Le lupe di Pompei
La trama
Le lupe di Pompei sono Amara, Didone, Vittoria, Berenice, Cressa. Ma nessuna di loro si chiama davvero così. Questi sono i loro nomi da schiave, costrette alla prostituzione nel bordello cittadino dal cinico padrone Felicio. Nella Pompei antica, che procede ignara incontro al proprio destino, vivendo contrasti abissali tra ricchezza e miseria, uomini e donne, cittadini liberi e schiavi privi di qualunque diritto, le ragazze che abitano il postribolo tentano ogni giorno di sopravvivere alla brutalità delle loro notti. Qualcuna, come Amara, ricorda un passato di libertà ed è decisa a riconquistarlo con ogni mezzo; altre, al contrario, sono nate schiave e non hanno conosciuto un’esistenza diversa. Ma nonostante il dolore di ogni storia personale e la continua gara per procacciarsi clienti, denaro e pane, le lupe possono contare le une sulle altre, farsi custodi delle reciproche debolezze e paure, proteggersi a vicenda ogni volta che è possibile, senza perdere la capacità di cogliere minuscole gioie quotidiane, ma soprattutto senza perdere la speranza: le strade di Pompei sono piene di opportunità e perfino chi non ha più nulla può trovare un’occasione per rovesciare la sorte in suo favore.Con Le lupe di Pompei, primo capitolo di una trilogia imbastita sullo sfondo di una realtà lontana nel tempo ma brulicante di vita, Elodie Harper mette in scena un denso, avvincente racconto di resistenza umana e femminile, riuscendo a dar voce alle donne le cui storie sono rimaste ai margini della Storia.
– Coraggio –
Le lupe di Pompei di Elodie Harper (Fazi editore) è il primo capitolo di The Wolf Den, una trilogia ambientata nell’antica Roma. Non so resistere al richiamo dei romanzi storici, specialmente se si tratta di trilogie, e così quando Fazi mi ha proposto la lettura ho accettato con entusiasmo!
Per la prima metà del libro bisogna armarsi di pazienza, Le lupe di Pompei ha molti personaggi e tante dinamiche da comprendere. Superata questa prima parte il romanzo decolla e il ritmo aumenta, ovviamente il finale lascia addosso tantissima curiosità.Cosa succederà ad Amara? E a tutte le altre? Dovremo aspettare il secondo capitolo per scoprirlo.
Via il dente e via il dolore: promosso con riserva perché voglio vedere come andrà avanti. Protagoniste Amara, Didone, Vittoria, Berenice, Cressa. Sono loro le lupe di Pompei, le prostitute con i nomi d’arte che lavorano per Felicio, feroce padrone del bordello, strozzino, criminale senza scrupoli.
«E solo che mi sento…». S’interrompe, incapace di trovare le parole per la miscela di gioia e dolore che prova. Lui la sta guardando, in attesa, ancora preoccupato. Lei ci riprova.«Ci si abitua a non avere nulla, no? E poi, di colpo, avere qualcosa, sentire qualcosa..». Si perde un’altra volta.«È bello e triste insieme?».«Sì, perché niente ti appartiene, neanche la felicità».«Timarete, persino gli schiavi sono padroni della loro felicità. Anzi, le emozioni sono le uniche cose che possediamo».
Dal corridoio risuona forte la voce di Vittoria che blandisce chissà che uomo per metterlo dell’umore giusto. Ma da un momento all’altro anche lei e Didone saranno interrotte da un cliente: di notte le donne non hanno tempo per sé, neanche per soffrire
Le lupe di Pompei è…
Coraggio, il coraggio di queste donne che non si arrendono, non si abbandonano alla deriva e non solo sopravvivono ma vivono.
Mi è piaciuta la descrizione di Pompei e mi sono calata davvero nella vita sofferente delle ragazze. Non sono del tutto convinta dei dialoghi che davvero mi hanno ricordato la modernità di Sex and the city (ma forse è un effetto voluto) e stridono con l’atmosfera intorno.
Le lupe di Pompei è una bella occasione non solo per distrarsi in compagnia di un romanzo che promette di essere dinamico e avvincente (dico promette perché è molto dinamica solo la seconda parte) ma anche per riflettere sulla condizione della donna. Ancora una volta la storia mostra una fotografia impietosa delle figure femminili.
Consigliato per chi vuole abbandonarsi a una storia piacevole, scorrevole e senza dubbio drammatica.
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