Butcher's crossing
La trama
"Bastava un solo sguardo, o quasi, per contemplare tutta Butcher's Crossing. Un gruppo di sei baracche di legno era tagliato in due da una stradina sterrata e poco oltre, su entrambi i lati, c'erano alcune tende sparse". Ecco lo sperduto villaggio del Kansas dove, in una torrida giornata del 1873, giunge Will Andrews, ventenne bostoniano affamato di terre selvagge. L'America sta cambiando, la ferrovia in breve scalzerà la tensione verso l'ignoto che aveva permeato il continente, lasciando solo il mito della frontiera. Eppure, il giorno in cui Will sente sotto i piedi la sua terra promessa, esiste ancora la caccia al bisonte, un'esperienza portentosa, cruenta e fondante, archetipo della cultura americana. È questo che il ragazzo vuole: dimenticare le strade trafficate ed eleganti di Boston e rinascere in una terra che lo accolga come parte integrante della natura. Ma in questi luoghi lontani dalla costa orientale e dalla metropoli gli uomini sono legnosi, stremati dall'attesa di un riscatto mai ottenuto e negli occhi custodiscono tutta l'esperienza del mondo. La caccia, l'atroce massacro di cui Will si rende complice, è un momento in cui si addensano simbologie, dove il rapporto tra l'essere umano e la natura diventa grandiosa rappresentazione, ma soprattutto è un viaggio drammaticamente diverso da ciò che il ragazzo si aspettava, da quel che immaginava di scoprire su se stesso e sul suo paese.
– Enigmatico –
Butcher’s crossing di John Edward Williams, è per me enigmatico. Non penso che lo sia in senso assoluto, ma per me lo è stato. Mi sono piaciuti tanti passaggi, altrettanti li ho trovati ostici e…enigmatici. E’ il romanzo d’esordio di Williams e non si può avvicinarsi con l’aspettativa di trovare un altro Stoner. Eppure i punti in comune ci sono. E’ la storia di Will Andrews, che parte alla ricerca di sé stesso. Abbandona gli studi ad Harvard e con tutti i soldi che possiede mette su un gruppo per andare a caccia di bufali. La partenza è per metà settembre e la caccia si apre nel migliore dei modi. Facile, troppo facile. Purtroppo per loroe a causa del cacciatore Miller, i quattro avventurieri verranno sorpresi dall’inverno e la caccia si trasformerà in una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Particolarissimi i compagni di viaggio, che attraverso frasi e comportamenti vengono disegnati da Williams in modo sublime. Qualcuno è insopportabile, qualcun altro solamente triste.
Il racconto si apre con l’arrivo di Will a Butcher’s crossing, per guardarla bastava uno sguardo, per dimenticarla probabilmente non sarebbe bastata una vita intera.
Durante la notte fu svegliato più volte da suoni che alla sua mente, a metà tra sonno e veglia, parevano confusi. In quegli istanti si guardava intorno, ma nell’oscurità totale non riusciva più a distinguere i muri, i confini della stanza e aveva la sensazione d’essere cieco, sospeso nel nulla, immobile. Sentiva che quelle risate, quelle voci, quei tonfi e quei cigolii soffocati, quei tintinnii di briglie e finimenti provenivano tutti dalla sua testa e continuavano a vorticarci dentro come il vento in una sfera cava. A un certo punto gli parve di udire la voce, e poi la risata, di una donna molto vicina, forse giù nell’atrio, o in una delle stanze. Restò sdraiato per un lungo istante, ad ascoltare con attenzione. Ma non la sentì più.
In questo passaggio si può riconoscere lo stile di Williams, ed è soltanto l’inizio. Will incontrerà e perderà dei compagni di viaggio, incrocerà un amore ma soprattutto troverà sé stesso.
Butcher’s crossing è…
Consigliato per gli amanti del western, delle ambientazioni selvagge e per chi ama i romanzi di formazione. Perché Will è partito in un modo e non tornerà mai più come prima. “Solitudine” sembra essere la parola chiave. Un paese sperduto, una caccia solitaria, il perenne silenzio rotto dalla paura e un gruppo di uomini che comunica a fatica. Ingredienti insoliti per un libro che è tutto tranne che scontato.
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