Agnès
La trama
La vita di Julie è perfetta: un lavoro importante, un compagno che condivide le sue passioni, una bella casa. All’improvviso sente l’esigenza di un figlio e pur di averlo è disposta a tutto. Non abituata ad arrendersi e con l’abilità pratica che la contraddistingue, si dedica alla pianificazione della propria maternità, ma nonostante misurazioni basali e rapporti ben cadenzati il suo desiderio rimane insoddisfatto. Julie trova allora il modo di adottare Agnes, una piccola rom che nessuno vuole e di cui nasconde le origini. Ma la rete di bugie che costruisce attorno alla figlia finirà con l’avvelenare il loro rapporto… Un romanzo spietato che tocca i punti nevralgici di una società incapace di andare oltre gli stereotipi e i pregiudizi.
– Senza pietà –
Quando ho cominciato a leggere Agnes di Viktorie Hanišová (Voland edizioni) l’ho fatto perché sono stata colpita dalla copertina, sono sincera, non mi ero nemmeno accorta che lei fosse la stessa autrice di La cercatrice di funghi (LEGGI QUI la mia recensione). Eppure il suo stile è riconoscibile e ammaliante. Dura, cruda, cupa e malinconica, ancora una volta Hanišová ci trascina nei meandri di una mente sconosciuta e familiare allo stesso tempo.
Julie è la protagonista di Agnes, è una donna razionale, determinata e abituata ad ottenere sempre quello che desidera, ad ogni costo. Ed è così che quando il desiderio di maternità bussa alla sua porta, comincia in maniera scientifica a fare di tutto per soddisfarlo.
La sera, a casa, si spoglia e si piazza davanti allo specchio. Fa scorrere lo sguardo impietoso su tutto il corpo. Si gira verso lo specchio da sinistra, da destra, fa dietro front e cerca di esaminarsi anche di spalle. Osserva il proprio corpo come un oggetto, un animale in uno zoo, una rana immersa nella formaldeide. Non le sfuggono nemmeno le pieghe più diverse che di solito rimangono celate alla vista.
Questo corpo è pronto a partorire, si dice Julie, mentre si tormenta analizzando i propri difetti fisici. Dopotutto sarebbe pure ora. Ogni anno le costa sempre più sforzi mantenerlo in una forma bene o male accettabile. Malgrado ciò vede che i seni, in particolare quello destro, sono un po’ cadenti e, nonostante le cure, il sedere comincia alquanto a straripare.
L’occhio di Julie è impietoso, verso tutti e verso sé stessa. Ma l’inizio della storia non è questo. L’inzio di Agnes è la scomparsa della ragazzina… che fine ha fatto quella quindicenne?
L’autrice ci costringe a fare continui salti temporali ed è così che poco a poco ricostruiamo la genesi di questo rapporto familiare. Julie, dopo continui tentativi, una violenza e un lutto (non voglio scendere più nel dettaglio di così) sceglie la strada dell’adozione. E da qui nasce la domanda che è il cuore di Agnes: per essere madre basta avere un figlio?
La risposta è ovviamente contenuta nel libro. Sotto la lente di Hanišová c’è questo rapporto malsano. Julie vuole tenere tutto sotto controllo, vuole che Agnes sia la bambina e poi la ragazza perfetta costruendole un passato, e un presente, che non esistono.
Perché è scappata? chi è davvero Agnes? La ragazzina che si droga, ruba i soldi e disubbidisce alla madre, o la persona che sta cercando sé stessa?
Nei pensieri, a tratti ossessivi di Julie, si inserirà proprio Agnes, che svelerà il perché di determinati comportamenti e aiuterà il lettore a orientarsi in queste pagine che si rincorrono veloci. La lingua di Hanišová è malinconica ma senza paura di essere dura. Rispetto a La cercatrice di funghi ho trovato questo libro più crudo. Ed è vero che questa è una storia al limite se guardata sotto un certo punto di vista. Ma la verità è che i meccanismi malati svelati da Hanišová sono spesso comuni. I figli non ci appartengono e non possiamo controllarli a nostro piacimento, e questo vale anche per Julie e per l’inganno che ha costruito addosso alla sua bambina.
Julie rivolge a sua figlia uno sguardo indagatore. Cosa starà pensando Agnes sotto quella maschera assente? Julie non riesce a leggere nei suoi occhi dalla sfumatura cupa. Ogni volta che la esamina, le viene da pensare quanto sia straordinariamente bella. Splendidi capelli neri ondulati e un viso interessante da cui spiccano gli occhi a mandorla. Qualche difettuccio però lo si può trovare. Agnes ha un paio di chili di troppo, in particolare sui fianchi. Eppure emana qualcosa che costringe gli altri a girarsi a guardarla. Soprattutto gli uomini a volte la fissano a lungo. È troppo presto.
Il suo corpo, finora da ragazzina, ha cominciato a cambiare in fretta. Tra le sopracciglia di Julie compare un solco di pre-occupazione. Più di ogni altra cosa vorrebbe liberarla da tutti i primi segni dell’adolescenza. Costringere le rotondità della sua figura a sgonfiarsi di nuovo, lavare via tutti gli odori del corpo.
Perché torni a essere la sua Agnes innocente, immacolata.
Agnes non smaschera soltanto Julie ma anche una società intera: razzista e superficiale. Che brutto questo mondo visto con gli occhi spietati dell’autrice, ma quanto c’è di vero in questo mondo? Tutto.
Agnes è…
Senza pietà. Hanišová non risparmia niente e nessuno. La società addita i rom, i ragazzini fanno violenza alle ragazzine, Julie è ossessionata dal controllo e a sua volta ha un pessimo rapporto con la madre. Non si salva nessuno in questo romanzo eppure non ho avvertito nessuna pesantezza mentre lo leggevo. Il ritmo è incalzante, vivace… la scrittura ha qualcosa di magnetico. Ho divorato Agnes come si potrebbe divorare un thriller. Che fine ha fatto la ragazza? La verità è che la parte importante non è quella. Volevo capire come avesse potuto arrivare fino a quel punto Julie e… non posso dirvi altro.
Questo libro ha il grande merito di indagare i rapporti familiari e a mostrarci il lato più oscuro della maternità, quello fatto di segreti e recriminazioni.
So che Hanišová ha scritto la trilogia della maternità e spero tanto Voland pubblichi anche il terzo romanzo, Ricostruzione. Incrociamo le dita!
Consigliato per chi è in cerca di una storia senza sconti, adrenalinica, pungente e indimenticabile.
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