La trama
Corpo incompiuto, difettoso, sbagliato. Bianca è questo: nata con una patologia congenita che le ha deformato le mani e i piedi, fino all'adolescenza ha trascorso molto tempo all'Istituto Gaslini di Genova, l'ospedale dei bambini, dove è stata sottoposta a innumerevoli interventi. I suoi ricordi d'infanzia hanno il colore del mare incorniciato dalle finestre della sala gessi e l'odore di cloroformio, collodio e patatine gommose.
Adesso Bianca ha trent'anni e ha scelto di fare il medico, però il suo camice non è immacolato come quello dei dottori che l'hanno curata, è macchiato, stropicciato, non riflette il dolore come uno scudo ma lo assorbe. Le cicatrici che le ricamano la pelle le hanno marchiato l'anima, e anche l'amore appassionato di Cesare, che fa sentire Bianca viva come non mai, non le basta per non sentirsi diversa, diversa e sbagliata. Bianca ha bisogno di un senso, di dare un significato al suo corpo che non è come l'avrebbe desiderato, e per imparare ad abitarlo prova a tornare indietro nel tempo. Ripercorre i giorni in ospedale, quando si sentiva un burattino di legno fallato, racconta le storie dei piccoli pazienti come lei, e poi rievoca i volti e le voci degli uomini che negli anni successivi avrebbe amato.
A guidarla nel viaggio ci sono i suoi fantasmi: quello di Giannina Gaslini, bambina per sempre, morta a undici anni per una peritonite non diagnosticata, e quello di suo padre Gerolamo, che costruì l'ospedale per non impazzire di dolore dopo la scomparsa della figlia. E sarà anche grazie a loro che Bianca riuscirà ad accettare se stessa e a sentirsi non più carne malfatta, ma carne viva, palpitante. Intera.
Con una scrittura luminosa e venata di lirismo, Ilaria Scarioni, qui al suo esordio narrativo, ci porta per mano nei vicoli di una Genova schietta e un poco scontrosa come i suoi abitanti, e racconta la fatica di tutti noi, alla ricerca del nostro posto nel mondo e della nostra parte più vera.
Ilaria Scarioni, milanese d'origine, vive e lavora a Genova. Quello che mi manca per essere intera è il suo primo romanzo.
– Doloroso –
Quello che mi manca per essere intera di Ilaria Scarioni è un libro pieno di dolore ma anche di voglia di riscatto. La storia di una lotta contro i demoni interiori, la malattia e il costante senso di inadeguatezza.
Bianca è una donna che ha scelto di diventare medico per curare il suo, e il dolore degli altri. Ha trascorso l’infanzia entrando e uscendo dall’ospedale Gaslini, la struttura che ogni giorno accoglie mamme disperate, piene di speranza, abbattute, combattive e accumunate quasi tutte dalla stessa cosa: il dolore.
Bianca ha una malattia che ha reso il suo corpo diverso da quello degli altri. Il suo sogno è quello di indossare le scarpe con il tacco, scarpe belle, eleganti e non le tanto odiate ballerine. Sogna di non dover più nascondere la sua mano destra ma soprattutto spera che il suo buco nero sparisca.
Tutti abbiamo dentro un buco nero, una ferita aperta che nei momenti di sconforto rischia di inghiottire tutto, specialmente le cose belle. La protagonista ne ha uno che fa continue incursioni nella sua vita, la scoraggia, a tratti la travolge e alla fine forse riuscirà a sparire e a lasciarla in pace. O forse no, perchè i buchi neri li abbiamo tutti ed è difficile immaginare la vita senza. Bianca vive una storia d’amore con un fotografo, proprio lei, che da sempre odia essere fotografata.
Sono nuda. Sento gli occhi di Cesare posarsi sulla mia schiena, scendere giù alle natiche, soppesarle, allungarsi dalle cosce ai polapacci, piccoli e atrofici, fino alla caviglia, larga, sgraziata, ricamata malamente dalle cicatrici (…). Il suo sguardo quando è così crudo, mi fa ritornare bambina, con i medici tutti intorno a me. Durante quelle visite che mi parevano eterne, sentivo freddo alla schiena, come se la mia anima, cadendo, precipitando, si congelasse. Non mi piace che mi si guardi così come carne difettosa, venuta male.
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Le descrizioni della vita in ospedale mi hanno sconvolta. Non perchè fossero dure o impietose ma mi hanno sconvolta nella loro verità e semplicità. I pazienti costretti a stare in pigiama, i medici che usano il camice bianco come tratto distintivo, un Mar Rosso che si allarga tra le corsie. La vita di queste ragazzine costrette a fare i bisogni nella padella, di fronte alle amiche, i ritmi scanditi dalle visite di medici, infermieri e volontari.
Il dolore viene guardato, analizzato e valutato:
Il dolore degli altri, spesso, è così bello, ci fa stare bene, ci consola. Anche se non si può dire, le disgrazie altrui ci fanno sentire delle persone migliori, anche solo per il fatto di essere noi i salvati. I sopravvissuti.
Quello che mi manca per essere intera è…
Introspettivo, convincente, doloroso e bellissimo. Ilaria Scarioni ha una bella scrittura e riesce ad arrivare dritto al cuore, non si nasconde, è sincera. Libro consigliatissimo ma di certo non è quel tipo di racconto da leggere per evadere. Serve a riflettere e a capirsi, un po’ di più.
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