La mia prediletta
La trama
Un thriller psicologico magistrale che ha letteralmente travolto i lettori tedeschi e appassionato gli editori di tutto il mondo. In una notte gelida, un’ambulanza porta in ospedale una donna investita da un’auto sul ciglio del bosco. È incosciente e senza documenti. Con lei c’è una bambina dalla pelle bianchissima e gli occhi di un azzurro glaciale. L’unica informazione che riesce a dare su sua madre è che si chiama Lena. A poco a poco, però, lo strano comportamento della piccola insospettisce i medici. Non conosce il suo cognome, né il nome di suo padre, né l’indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare». E il terrore sale quando la bambina afferma innocentemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che sua madre «ha ucciso per sbaglio papà», ma non serve chiamare la polizia perché hanno lasciato il fratellino Jonathan a ripulire quelle brutte macchie rosse sul tappeto... Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un’intuizione: quella donna non può essere che Lena Beck, la figlia del suo migliore amico, scomparsa 14 anni prima. Ma c’è qualcosa di vero in ciò che racconta quella strana bambina? Come ritrovare la capanna, il fratellino e il cadavere del rapitore, se davvero è stato ucciso? All’arrivo dei genitori di Lena in ospedale, una realtà ancora più sconcertante verrà alla luce. E sarà difficile districarsi in questa rete di verità, fantasie infantili, indizi contrastanti.
– Coinvolgente –
La mia prediletta di Romy Hausmann (Giunti editore) è un thriller che ho cominciato dopo aver visto il titolo su Netflix. Non è un periodo facile e quindi avevo voglia e bisogno di staccare la spina uscendo dagli schemi, dai soliti libri. La mia prediletta non mi ha deluso e, nemmeno a dirlo, no, non ho indovinato il colpevole nemmeno questa volta!
La mia prediletta è narrato da tre punti di vista diversi e questo serve tantissimo ad alimentare la tensione e a dare alla narrazione una vivacità piacevole. Ci sono Hannah, Matthias e Lena che tirano le fila di una storia agghiacciante. Ma chi sono?
Lena Beck è una ragazza scomparsa quattordici anni prima della linea temporale attuale. I suoi genitori non hanno mai smesso di cercarla e per quanto tempo sia passato non riescono a rassegnarsi alla perdita, finché non c’è il corpo c’è speranza. La telefonata che arriva a Matthias è in grado di far tremare il mondo: hanno trovato Lena. O meglio, hanno trovato una donna che potrebbe essere Lena. Bionda, con la cicatrice sulla fronte, in stato confusionale dopo un incidente in auto.
Insieme a lei, a Lena, c’era anche una bambina, Hannah. Non è una bambina come tutte le altre e all’ospedale se ne accorgono subito. Non ha ferite o traumi, almeno non fisicamente. Ha tredici anni ma ne dimostra molti meno e conta, conta i passi, conta i secondi che passano prima che l’infermiera rientri. Dice sempre “grazie” e “per favore”. I suoi genitori l’hanno educata bene e mentre aspetta di poter salutare mamma Lena comincia ad aprirsi con un’infermiera. Le racconta che la sua famiglia vive in una capanna, che il fratello sta cercando di pulire il pavimento ma probabilmente le macchie non verranno via…
Lena si sveglia e comincia a ripercorrere i giorni nella capanna:
Il primo giorno perdo il senso del tempo, la mia dignità e un molare. In compenso guadagno due figli e un gatto. Ho anche un marito. È alto, ha i capelli corti e scuri, gli occhi grigi. È difficile capire se sia davvero sera, o se è stato lui a decidere così. Le finestre sono sigillate con pannelli isolanti. È lui a fare il giorno e la notte. Come Dio.
Come può quell’uomo condurre una vita normale mentre tiene in cattività una donna e due bambini? Qualcuno ha definito La mia prediletta inverosimile, invece dobbiamo cominciare ad abituarci all’idea che la realtà non è finzione. Torture, prigionia, violenza… sono elementi di cronaca reale, queste cose succedono realmente anche se non riusciamo a spiegarcele, anche se non riusciamo a distinguere nettamente, nel mondo reale, buoni e cattivi. Nemmeno noi siamo buoni o cattivi.
Ne La mia prediletta sono tutte vittime: Lena, Hannah e Matthias, ma tutti fanno i conti con i loro demoni che li portano ad uscire dal confine del personaggio piattamente positivo. Ed è questo che mi ha fatto apprezzare il romanzo.
La mia prediletta è un puzzle da ricomporre: perché ha imprigionato Lena? Chi è il colpevole?
E ancora le domande si moltiplicano quando la ragazza esce dall’ospedale. Si può tornare a una vita normale? Si è davvero liberi anche dopo la fine di un incubo? La risposta potrebbe non piacervi.
Sono prigioniera, la libertà non ha cambiato questo dato di fatto. Fiuto l’odore del gulasch nella pentola, e in una persona che mi vuole fare del bene fiuto l’odore del pericolo, e sono pronta ad affrontarlo armata di coltello.
La mia prediletta è…
Coinvolgente. Anche questo libro (stanno cominciando ad aumentare i thriller letti) fa quello che promette: distrae, intrattiene e appassiona. Personalmente avrei tolto qualche pagina, ho un po’ faticato prima di arrivare alla fine, preferisco ritmi lenti all’inizio e mozzafiato verso la fine, ma nel complesso lo promuovo. Mi è piaciuta molto la figura del padre di Lena, l’ho trovato molto vero, anche nel suo egoismo, anche nel suo non voler vedere… è il personaggio che mi ha convinto di più.
Consigliato per chi è in cerca di una storia appassionante, misteriosa e dai risvolti imprevisti. Divorerete La mia prediletta e non vedrete l’ora di cominciare un altro libro simile, almeno per me è stato così.
1 COMMENTO
Fra
12 mesi faQuesto libro sembra interessante. Credo che lo acquisterò.
Grazie della recensione, alla prossima.
Un saluto