I pionieri
La trama
Nella Sicilia della fine degli anni '80, i genitori di Enrico Belfiore hanno un'unica passione - la politica, il Partito, il comunismo - e seguendo principi ben chiari hanno educato i figli: mai una gita al mare, mai una vacanza, mai fraternizzare con le famiglie che votano Dc, niente vestiti di marca, mai cedere al consumismo, presenza obbligatoria alle manifestazioni e alle marce per la pace. Michele, il padre, è il vicesegretario regionale del Pci; Luisa, la madre, sta cercando da anni di laurearsi in Psicologia; Chiara, la sorella maggiore, andrà presto via di casa per studiare all'università e sobilla il fratello alla rivolta, anche perché - dice sadica - i genitori presto si separeranno. Sì perché Enrico, diversamente dal suo amico Renato che pensa solo a essere un bravo comunista, vuole essere un ragazzino normale, avere le scarpe che hanno tutti, giocare a calcio, mettersi con la compagna di classe di cui si è innamorato e che cerca disperatamente di conquistare anche se è figlia di costruttori, vuole scrollarsi di dosso quella fama noiosa di piccolo sovietico. E durante il suo primo anno di scuola media lavorerà strenuamente alla propria "liberazione", tra litigi con Renato, comizi e riunioni in sezione, bugie ai genitori e nuove amicizie (tutte da evitare in teoria). Solo che un pizzico di fortuna servirebbe per non essere scoperti Da una provincia marginale, con un passo comico disarmante Luca Scivoletto racconta la fine del più grande partito comunista d'Europa, la caduta del Muro di Berlino e la Svolta di Occhetto, il crollo del Pci nelle parole di un ragazzino quasi adolescente in lotta per la propria indipendenza. L'esordio letterario nostalgico e scanzonato di uno dei più talentuosi sceneggiatori italiani della nuova generazione.
– Ironia –
I pionieri di Luca Scivoletto ( Fandango) è un storia divertente, nostalgica, di riscatto. Un racconto per ragazzi, un romanzo per adulti.
Quando Fandango mi ha proposto di leggere questo romanzo ero un po’ titubante: mi fanno paura i racconti ironici perché ho sempre paura di non riuscire a capirli, ma con I pionieri è stato tutto facile. Poche righe e mi sono calata perfettamente nel clima del Paesone, un piccolo centro della Sicilia in cui le persone si dividono tra fascisti e comunisti. Siamo nel 1989, il crollo del muro di Berlino è una questione di mesi e il nostro protagonista, che si chiama Enrico in onore di Berlinguer, sta per affrontare il primo di tanti cambiamenti: l’inizio della scuola media.
Il racconto di Scivoletto scorre via veloce perché a raccontarcelo è un pre adolescente che con semplicità e simpatia ci descrive un mondo che io ho conosciuto solo a posteriori. Enrico è il figlio di Michele Belfiore, il sindaco. Michele e Luisa sono una coppia diversa dalle altre: non hanno ancora divorziato, entrambi sono comunisti e… Luisa tira su i figli praticamente da sola:
Mai una vacanza, mai una gita al mare, mai una cosa normale nella sua famiglia. La loro esistenza era stata segnata dal quello stile di vita senza orari, senza regole, senza abitudini. Solo politica, sempre politica.
La vita gira tutto intorno alla carriera di Michele, ai comizi ai quali andare, alle persone da ascoltare, al telefono da non poter ignorare. Se Enrico è cresciuto a pane e politica, il comunismo è un modo di pensare, di comportarsi, di parlare, Chiara – la sorella maggiore – sembra impermeabile al comunismo, alle elezioni, alle polemiche e alle divisioni tra neri e rossi.
I pionieri si apre con l’impazienza di Enrico che sta per cominciare la scuola e purtroppo per lui non frequenterà una sezione facile, basti pensare che dopo la caduta del muro di Berlino, la prof. sulla lavagna scriverà (con grande soddisfazione): “Fascismo vent’anni di vittorie. Comunismo settant’anni di sconfitte”.
Accanto ad Enrico il migliore amico Renato, senza ombra di dubbio il personaggio più interessante del libro. Renato è estremo, eccessivo, ossessionato dalle regole, amante del comunismo. Non scende a compromessi, non compra scarpe americane, non guarda film americani, non frequenta i compagni democristiani e figuriamoci i fascisti, ama il cineforum e cerca un passaggio segreto per entrare nella base Nato nascosta nel bosco. Renato è un giovane vecchio cresciuto all’ombra del padre, il grande Pietro, amato da tutti, anche dai nemici.
