Tutte le promesse
La trama
Accettare il male come se niente fosse. Questo avviene nel paesino di terra e vicoli dove vive Lello, ragazzino inquieto e timido alle prese con la prima adolescenza. Nel villaggio, piazzato in quella landa di mezzo che ora molti conoscono come 'La terra dei fuochi', c'è il Fosso, un po' discarica e un po' parco giochi, e nel Fosso c'è tutto: i drogati e gli innamorati, i ragazzini che fumano Marlboro di contrabbando, gli adulti che si vengono a fare o vengono ad ammazzare. Le giornate di Lello le solcano piccoli spacciatori, piccoli trafficanti, piccoli boss che scimmiottano la malavita vera nelle pose e nei modi ma che sanno anche uccidere e umiliare, e lui, che ha la sensibilità per cogliere l'ingiustizia e l'insensatezza di tutto ciò, non riesce però a trovare la forza di ribellarsi, perché quella necessaria a sopravvivere è già troppa. Questa la storia, scandita dalle promesse di una Madonna sempre presente, di un'umanità non rassegnata, perché in fondo non c'è nessun male a cui rassegnarsi, bensì profondamente assuefatta, votata alla sopravvivenza e alla connivenza, ciecamente fedele a qualsiasi promessa di redenzione.
– Contraddizioni –
Tutte le promesse di Raffaele Mozzillo (effequ edizioni) è un libro che probabilmente, senza i consigli di Billy il vizio di leggere, non avrei mai comprato. Perché? Perché ormai quando pensiamo ai racconti sui giovani di Napoli, accompagnati da violenza, morte ma anche speranza, il collegamento automatico è Gomorra, o comunque Saviano con la sua Paranza dei bambini o Il bacio feroce. Pensavo: “Che avrà di nuovo questo libro da raccontare?”. Forse di nuovo nulla, ma la scrittura di Mozzillo ha qualcosa che non incontrato spesso e ora proverò a spiegarvi cosa intendo.
Capiamo subito, come piace a me, che questo libro sarà fatto di contrasti. Lello, il protagonista – è un eroe e un antieroe allo stesso tempo. Ci sono scene in cui la poesia dell’amore convive con l’orrore della morte, la superstizione si confonde con la religione, le lacrime vere con quelle finte, le parole dell’autore delicate mentre descrivono situazioni crude. Sono rimasta colpita dalla ricchezza contenuta in così poche pagine che mi hanno suscitato sentimenti diversi: sono passata dalla rabbia all’amarezza, dalla commozione alla tristezza…
Siamo nella Terra dei Fuochi, Lello è un giovane adolescente alle prese con le domande della vita, non è ancora un uomo ma non è più un bambino, ama follemente una ragazza e vorrebbe proteggerla dal male in cui sono immersi, ama la nonna e… la vita. I capitoli si aprono con promesse diverse, tutte le promesse che riguardano il rosario. Mozillo non ci nasconde che sarà una lettura impegnativa, dolorosa e una sorta di corsa a perdifiato fino al finale.
Quando riapre gli occhi lui non c’è più, e nemmeno la corda. È da solo quando prova a rialzarsi. La pelle brucia, dalle ginocchia sbucciate il sangue viene fuori a puntini. Lo avrà trascinato per una decina di metri, fino all’angolo alla fine del vicolo, fuori dalla sua zona. Lo ha scaricato lì, sul marciapiede, poi si è ripreso la corda. Credere di potersi considerare un sopravvissuto è la sensazione che ha quando si rimette in piedi, poi con uno scatto prende a correre forte, non vede le case e le persone passargli accanto, non vede la strada né
le auto posteggiate che supera, non vede niente. Giro giro tondo. Va veloce,le ginocchia battono al petto, tumb, tumb, tumb, tumb, e il pianto che era rimasto nella strozza gli viene su, ora, ma siccome corre le lacrime si asciugano in faccia o si affacciano appena sul ciglio degli occhi e volano via.
