomb che non promuoverò. Ci ho messo mesi per finirlo. Ad un certo punto l’ho ricominciato perché da aprile a settembre era impossibile ricordarsi esattamente il punto in cui ero rimasta e… nulla. Non riuscivo comunque a progredire, poi ho rimediato con l’audiolibro e sono riuscita ad andare avanti grazie a quello. Alla fine però mi è rimasta addosso una grandissima frustrazione per non averlo compreso e un pizzico di delusione.
Ritorno a Pompei è un botta e risposta lungo cento pagine. Frizzante e sicuramente profondo ma… non mi sono sentita coinvolta fin dalle prime pagine.
La storia è all’apparenza molto semplice: una scrittrice pedante e affascinante, alterego dell’autrice, ipotizza che Pompei sia stata distrutta da qualcuno. Comincia così un allucinato dialogo con Celsius, filosofo del passato (o del futuro) che racconta ad A.N. come sono andate davvero le cose.
Nothomb mescola tutti i tempi: passato, presente e futuro convergono su una linea sola. Esistono solo la scrittrice e il filosofo che tra provocazioni, calcoli e supposizioni si lanciano in un feroce dialogo che non ammette tregue.
Non ci si può distrarre, pena perdersi, e quindi la fatica per me è raddoppiata. A differenza degli altri libri di Nothomb che scivolavano sul velluto tra colpi di scena, massime da sottolineare e provocazioni indimenticabili qui le frasi mi hanno dato filo da torcere:
Il Bene non lascia alcuna traccia materiale – e dunque nessuna traccia, perché lei sa quanto valga la gratitudine degli uomini. Nulla si dimentica in fretta quanto il Bene. C’è di peggio: nulla passa tanto inosservato quanto il Bene, perché il vero Bene non pronuncia mai il suo nome e, se lo pronuncia, cessa di essere il Bene per diventare propaganda. Il Bello invece può durare per sempre: in sé è la sua stessa traccia. Si parla di lui e di coloro che lo hanno servito. Il che dimostra che il Bello e il Bene sono retti da leggi opposte: più si parla del Bello, più diventa Bello; più si parla del Bene, meno esso lo è.
Nothomb immagina una distopia ambientata nel 2580 non ci sono più nazioni, le persone sono divise in categorie in base al loro Q.I., niente stampa, niente arte, niente vestiti… e niente Sud. I matrimoni durano tre anni, i libri vengono riscritti… il mondo di Ritorno a Pompei è terrificante ma non sono sicura sia un mondo inventato.
Tra tutto ciò che è accaduto e ciò che non è accaduto c’è la stessa differenza che esiste tra più zero e meno zero.
Ritorno a Pompei è…
Una gran fatica. Mi dispiace perché immagino che qualcuno possa trovare il libro geniale, forse addirittura il più riuscito di Amèlie, ma non ha proprio fatto per me e non dare la sufficienza alla mia amatissima scrittrice fa male da morire.
Consigliato per chi è in cerca di una lettura impegnativa, cerebrale, per chi non ha paura di misurarsi con i grandi temi filosofici. Per me è stato troppo.
2 COMMENTI
Alberto
2 anni fa“Consigliato per chi è in cerca di una lettura impegnativa, celebrale”
Piccolo refuso: cerebrale 😊
Alessandra - La lettrice controcorrente
2 anni fa AUTHORChe svista, correggo subito! Grazie Alberto!