Psicopompo
La trama
In questo trentaduesimo romanzo Amélie Nothomb ci parla del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh. A cui fanno seguito il trauma, l’anoressia come crudele possibilità di resurrezione e infine il potere salvifico della scrittura con la severa disciplina necessaria… Pagine intrise di intimità per il romanzo più personale e autobiografico della pluripremiata e amatissima autrice belga. Un libro diverso dai precedenti ma che allo stesso tempo li illumina tutti.
– Leggerezza-
Psicopompo di Amélie Nothomb (Voland edizioni) è un libro molto difficile da recensire. Per la prima volta sento l’esigenza di dover leggere questo romanzo di Nothomb perché c’è qualcosa che non riesco ad afferrare. Mai abbiamo visto Amélie così nuda, fragile… certo, nei suoi romanzi ha sempre mescolato la propria esperienza personale, i propri tratti caratteriali e persino la storia della sua famiglia in fiabe e racconti ma mai avevamo avuto la possibilità di guardarla così da vicino. E io credo che i libri non arrivino mai nelle nostre mani per caso, so che questo è arrivato in un momento particolare della mia vita per un motivo, forse, per lasciarmi lasciare a terra tutto quello che non riesce a farmi spiccare il volo.
L’uccello è il genio dell’attimo presente.Volevo vivere al presente, come lui. Adottai la sua strategia: fare quotidianamente quello che ti appare così improbabile da ritenerlo impossibile.
Psicopompo è un romanzo autobiografico? Sì, ma alla maniera di Nothomb. L’ultima moda tra gli scrittori è mescolare esperienze e letteratura ma raramente ci riescono forse perché non prendono la scrittura per quello che è: una questione di vita o di morte.
Psicopompo comincia con una fiaba, a raccontarla alla nostra scrittrice, di appena quattro anni, è Nishio-san. Proprio allora Amélie, che vive ancora in Giappone, fa la conoscenza degli uccelli, in particolare di una gru che rivela all’essere umano tutta la sua bassezza. La voglia di volare, di sapere di più sugli uccelli comincia allora… la vita di Nothomb, figlia di un diplomatico, è stata ricca di luoghi e incontri, in Psicopompo vengono rievocati tutti gli spostamenti vissuti fin dalla tenera età. Le pagine si susseguono velocemente e sono sincera, in questa parte ho continuato a chiedermi cosa volesse davvero raccontare l’autrice.
Con pazienza vengono fuori gli aneddoti sull’anoressia ma in una chiave decisamente inedita rispetto ai libri precedenti e finalmente emerge il vero senso di Psicopompo.
La vera difficoltà consisteva nell’assumere il ruolo di psicopompo. Non era una cosa scontata. La morte, sempre zelante, mi ronzava attorno come attorno a chiun-que. Non sempre però la mia reazione istintiva era ap-propriata. Anzi, quando qualcuno tirava le cuoia, avevo la tendenza a volar via lontano, come suggerisce la vita. Accompagnare l’anima del defunto: ammesso che uno accetti questa mansione, bisogna sapere come procedere.
Non basta pronunciare le formule di rito. Scoprii in me un’assenza di talento psicopompo che mi irritò.
L’uccello che accompagna i morti… Amélie che diventa messaggera, una lenta ma scioccante trasformazione. Tutta la sua produzione, il suo modo di vivere emergono sotto la luce di questa metamorfosi. La bambina che cercava di volare via dalle violente mani del mare è diventata qualcosa d’altro, una messaggera.
La scrittura sbriciola il ponte tra vivi e morti e le permette di scrivere Primo sangue (LEGGI QUI la recensione), venuto subito dopo Sete (LEGGI QUI la recensione), che rimane uno dei miei libri preferiti in assoluto.
Non ero io a subire il supplizio, ma lo scrivere gli assomigliava a tal punto che ogni mattina, quando mi sve-gliavo, mi dicevo: “È ora di salire sulla croce.” I quattro mesi che è durata questa esperienza mi hanno lasciata talmente dissanguata da farmi pensare che non ci sarebbe stato un seguito. Cosa scrivere dopo Sete?
Qualsiasi nuovo testo sarebbe apparso ridicolo. Mi sbagliavo. L’emorragia ha provocato una necessità che ha fortificato il mio sangue. Neanche il tempo di partorire che già avevo ricominciato a scrivere, e niente è irrilevante quando si tratta di rimettersi in salute.
Avrei pubblicato Sete? Divulgarlo mi è sembrato molto meno grave che scriverlo. L’ho riletto e l’ho trovato fedele alla musica che avevo sentito.
Sì, in Psicopompo si parla anche di musica e ritmo. La prima parte si apre con una fiaba, la seconda lo diventa. Il mito di Orfeo e Euridice impregna le pagine tra malinconia, sofferenza e liberazione. Amélie scrive, vola, guarisce.
Psicopompo è…
Leggerezza. Una parola in netto contrasto con il contenuto del libro, me ne rendo conto. E invece è proprio questo quello che fa Nothomb, alleggerisce le durezze della vita scrivendo. La violenza subita quando era una ragazzina, la risposta dell’anoressia, il dolore per non essere riuscita a salutare il padre in tempo di covid… tutto viene trasformato in qualcosa di potente e pieno di luce.
Psicopompo è il libro dei nuovi inizi, degli scopi che ci tengono in vita. Per quanto sia grande il dolore non c’è niente che non possa essere superato e soprattutto trasformato. Questa è la lezione più grande da imparare.
Consigliato per gli amanti di Nothomb, se avete letto i suoi romanzi e siete rimasti stregati questo chiarirà ogni cosa. Psicopompo è un memoir ma è tutto tranne che il classico racconto autobiografico. ACQUISTA QUI il libro.
Non ho dato quattro stelle perché avrei preferito una seconda parte più lunga e articolata, non è mai semplice staccarsi dai suoi romanzi, ma stavolta ho sentito la necessità di più pagine… vedremo cosa ci riserverà il futuro!
1 COMMENTO
Maria Paola Rosapepe
9 mesi fa“Metaphisique des tubes” è il più “forte” cioè di impatto, che ha scritto, secondo me.
Mi fu regalato il primo “Higiéne de l’assassin” in francese? da un’amica parigina e così la metà di essi li ho letti in lingua originale.
Ha la mia età ed ha fatto il liceo classico alla Scuola Europea di Bruxelles, negli stessi anni di mio marito
(del 1967 anche lui)