A colpo d’occhio la diversità di Enrico e Renato è sorprendente: non sono vestiti come gli altri, non ascoltano i Duran Duran, non guardano Ritorno al futuro, non frequentano l’ora di religione. Se Renato si fa scudo e sfoggia con orgoglio questa sua diversità, Enrico è ancora alla ricerca della propria identità. In casa sua sono appunto comunisti, Luisa e Michele in maniera diversa, ed Enrico a un certo punto sente solo il desiderio di affrancarsi, o meglio, omologarsi alla massa. Enrico si innamora di Alessia, la ragazza più popolare della scuola e vuole soltanto indossare le Reebok come i suoi compagni, giocare a calcio, magari guardare Bim bum bam anche se va in onda sulle reti di Berlusconi e lasciare per una volta la politica fuori dalla porta di casa.
Intanto in casa Belfiore e nel mondo circostante le cose si complicano: Michele è sempre più sotto pressione e la sua presenza nel PCI è fondamentale, non può rendersi irreperibile adesso, mentre Luisa scalpita perché dopo tutti questi anni non è ancora riuscita a scrivere la sua tesi in psicologia, Chiara sta per partire per l’università ed Enrico… Enrico rischia di perdere il suo migliore amico e la stima dei genitori ai quali sta rifilando bugie su bugie.
Memorabile il capitolo in cui i due ragazzi si recano al comizio di Ingrao: lo aspettano per ore, Renato emozionato, Enrico decisamente a disagio:
Finirono il cono gelato. Diversi compagni nel frattempo erano passati davanti a loro. Alcuni li avevano salutati, qualcuno aveva guardato Enrico con insistenza, quasi con sorpresa. Cosa ci faceva lì il figlio di Belfiore? Enrico li conosceva un po’ tutti, ma non c’era nessuno di quelli più vicini a suo padre. C’era un motivo perché né i suoi, né molti dei loro compagni erano venuti a salutare Ingrao? Enrico cominciò a sentirsi come se lo avessero portato a una festa di parenti di parenti, dove tutti sanno vagamente chi sei ma non ti fanno sentire parte della famiglia. Per la prima volta nella sua vita, Enrico si sentiva fuori posto tra i compagni, avvertì tra loro qualcosa che non sapeva definire, una specie di imbarazzo un po’ rancoroso. Non tutti erano come Simonetta, che ti dicevano le cose in faccia senza pensarci troppo, come probabilmente si usava in Toscana. In Sicilia era diverso. Gli sembrava che i compagni di quella piazza volessero trasmettergli il loro distacco, come se Enrico, pur con tutto l’affetto, non potesse essere perdonato. Sembrò quasi voler rispondere a tutti quei compagni, anziché a Renato, quando, tornando verso il palco, Enrico disse all’amico che per avvicinarsi ad Alessia, non aveva soltanto iniziato a frequentare il gruppo di Rosario, ma aveva anche iniziato a giocare a calcio.
Tra stralci di servizi in Tv, comizi, e autografi di Occhetto, Scivoletto dipinge con grande ironia un mondo in pieno cambiamento: il comunismo al suo declino, il fascismo che si nasconde nell’ignoranza, la voglia di ribellione affidata ai giovani… e così all’improvviso arriva la svolta (tutt’altro che moderata) di Enrico e Renato, che per motivi diversi si affrancheranno, sfideranno i propri limiti e conosceranno nuovi porti. Come? Ovviamente vestendo i panni de I pionieri con tanto di divisa, bandiere comuniste e tanta curiosità sulle spalle. Così partiranno alla volta del bosco, alla ricerca di se stessi regalandoci un finale che si può descrivere con una sola parola: orgoglio.
I pionieri è…
Un romanzo carico di ironia e al tempo stesso nostalgia. Scivoletto racconta con leggerezza i turbamenti degli adolescenti alla ricerca della propria identità. Desiderio di affrancarsi, di sentirsi prima diversi, poi simili; la voglia di essere accettati… e ancora Scivoletto dipinge la vita in un paese siciliano in cui non detti sono all’ordine del giorno, ci racconta un mondo in veloce trasformazione con i sogni rivoluzionari da mettere nel cassetto. La politica vista con gli occhi di due ragazzini mi ricorda il mio amore per la cosa pubblica. Innamorata di comizi (le maratone di Mentana non c’erano ancora) e programmi di approfondimento, mi sentivo un po’ come Renato: pronta a lottare contro i mulini a vento, con la differenza che io non sognavo una vacanza studio in Unione Sovietica.
I pionieri è divertente e scorrevole ma non per questo privo di spessore. Ho apprezzato tutti i personaggi, persino quelli odiosi. Un esordio super promosso.
Consigliato per i nostalgici, per chi ha voglia di tornare bambino, per chi ricorda gli anni Novanta, per tutti quelli che hanno vissuto, o stanno vivendo, trasformazioni importanti. Riderete, sorriderete a alla fine non potrete nascondere la soddisfazione.
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