Corteo di ombre
La trama
Alla fine degli anni Sessanta, Julián Ríos iniziò a lavorare a quello che sarebbe stato il suo primo romanzo, ma temendo che non avrebbe superato la severa censura spagnola sotto la dittatura di Franco, decise di non presentarlo a nessun editore. Presto distratto da quello che sarebbe stato il suo progetto più grandioso, il manoscritto fu messo da parte e dimenticato, finché l’autore non l’ha ritrovato quasi cinquant’anni dopo, intatto nella sua forza. "Corteo di ombre" è una ballata intrisa di storie indimenticabili il cui epicentro è una suggestiva evocazione della Galizia, tra le mura immaginarie di Tamoga: una città di confine, custode di gelosie e rancori, luogo di rappresaglie e vendette tramandate di generazione in generazione, teatro delle infinite varianti dell’odio e dell’amore.
– Ballata –
Corteo di ombre di Juliàn Rìos (Safarà editore) è stata una bellissima sorpresa. Non conoscevo l’autore e quando mi è stata proposta la lettura mi sono buttata a capofitto in questa storia dai contorni oscuri eppure così marcati. Un romanzo composto da racconti brevi, folgoranti, angoscianti.
Tamoga è una cittadina immaginaria, una città in cui tutti si conoscono e si spiano dietro alle tendine delle finestre. In Corteo di ombre tutto è cupo: ci sono le invidie, i segreti da nascondere, le violenze e i movimenti nell’oscurità.
Rìos ha tenuto a lungo nel cassetto questo breve romanzo per paura della censura franchista e rischiavamo di perderci l’ammaliante storia di una cittadina in cui tutto affoga, viene travolto, sepolto.
Corteo di ombre è un romanzo corale, in ogni capitolo si alternano voci diverse. Quando il libro si apre c’è un visitatore, uno straniero di nome Mortes, che viene accolto dal cartello per un gioco di parole in spagnolo “Affoga” al posto di Tamoga. L’inizio di una storia dell’orrore? No, molto peggio. L’inizio di tutte le storie dell’orrore.
Aveva il dono di trasfigurarsi perché ognuno di noi lo ricorda in maniera diversa ed è possibile che abbiamo tutti ragione: allegro, timido, triste, burlone, insolente, rispettoso, cinico, burbero, cortese, fu tutto questo e ogni altra cosa diciamo di lui. Alla fine ci rimangono l’impossibilità di riferire questa storia perché le parole in questo caso sono più reali dei fatti e una storia merita di essere raccontata soltanto quando le parole non possono esaurirne il senso.
Tamoga sarà anche una cittadina immaginaria ma l’autore si è ispirato alla realtà e non serve conoscere la Galizia per riconoscere il paesaggio descritto. E con paesaggio intendo in realtà tutto ciò che si muove in questi racconti: i personaggi e le loro azioni. Le “brutture” del paese, gli emarginati, i litigi… se non fosse così amaro il capitolo sui fratelli che dividono la casa e smettono di parlarsi pur continuando a vivere insieme mi avrebbe fatto sorridere.
Mi ha stretto il cuore invece la storia di Elias Rochas, anche lui condannato dalle ombre, emarginato dall’uomo, prigioniero dei ricordi. Dopo un tradimento familiare (il più scandaloso della città) si era rinchiuso in casa facendo a meno di amici, nemici…
E ancora la storia di Palonzo, lo scemo del villaggio che prima è stato aiutato dagli abitanti: gli regalavano cibo, vestiti, e poi condannato. Ma è davvero colpevole?
Come si può raccontare questo viaggio a Tamoga che assomiglia al viaggio oscuro dentro di noi, pieno di ombre e oscurità, a volte senza limiti.
Come spiegare tutto questo, la levità, quell’impressione meravigliosa di leggerezza e libertà quando si penetra nelle tenebre e la notte esplode in una vampata accecante e dieci miliardi di stelle si spengono, si vanno smorzando con un tremore di ghiaccio, e una marea di scintille si dissolve in un balenio mentre navighi alla deriva nell’oscurità senza limiti. Come spiegare la sensazione di angoscia che ti assale al principio, quando credi di perderti in un luogo strano ma vagamente conosciuto, finché non scopri di trovarti nella stanza di letto di casa tua.
Corteo di ombre è…
Una ballata. Nove giorni a Tamoga, nove racconti da ascoltare nelle notti autunnali, voci e dolori di una popolazione immaginaria eppure così reale. Sono contentissima di aver scoperto questo autore e ringrazio ancora una volta Safarà per avermi permesso di leggere il libro originale, ammaliante e spettrale. Corte di ombre è una storia di fantasmi, di bugie e non detti.
Come avrete notato sono stata molto sintetica (sicuramente anche a causa del mal di testa da covid) ma non voglio rovinarvi le sfumature di questi personaggi né svelare cosa nascondono. I capitoli si susseguono velocemente e in pochi giorni ho finito il libro. Leggevo un capitolo al giorno per gustarmi di più le atmosfere di Tamoga.
Consigliato per chi è in cerca di storie che mettano i brividi ma in maniera sottile, alla fine le ombre fanno parte della luce.
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