Bestiario parentale
La trama
Ecco a voi Elettra: una serie in cui le figlie raccontano i padri. Proprio come nelle serie che spesso guardiamo sulle piattaforme, Elettra si propone di raccontare, un episodio dopo l'altro, la figura paterna nello sguardo delle figlie. In questo secondo episodio l'autrice Francesca Mafredi analizza tre aspetti della famiglia vissuta da figlia, in parallelo con tre figure animali: leoni, api, ippocampi.
– Sorpresa –
Bestiario parentale di Francesca Manfredi (effequ) è il secondo volume della serie Elettra, dopo aver letto e amato L’olivastro di Marta Zura – Puntaroni (leggi qui la mia recensione), mi sono fiondata su questa lettura con curiosità ed entusiasmo. No, non sono rimasta delusa, anche se mi sono trovata di fronte a un racconto completamente diverso.
Nella serie Elettra sono le figlie ad avere il compito di raccontare i padri. E il tipo di padre che racconta Manfredi è quello assente e già qui mi sono sentita presa in contropiede. Perché credevo che questa sarebbe stata una narrazione che riguardava i padri padroni, quelli che controllano, schiacciano, dispongono, non quelli che spariscono.
Mia nonna, prima di sposare mio nonno, aveva dovuto superare una prova pratica davanti alla futura suocera. Consisteva nel tirare la sfoglia a mano. Cerco da sempre di figurarmi la scena: la madre di mio nonno che la riceve sulla soglia di casa, le dà giusto il buongiorno, le porge un grembiule e le fa strada nel tinello dove l’attendono spianatoia, mattarello, farina e uova.
Mia madre ripesca spesso l’aneddoto, mia nonna quasi mai.
La famiglia di Bestiario parentale è di stampo matriarcale: sono le donne a prendere le decisioni importanti, sono loro a portare sulle spalle le responsabilità della famiglia, le gioie e i dolori.
Manfredi non è cresciuta in una famiglia tradizionale, almeno per l’epoca e con epoca intendo gli anni a cavallo tra ottanta e novanta: suo papà stava a casa mentre la mamma lavorava. Era quindi il padre a portarla al parco e a occuparsi di lei. I problemi sono arrivati con la separazione: il rapporto tra i due cambia radicalmente. Francesca va a vivere con la madre e quindi non può più trascorrere intere giornate con lui. Ed è qui che si apre una riflessione che riguarda – come sempre – tutte noi.
Che cosa succede quando il peso è tutto sulle donne? La cura dei figli spetta sempre e comunque a loro, anche se lavorano magari più dell’uomo (come in questo caso). Il carico mentale è tutto femminile mentre le figure maschili sfuggono, diventano sfumate. Si può vivere con un padre assente, con un padre che magari detta meno regole e quindi forse diventa anche meno autorevole della madre.
Ma attenzione, Bestiario parentale non è il solito libro sulla propria esperienza, no. Questo secondo capitolo di Elettra parte da un ritratto di famiglia: più le pagine si rincorrono e meglio conosciamo mamma e zia di Francesca, ma le riflessioni che ne scaturiscono diventano universali. Ci sono Paesi in cui il congedo parentale è diviso equamente, culture nelle quali è normale che a occuparsi di casa e famiglia siano gli uomini invece che le donne… perché da noi questo cambiamento non avviene?
Bestiario parentale non fornisce risposte ma ci aiuta a porre gli interrogativi giusti. Le donne forti hanno imparato a fare a meno degli uomini, anche nella crescita dei figli. Il padre può non essere presente, ma è davvero così? Questo tipo di educazione come ha influenzato Francesca? Questo e molto altro in un libro così piccolo.
Bestiario parentale è…
Una sorpresa. Se L’olivastro andava verso una direzione di dolorosa liberazione, in Bestiario parentale si analizzano le situazioni con lucidità e un po’ di amarezza.
La gravidanza forzatamente femminile mi sembrava qualcosa di profondamente ingiusto. Mi sembrava ingiusto quello che, a livello parentale, ne conseguiva: la cura dei figli destinata alle donne, intere generazioni di esseri umani cresciute, nel migliore dei casi, conoscendo i loro padri a metà.
Ma questa ingiustizia è culturale e come tutte le culture può essere cambiata. Dobbiamo però cominciare a fare qualcosa e smettere di accettare passivamente tutto quello che ci viene imposto. “Cambiare il mondo non è follia, è solo giustizia”, parafrasando Don Chisciotte. E il mondo bisogna cominciare a cambiarlo ora.
Non mi sono dilungata tanto anche perché ho una serie di problemi tecnici (l’assenza di computer) e perché credo che sarete in grado di cogliere anche spunti diversi dai miei. Questa serie di effequ è bellissima e io non vedo l’ora di leggere il prossimo.
Consigliato per chi è in cerca di una lettura breve, intensa e che si avvicina più al saggio (per via delle domande che scaturiscono) ma con l’intensità della novella.
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