E poi ci sono io.
La trama
«Tutto quello che si rompe, comprese le persone, si può aggiustare. Ecco come la penso io.» A soli diciassette anni, Charlotte Davis ha già trovato un rimedio per calmare la sofferenza che prova. Per non pensare all'amato padre che ormai non è più con lei, per non pensare alla sua migliore amica che l'ha lasciata, per non pensare a una madre che da molto tempo non la capisce, a Charlie basta avere a portata di mano un pezzo di vetro. Un coccio di bottiglia, un gesto secco, un taglio sulla pelle: e dentro si fa largo una specie di sollievo. Charlie è ricoverata in un istituto psichiatrico di St. Paul, nel Minnesota, un microcosmo abitato da altre ragazze come lei, ragazze sole, ognuna un mondo da decifrare, ognuna intrappolata in un diverso dolore. Boccioli di donne ancora troppo chiusi, duri, terrorizzati dall'aprirsi alla vita, sprovvisti di misure di difesa e dunque trascinati via dalla corrente dell'autolesionismo. Le ragazze tra di loro si prendono in giro, si raccontano, immaginano il futuro, c'è chi vorrebbe uscire di lì e chi invece vuole restare al riparo di quelle mura. Charlie, al momento delle dimissioni, non sa dove andare, dato che la madre non la vuole con sé. Sarà allora nella lontana Arizona, dove il sole è rovente e un amico l'aspetta, che potrà provare a riconquistare uno spazio di gioia e nuovi progetti. Il lavoro in una tavola calda e certi inattesi incontri sono linfa benefica, ma quel suo debole entusiasmo viene deluso in fretta: per ricominciare davvero, allora, cosa serve? E poi ci sono io è una storia viscerale, aspra e dolce come i diciassette anni di Charlie, un romanzo che parla di adolescenza con onestà, guardando dritto negli occhi di chi pensa di non farcela e crede di essere destinato a scivolare per sempre; è una storia fatta di cadute, improvvise speranze e ripartenze, che ci ricorda quello che siamo stati e quale coraggio serve per riprendere la strada.
– Ruvido –
E poi ci sono io è difficile, frammentario, a tratti molto inteso. Eppure non sono riuscita a immedesimarmi in Charlie. Non sono riuscita a comprendere la sua sofferenza. Non ho capito il perchè di certi atteggiamenti, nè sono riuscita a seguire il filo dei suoi pensieri.
La storia è quella di una ragazza che si taglia. Si ferisce per annullarsi. E’ stata picchiata dalla madre, ha perso il padre e ha vissuto per strada. Il romanzo si apre con Charlotte all’interno di una clinica psichiatrica. Come lei ci sono altre ragazze, tutte descritte con i suoi occhi. Poche pagine dopo a “Sorella Muta”, come viene chiamata da alcune sue compagne, si presenta l’occasione di uscire. Ma il mondo reale non è la risposta, è solo l’inizio di una lunga battaglia con sè stessi, il mondo, la droga e le altre persone, e ancora una volta la 17enne si ritroverà sola ad affrontarle.
[amazon_link asins=’B075CXCRY3′ template=’ProductAdDESTRA’ store=’lalettricecon-21′ marketplace=’IT’ link_id=’482ca90c-aaad-11e7-ab41-01d7a81d3fb2′]Faccio i maledetti esercizi di respirazione per tutto il tempo che posso, finchè non mi ritrovo praticamente a rantolare, e poi prendo il taccuino, perchè i disegni sono le mie parole, sono le cose che non posso dire, e le libero sui fogli con la storia di una ragazza che pensava di piacere a un ragazzo, uno che forse poteva salvarla da se stessa, ma alla fine lei era soltanto una cretina, una cretina, perchè in realtà lei è una pazza fuori di testa, ma se ce l’avesse fatta a superare quella notte, ci sarebbe stata un’altra possibilità, un altro giorno.
Forse, forse, forse.
Nei pensieri di Charlie non fa altro che aleggiare Ellis, la sua migliore amica. Con lei si “sballava” e si annientava. Di quel tempo è rimasto solo il ricordo e Mickey, il ragazzo che proverà a salvarla, l’antitesi di Ryan che la trascinerà sempre più in basso. Charlotte vive un’estenuante lotta interiore: tra una pagina e l’altra, tra una riga e l’altra, si avverte la continua tensione tra quello che è, quello che potrebbe essere e quello che vorrebbe diventare.
Sono così incompiuta. Non so dove sono tutti i pezzi di me, come metterli insieme, come farli restare attaccati. E nemmeno se prima o poi ci riusicirò.
E poi ci sono io è…
È stato ostico, poco scorrevole, appunto, ruvido. Lo stile frammentario non fa per me. Paragrafi corti, pensieri slegati… Non è il genere di scrittura che apprezzo perché rende difficile, almeno per me, l’immedesimazione. Quello di Glasgow è uno stile voluto, per rendere al meglio gli stati d’animo tormentati della 17enne Charlotte. Però ho fatto fatica a superare alcuni punti, mentre altri li ho divorati. Consigliato per chi ha voglia di immergersi in una storia complessa, in cui a far da protagonista è il disagio e l’incomprensione di una generazione allo sbando.
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