Cerca...
TOP

RECENSIONE: Il pastore d’Islanda (Gunnar Gunnarsson)

Il pastore d'Islanda di Gunnar Gunnarsson (Iperborea)
RECENSIONE: Il pastore d’Islanda (Gunnar Gunnarsson)

Il pastore d'Islanda

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
04/11/2016

Pagine:
140
Genere:
ISBN:
8870914720
ASIN:
B01N8PJFSZ
Acquista:

La trama

Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull’aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l’immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d’Islanda è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell’uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per Il vecchio e il mare, considerato in Islanda il vero canto di Natale.

– Magnifico –

Il pastore d’Islanda di Gunnar Gunnarsson (Iperborea) è un racconto che so già diventerà una tradizione. Mi immagino ogni dicembre pronta a leggere la storia di Benedikt e dei suoi compari.

Il pastore d’Isalnda è un racconto delizioso, arricchito dalla postfazione di Stefànsson che aiuta a collocare l’autore nella storia della letteratura e soprattutto aiuta a riconoscere il valore della novella.

Benedikt è un uomo anziano (in realtà non così tanto), solitario e taciturno. Me lo sono immaginato come il nonno di Heidi (che nel corso degli anni è diventato un modello da invidiare ma questa è un’altra storia), quest’uomo ogni anno parte per una missione: riportare a casa gli animali smarriti, dispersi.

Dalle coste dell’Islanda agli altopiani alla ricerca degli animali. Con lui due compagni di viaggio, subito messi sullo stesso piano dall’autore, il cane Leó e il montone Roccia. Il nostro protagonista non guadagna nulla da questa ricerca, da ventisette anni, nel periodo dell’avvento parte all’avventura per puro spirito altruista.

Il pastore d’Islanda  è una vera e propria magia: la neve, il silenzio, l’amore per la vita, qualsiasi essa sia, sono gli ingredienti che compongono la storia.

C’è sempre qualcosa di liberatorio e al tempo stesso inesorabile in un giorno nuovo, specie nel momento della sua nascita. E con il giorno si svegliarono i venti. Prima qualche sbuffo da direzioni diverse, come se, ancora mezzi addormentati, cercassero di infondere un po di vita nella neve polverosa e ferma. Ma subito dopo, decisa la strada da percorrere quel giorno, cominciarono a lanciarsi su e giù per i fianchi delle montagne, spostando enormi cumuli di neve. Allora scomparvero gli ultimi contorni delle cose e tutto si distingueva a malapena, anche il confine tra la terra e il cielo grigi di neve, perché le nubi ingannevoli lungo l’orizzonte si erano impercettibilmente ritirate verso l’alto, lasciando intravedere solo gli ultimi fiochi resti del blu della notte.

Il cammino dei tre non è semplice, ci sono le difficoltà meteorologiche, la stanchezza e il buio. Niente però può fermare la determinazione dei tre compagni di viaggio che porteranno a termine l’impresa, a qualunque costo.

Sul cammino dei tre anche uomini, ma nessuno avrà l’importanza delle bestie da riportare a casa, l’unica ombra nella mente, e nel cuore, di Benedikt è questa:

Non ha più preoccupazioni, o meglio una sola: non riesce proprio a immaginare chi seguirà le sue tracce, dopo di lui. Ma qualcuno dovrà pur venire.
Perché non poteva essere la volontà del Creatore – quando Benedikt non ci fosse più stato – di abbandonare al proprio destino quelle povere bestie che sfuggivano ai grandi raduni autunnali e si perdevano sulle montagne. Erano solo pecore, certo, ma pur sempre creature vive di carne e sangue; carne, sangue e anima. Oppure no? Bisognava pensare che Roccia, Leó e Faxe non avessero un’anima? La loro fiducia innocente valeva meno della fede incostante degli uomini?

Il pastore d’Islanda è una storia semplicissima eppure è considerato (anche da me per quello che vale) un capolavoro. Questa novella è la prova che non servono gli effetti speciali per arrivare nel cuore dei lettori e scrivere qualcosa di valore.

Il pastore d’Islanda è una coccola, ma anche un monito. Ogni vita è degna di essere vissuta, e tutti noi dovremmo sentirci come Beneditk: pronti a rischiare tutto per quello in cui si crede.

È questo il compito dell’uomo, forse l’unico al mondo: trovare una soluzione. Non darsi per vinto. Rivoltarsi contro il pungolo, per quanto sia tagliente, perfino contro quello della morte, fino al giorno in cui gli penetrerà il cuore.


Il pastore d’Islanda è…

Magnifico. Più mi immergevo in quell’atmosfera, meno voglia avevo di uscirne. La fiaba perfetta da leggere nel periodo invernale, soprattutto quello natalizio. Per quanto possiamo sentirci tristi, malinconici, a terra, questo libro ci ricorderà che vale sempre la pena sperare. Alziamo lo sguardo e guardiamo quanto amore abbiamo intorno, magari a partire proprio dai nostri animali che in questi anni sono diventati compagni di viaggio affidabili, complici, amici.

Consigliato per chi è in cerca di una lettura commovente, lirica ma al tempo stesso leggera come una fiaba. Il pastore d’Islanda è un racconto che non dimenticherete mai.

four-stars

Alcune note su Gunnar Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson (1889-1975), plurinominato al Nobel, è uno dei grandi nomi della letteratura islandese. Nato in una famiglia povera ma deciso a seguire la sua vocazione di scrittore, si trasferisce in Danimarca dove riesce a terminare gli studi e comincia a scrivere romanzi che presto gli procurano fama internazionale e i più prestigiosi riconoscimenti. Tutte le sue maggiori opere sono state scritte in danese, tra cui Il pastore d’Islanda, La chiesa sulla montagna, L’uccello nero, e solo in seguito tradotte in islandese dall’autore stesso, che torna in patria nel 1939 per rimanervi fino alla morte. Il pastore d’Islanda ha avuto svariate letture e interpretazioni sia in Islanda che all’estero.

«

»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segui @lalettricecontrocorrente