La valle oscura
La trama
Cosa succede, nella Silicon Valley?Per quale ragione gli spazi di lavoro sono disegnati come appartamenti, e gli appartamenti come spazi di lavoro?In base a quale idea del mondo anche chi hai seduto di fronte comunica con te solo via messaggio?Come mai gli unici scambi diretti fra umani ruotano intorno alle ordinazioni del delivery successivo?E soprattutto, oltre a imporre una vita quotidiana così diversa da tutte le altre, cosa fanno veramente le startup?Accumulano quantità inimmaginabili di dati su ciascuno di noi, e li organizzano secondo strategie sempre più veloci e sofisticate, ma perché? Per vendere, d’accordo. Per sorvegliare, come no. Ma poi?Su domande come queste speculiamo ogni giorno, senza peraltro neppure sapere bne come sia fatta, Silicon Valley, e cosa sia. Anna Wiener ci ha lavorato per cinque anni, e quando ne è uscita ha deciso di scrivere questo straordinario rapporto, che ha assunto quasi da solo la forma di un romanzo.Si ride molto, a leggerlo.Ma si ride sempre, quando si ha paura.
– Schietto –
La valle oscura di Anna Wiener (Adelphi edizioni) è un libro che mi è stato regalato un anno fa per il compleanno e finalmente sono riuscita a leggerlo. Il racconto senza filtri della vita nella Silicon Valley, con capitoli brevi e avvincenti, di una protagonista disincantata e senza una vera e propria strada da percorrere. Via il dente, via il dolore: mi aspettavo qualcosa di più. All’inizio mi sono sentita molto coinvolta poi devo ammettere che sulla parte finale la curiosità è venuta meno e l’ho terminato senza trasporto.
La nostra protagonista vive a New York, ha venticinque anni e i sogni infranti dall’editoria. Un ramo che ha scelto per passione ma che non le dà certezze economiche né prospettive di crescita. La sua frustrazione cresce e di pari passo la curiosità per un mondo radicalmente diverso che potrebbe però incontrare quello dei libri, regalandole finalmente la realizzazione professionale che sogna. Non sarà così ovviamente.
Anna Wiener racconta gran parte della sua vita nel 2012, entrando e uscendo da star up, da salotti ed eventi di socializzazione. Un mondo lontano e finalmente raggiungibile ma non è tutto oro quello che sembra… La valle oscura è stato paragonato a un memoir, io non sono così sicura. Sicuramente chi si aspetta di sapere qualcosa di più sui meccanismi che animano queste aziende rimarrà deluso. Non si entra nel dettaglio di algoritmi, salvataggio dati… e forse è stato questo a deludermi.
La valle oscura spinge sicuramente a chiederci sempre di più se abbiamo fatto bene a lasciare tutto questo spazio alla tecnologia ma sono domande che sicuramente ci poniamo ogni giorno, o quasi. Ma questo non fa perdere a La valle oscura la sua aria perturbante:
La gente diceva cose come “coattuare” e “pivottare”; usavano verbi come sostantivi. Parlavano scherzosamente di “adultità”. Sostituivano meme virali alla valuta sociale. Dispiegavano il gergo di Internet come se costituisse un vocabolario – come se gli acronimi non stessero già per altre parole. “Hai presente quella GIF animata dell’omino stilizzato?” mi aveva chiesto un collega poco più che ventenne, per descrivere uno stato emotivo. No, non ce l’avevo presente. “LOL” aveva detto, senza ridere. Ah ah, avevo detto io. Senza ridere.
La protagonista cambia aziende, ruoli e colleghi. Modifica il suo stile di vita, le abitudini alimentari e le relazioni. Viene plasmata da un altro modo di ragionare e soccombe o quasi. Ci sono posti di lavoro in cui i colleghi indossano magliette con loghi, girano in skate e altri in cui lei non parla con nessuno. Tutto il giorno sola con un computer. Non è fantascienza, è la realtà. Ed è un gioco in cui le particolarità scompaiono:
Il lavoro si era incuneato nella nostra identità. Noi eravamo l’azienda, e l’azienda era noi.
I dati delle persone che usano i social network (e non solo) vengono immagazzinati e usati, nei fatti, per cambiarti. Sei tu l’azienda sì, ma sei anche il prodotto.
Una app di offerte e buoni sconto consentì a un numero incalcolabile di cittadini annoiati e curiosi di pagarsi servizi di cui non avevano mai saputo di avere bisogno, e per un po’ la gente si sparò tossine botuliniche, prese lezioni di trapezio e si sbiancò il buco del culo solo perché poteva farlo a prezzo scontato.
La valle oscura è…
Schietto. L’autrice sembra un’osservatrice imparziale, anche quando si tratta di sé stessa. Ci sono parti anche divertenti e leggere ma la sensazione costante è quella di fastidio. Un’angoscia crescente che non se ne va una volta chiuso il libro. Che cosa stiamo diventando?
Certi giorni, mentre aiutavo uomini a risolvere problemi che si erano creati da soli, mi sentivo io stessa un software, un bot: anziché essere un’intelligenza artificiale, ero un artificio intelligente, un frammento di codice empatico o una voce calda che forniva istruzioni, ascoltava in maniera rassicurante. In cima a ogni e-mail che gli uomini ricevevano, il mio avatar, una foto scattata a Brooklyn da un caro amico, sorrideva timidamente da dietro una cortina di capelli.
Consigliato per chi è in cerca di una lettura sui generis, per chi ha voglia di immergersi in un mondo solo all’apparenza lontano. Per chi non ha paura di guardare dietro ai nostri schermi e per chi non si aspetta un libro che sveli chissà quali meccanismi della rete.
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