A misura d'uomo
La trama
Fabbrico è un piccolo paese sulla mappa dell’Emilia, poche anime, due strade, i campi intorno, il cielo d’ovatta. È qui che nasce l’amicizia tra Davide e Valerio, ed è qui che una sera d’estate Davide incontra Anela e se ne innamora. Anela diventa il perno e lo scoglio su cui si infrange la loro amicizia. Così Valerio a un certo punto sceglie di andarsene, Davide si perde e perde quell’unica, preziosa occasione di felicità. A Fabbrico vivono anche gli altri personaggi di questa storia: Elena e Mario, Maddalena, Luigi, Giuseppe e la vecchia Bice, che al bar accoglie tutti per un caffè o una sambuca.
Con una lingua ipnotica e pennellate rapide e materiche, A misura d’uomo di Roberto Camurri è un romanzo in racconti: storie di amore e di amicizia, di fiducia e di tradimento, di vita e di morte dove tutti i personaggi lottano per liberarsi da un inspiegabile senso di colpa trovando infine, nella propria terra, la risposta per dare sostanza e forma alla memoria e al tempo.
– Feroce –
A misura d’uomo di Roberto Camurri (NN Editore) è un libro che non lascia indifferenti. È un libro al quale si possono dare cinque stelle oppure una, non esistono mezze misure. Io sono arrivata al compromesso di tre stelle e mezzo solo perché ho valutato singolarmente i racconti. A misura d’uomo infatti, è diviso in 11 capitoli ognuno con un titolo diverso. Alcuni li ho adorati e hanno meritato secondo me, cinque stelle: come per esempio Erba, Asfalto e soprattutto Albero; altri li ho detestati letteralmente, come Neve.
Sono diversi i personaggi protagonisti di A misura d’uomo, ma ciò che li accomuna è la loro vita ordinaria che all’improvviso viene sconvolta da un evento. Quello che colpisce è il dramma, la negatività, la ferocia in cui ci si imbatte durante la lettura.
Ho scelto questo libro perché è ambientato in un paese, e io in un paese ci sono cresciuta, mi sono ritrovata nelle atmosfere, nei personaggi, nel clima e nei modi di pensare. Siamo a Fabbrico in Emilia-Romagna, la storia del paesino si mescola a quella dei protagonisti. Sono tutti racconti di resistenza, storica, personale e di famiglia.
Giuseppe, è un anziano reduce di guerra che ogni mattina si reca al bar pur di incontrare la donna che ama da sempre. La sua vita è stata eroica ma i suoi gesti lo sono ancora di più. Resiste alla neve, alla fatica e alla vecchiaia. In questi racconti quasi tutti hanno perso qualcuno, cosa c’è di più eroico che alzarsi ogni mattina compiendo gli stessi riti? Combattere il dolore con la normalità.
Non vorrei anticipare troppo, ma alcuni personaggi mi hanno proprio colpito. E’ il caso della voce narrante di Asfalto con un evidente problema di alcool, una dipendenza che ha generato quella della moglie dal cibo. Una coppia che si ama, ma una coppia alla deriva.
(…) e allora lui tira su il finestrino e spera con tutto se stesso che questo viaggio finisca al più presto e prega che si possa proseguire in silenzio, che sua moglie non parli più fino a quando arriveranno, e stringe il volante così forte, con le mani così sudate che ha paura gli scivoli, e la paura si trasforma per un attimo soltanto in speranza, e si dice, vai a sbattere, non se ne accorgerà nemmeno, esci di strada, schiantati contro quella casa, e allora si guarda le nocche diventate bianche e respira a fondo e prova a rilassarsi e le nocche tornano rosa, e lui ha sempre una gran voglia di bere.
Una lacrima me l’ha strappata anche Maddalena, che dopo una lunga malattia, affronta la vita in una maniera completamente diversa. Vorrei avere anche io il suo atteggiamento.
Passava il suo tempo appoggiata al davanzale della finestra a guardare la natura rifiorire, sorrideva e le piaceva stare ferma, le piaceva essere lenta, svegliarsi al mattino e annotare i cambiamenti nel mondo che andavano di pari passo ai cambiamenti che sentiva smuoversi dentro di sè. Smise di considerarlo tempo perso, smise di correre, di sentirsi oppressa e oberata dalle cose da fare, iniziò a tenere la casa in disordine, i vestiti sparsi ovunque, le ragnatele sul soffitto, la polvere sui mobili;
Centrale l’amicizia tra Davide e Valerio, è quella che dà vita ai racconti e che ne lega alcuni, anche quando uno dei due esce definitivamente di scena.
Esce sul balcone, guarda il cielo grigio e le nuvole ammassate, l’acquedotto, il parco e i giochi sotto il temporale dove una volta c’era il vecchio campo da calcio di quando erano piccoli, pensa ai gol segnati nella porta senza rete, ai pali arrugginiti, al pericolo, alla fiducia dei loro genitori nel farli giocare lì da soli, pensa alle loro risate prive di responsabilità, al fatto che la vita nei pomeriggi della loro primavera sembrava perfetta.
A misura d’uomo è…
Roberto Camurri non assomiglia a nessuno autore che abbia mai letto, non metterà mai d’accordo tutti e questa potrebbe essere la sua grande forza. La scrittura è cruda dura ruvida, forse anche troppo. Non ci sono fronzoli, va dritto al punto. Difficilmente dice cosa pensano i suoi personaggi ma ce lo fa capire attraverso le loro azioni. A me personalmente questo stile di scrittura non piace, mi piacciono più decorazioni, più punteggiatura, più dialoghi, insomma di più. Eppure nonostante questo, Camurri è riuscito a farmi arrivare alla fine del romanzo e a toccare delle corde delicate. Mi ha fatto male, ho dovuto interrompere e riprendere fiato. Questo è il suo romanzo d’esordio, sarei curiosa di leggere qualcosa d’altro per riuscire a valutarlo meglio. Nonostante la brevità è un romanzo impegnativo, e bisogna avere una certa predisposizione per leggerlo.
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Pingback: NNEDITORE | Rassegna stampa online su Roberto Camurri – A misura d’uomo del 22/03/2018
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