Stella di piazza Giudia
La trama
Celeste è la ragazza più bella del Ghetto di Roma ma quasi nessuno la chiama con il suo nome vero: lei è Stella, per gli innumerevoli ammiratori, o la Pantera Nera, negli anni oscuri dell’occupazione tedesca, per i parenti e gli amici dei tanti correligionari da lei consegnati ai fascisti condannandoli alle Fosse Ardeatine o ad Auschwitz. Nessuno ha mai saputo perché lo facesse. Per soldi? Per amore di un ausiliario delle SS? O per vendicarsi della propria comunità che l’aveva respinta ai margini per il suo comportamento disinibito? A queste domande non hanno saputo rispondere le cronache, che si occuparono a lungo di lei nel dopoguerra, quando trascorse anni in carcere prima di sparire nel nulla con un altro nome.
Partendo dallo studio di carte processuali, archivi, giornali d’epoca e da interviste di molti testimoni di quei tragici eventi, Pederiali costruì un romanzo corale struggente, vivido specchio di uno dei momenti più laceranti della nostra storia, che merita ancora oggi di essere ripubblicato e valorizzato.
– Dubbioso –
[amazon_link asins=’880985778X’ template=’ProductAdDESTRA’ store=’lalettricecon-21′ marketplace=’IT’ link_id=’83aeeefe-2214-11e8-bf49-3981bb3dba55′] Stella di Piazza Giudia, di Giuseppe Pederiali (Giunti), è un romanzo tratto da una storia vera. Celeste, rinominata Stella e Pantera Nera, è una bellissima donna ebrea che vive nel ghetto di Roma ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Impossibile non ricordarsi di lei, di quello sguardo, di quel modo quasi strafottente di guardare gli uomini che la ammirano. Celeste non ha paura di nessuno, tanto meno del giudizio degli altri. Esce da sola, non rispetta il coprifuoco e frequenta i tedeschi che danno la caccia al suo popolo.
Fidanzata con un ragazzo che non ama, comincia ad avere una relazione con Vincenzo, ufficiale delle SS. Da quel momento in poi la sua vita cambierà drasticamente. Comincerà a seminare il terrore tra parenti e amici del ghetto. Consegnerà gli ebrei a fascisti e nazisti condannandoli alle Fosse Ardeatine o ad Auschwitz.
Celeste non ho mai capito perché lo facesse. Voleva forse vendicarsi del ghetto che l’aveva considerata una poco di buono. Oppure per i soldi e per le abbuffate alla Trattoria del Pantino. O per cercare di salvare i parenti dalla deportazione (però denunciò anche suo cugino Armando, ucciso alle Fosse Ardeatine). O per amore di Vincenzo, l’uomo delle SS. O tutte queste cose insieme, o nessuna.
Celeste Di Porto è un personaggio realmente esistito. In questo romanzo, viene ritratta dalle persone che l’hanno incontrata. Un collage di testimonianze che regala al lettore diversi pezzi del puzzle, anche se non il principale, e che costituiscono il romanzo.
Le bastava un cenno per far riconoscere un ebreo. Addirittura organizzerà un agguato per far catturare il proprio fidanzato mentre si trovano al cinema, una delle poche parentesi di normalità nel ghetto.
Non si lamentò del dolore: «Dovevo stare al riparo». Teneva il fazzoletto premuto sulla testa, per fermare il sangue. «Non mi piace prenderle. Mi piace darle».
Non le piaceva stare dalla parte delle vittime. Allora non capii bene il suo ragionamento, e sorrisi: «A nessuno piace prendere sassate in fronte» dissi, senza però spiegarle (non ce n’era il motivo o non lo sapevo ancora) che il mondo non si divide soltanto in vittime e carnefici.
L’incertezza che si respirava in quegli anni a Roma coinvolge ogni membro del ghetto. Le notti vengono trascorse in case diverse pur non farsi trovare dagli ufficiali. Gli ebrei erano costretti a nascondersi, ad abbandonare le proprie case e alla fine ad arrendersi.
Mentre Pederiali tratteggia il ritratto di Stella, lo sfondo assume colori inquietanti: vengono descritti i rastrellamenti, le case vuote e il potere della propaganda. Molti cittadini non erano a conoscenza di quello che accadeva nei campi di sterminio e neppure che esistessero. Molti ebrei erano convinti che se avessero messo insieme tutto l’oro che veniva loro chiesto sarebbero stati lasciati in pace, altri erano già rassegnati.
Nel frattempo i militari bussavano alle loro porte con i mano le famigerate istruzioni: venti minuti per raccogliere i ricordi di una vita, chiudere a chiave l’appartamento acquistato con sacrifici e partire verso una destinazione ignota.
Stella di Piazza Giudia è…
Un libro che mi lascia piena di dubbi. Non è necessariamente una caratteristica negativa, ma dall’inizio alla fine, ci domandiamo il perchè Stella si sia comportata così. La verità è che non si trova nessuna risposta. I personaggi si alterneranno con le loro ricostruzioni, impressioni e giudizi su Stella, ma non si raggiungerà una versione univoca. Solo lei avrebbe potuto rispondere alle domande.
Mi è piaciuto l’argomento, sono un’appassionata di storia e non mi stancherò mai di ripeterlo, inoltre, i racconti sono scritti maniera chiara e semplice. Il libro così può essere destinato anche a un pubblico più giovane, quello dei ragazzi/ ragazzini. Pederiali ha avuto il grande merito di far conoscere questa parte di storia italiana, riportarla alla luce, con tutte le domande e i giudizi del caso.
5 COMMENTI
Julia
6 anni faCerto… tutti si muore prima o poi… ma la protagonista muore “fuori dal libro”.. giusto?? Voglio dire… come ella muoia… non interessa all’autore….
Alessandra - La lettrice controcorrente
6 anni fa AUTHORHa scelto di concentrarsi sul periodo in cui, giovane e bella, denunciava gli ebrei. La sua fine è avvolta nel mistero. Ci sono diversi riferimenti reali alla sua conversione e alla nuova vita che si è ricreata. La vera fine di Stella, o se preferisci la sua morte, è avvolta nel mistero e l’autore non si sofferma.
Julia
6 anni faCerto… tutti si muore prima o poi… ma la protagonista muore “fuori dal libro”.. giusto?? J.
Julia
6 anni faMa la protagonista…muore o che?? Grazie!!! J.
Alessandra - La lettrice controcorrente
6 anni fa AUTHORÈ un personaggio reale… quindi sì muore ma il libro si concentra su altri aspetti!