Appuntamento fisso con la rubrica Gli incipit dei libri. Oggi tocca a La madre di Eva (Neo edizioni) di Silvia Ferreri. Con questo libro, e con questa casa editrice, è stato un colpo di fulmine. Comprato al Salone del Libro di Torino sono rimasta colpita dalle prime due righe di trama, quando l’ho aperto non sono più riuscita a staccarmi. La madre di Eva è un libro ricchissimo in cui a trionfare è l’amore, l’unica cosa che conta. Un inno struggente, una storia particolare, un libro coraggioso e per me indimenticabile.
Sono qui Eva, sono accanto a te. Sono seduta nel corridoio freddo di fianco alla sala operatoria, dove tu sei sdraiata, nuda, per l’ultima volta donna, bambina, femmina. Non mi senti e non mi vedi ma sono qui. Non ti lascio. Ho promesso che ci sarei stata fino alla fine e sono qui. Ti ho portata in capo al mondo a farti smembrare come un agnello sacrificale e resto con te fino al compimento di questo sacrificio estremo. Fino a quando tu non sarai più tu e al posto tuo ci sarà una persona nuova. Mi hai detto: «Non te ne andare mamma, non mi lasciare mentre sono lì dentro». Mi hai detto: «Non andartene nemmeno per un minuto, nemmeno un attimo che se mi dovessi svegliare ho bisogno che tu sia lì». Io so che non ti sveglierai per ore, ma lo stesso non mi muovo. Ti ho fatto una promessa e mi sembra che lasciare questa sedia sia un cattivo presagio. Qualcuno ogni tanto mi porta un bicchiere con dentro qualcosa, tè, caffè, succo, non me lo chiedono, passano e lo depositano sulla sedia accanto a me. Alzo gli occhi per ringraziare. Mi trattano come un animale abbandonato, come qualcuno da nutrire perché altrimenti si lascerebbe morire. In pochi conoscono il mio nome. Mi chiamano semplicemente la madre. Come fossi un archetipo, la matrice, la madre di tutti, di tutte le creature, donne e uomini che vanno portati in salvo verso approdi sicuri. Non dicono più nemmeno la madre di, semplicemente la madre.
La madre di Eva
La trama
Una madre parla alla figlia tra le mura di una clinica serba. Al di là di una porta stanno preparando la sala operatoria. Eva ha appena compiuto diciotto anni e da quando è nata aspetta questo momento. Vuole cambiare sesso sottoponendosi all'intervento che la renderà come si è sempre sentita: uomo. Sua madre le parla col corpo, perché è il corpo ad essere sbagliato, ingannevole, traditore, un corpo come il suo che la natura stessa vuole negare. In un dialogo senza risposte, sospeso tra l'immaginato e il reale, la madre racconta la loro vita fino a quel momento, ne ripercorre i sentieri come muovendosi in una terra straniera. La sua voce è concreta, toccante, vivida e parla di una lotta che non ha vincitori né vinti, per cui non esiste resa, in cui la forma più pura dell'amore diventa bifronte e feroce.
(Qui la mia recensione)
Lascia un commento