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La vita dei ragazzini dei vicoli gira attorno al Fosso. Un luogo che tutti da adolesenti abbiamo frequentato – nel mio caso era il ponte – un posto in cui ci si sente liberi, lontano dagli adulti. E’ il luogo delle confidenze, degli scherzi e dei primi amori. Ma il Fosso è diverso, perché di giorno è il luogo dei ragazzini, ma di notte quello dei tossici. Un luogo in cui – ancora una volta – convivono purezza e brutture, amore e criminalità.
L’episodio difficile da cancellare ( e ancora una volta con musiche in sottofondo radicalmente diverse) è quello in cui Mariarosa, l’innamorata di Lello, dorme beatamente tra le braccia del protagonista e a pochi metri dalla scena, che strapperebbe tenerezza, commozione, si consuma un omicidio.
Mariarosaria si è svegliata. Le prende la testa e la aiuta a tirarsi su, mettendola di spalle al corpo morto. Le gira le braccia intorno alla vita, la sua pancia dietro la schiena, la tiene su come uno scheletro di legno tiene su uno spaventapasseri. Lei si divincola con una certa violenza, gli dà una botta col culo, ma è come intontita, il torpore ancora la morde, e infatti si rimette seduta. Poi tira su la testa, per quello che riesce. Fa per alzarsi, lui scatta e di nuovo si offre in aiuto, la prende e fa in modo che la sua fronte non guardi dove lui non vuole che guardi. Lei si stizza ancora di più allora, dice toglimi le mani di dosso, in quel dormiveglia spara un vaffanculo e prova a urlarlo ma le parole le vengono fuori ammappate. A Lello gli viene un sorriso ma lo abortisce quasi di colpo.
Ci si può abituare alla morte, all’orrore? Forse se questa è l’unica realtà che si conosce… la risposta è inevitabile: sì. Anche le aziende fabbricano morte, per questo il papà di Lello è in cassa integrazione, la voce sui dipendenti che si ammalano passa di bocca in bocca e i padri di famiglia devono fare delle scelte. Tutto è inquinato nella terra dei fuochi, la droga gira tra i ragazzi come se fosse acqua, le sparatorie sono all’ordine del giorno, la giovinezza, la spensieratezza di tutte le generazioni sembra perduta per sempre. Perché l’unica lingua che incontrano è quella della violenza. Cosa può salvare un paese che soffre, e muore sotto i colpi della criminalità? La risposta in qualche modo ce la dà Lello: l’amore salva.
Tutte le promesse è…
“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere” diceva Bertold Bretch. Tutte le promesse ci mostra tante sfaccettature delle ingiustizie. Ci mostra i colpevoli e anche quelli che lo diventano perché tacciono, o perché credono di fare la cosa giusta come Nonna Parolisi. Ci mostra l’amarezza di un giovane che subisce abusi e ingiustizie ma è ancora, nonostante tutto, capace di amare. E l’amore, per la gente, per il lavoro, per la cultura è l’unica cosa che può salvarci.
La giovinezza è qualcosa che lentamente muore. (…) Ogni volta alla stessa maniera, non si
scappa, non c’è alcuna salvezza, il finale è quello, scontato e ripetuto, ma anche il più efficace, in un certo senso. È così che accade, adesso, qui. Il corpo, attraverso la carne, cerca la sua
via di fuga, quella più praticabile. Mentre l’anima, attraverso la stessa carne, si illude di esistere, e di essere giudicata degna di una vita eterna.
Di questo libro ho segnato tantissime frasi. Di alcune mi è sfuggita la profondità, ma in quello Billy mi è venuto in aiuto. L’avrei divorato, l’ho divorato, e la lettura consapevole condivisa ha rallentato la “digestione” del libro, mostrandomi sfumature e messaggi che forse, mi sarebbero sfuggiti.
Consigliato per chi ha voglia di leggere una storia forte, che suscita domande e riflessioni, anche a distanza di giorni dalla fine del libro.
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