Frieda
La trama
Una grande rivelazione letteraria.
La Frieda che dà il titolo a questo sorprendente romanzo è Frieda von Richthofen, figlia di un alto ufficiale tedesco, cugina del Barone Rosso e musa di D.H. Lawrence, il chiacchierato e geniale autore dell’Amante di Lady Chatterley. Donna dalla personalità eccezionale, è lei la grande fonte d’ispirazione e di passione del protagonista e voce narrante del romanzo, Joachim von Tilly. Questi,rampollo di una famiglia di conti tedeschi, sembra destinato a seguire le orme paterne a capo delle acciaierie di famiglia. Nella bellezza della Capri del primo Novecento, Joachim avverte tuttavia la possibilità di un’altra vita. Inizia allora per lui una fuga senza fine, costellata d’incontri, amori, speranze e tradimenti. Una fuga che lo porta da Vienna e Berlino fino a Buenos Aires, dove lo attendono le risposte alle tante domande lasciate in sospeso. Attraverso le vicende di Joachim, Palomar ci consegna un ampio e originale affresco ambientato tra il declino della Belle Époque, i vorticosi anni Venti e il crollo del nazifascismo. Pubblicato in poche copie nel 2015 da un piccolo libraio-editore milanese e ora presentato in una versione largamente rivisitata, questo grande romanzo, classico e modernissimo al contempo, rivela finalmente a un pubblico vasto uno dei nuovi autori più promettenti di questo scorcio di secolo.
– Ricchezza –
Frieda di Chritophe Palomar (Ponte alle Grazie) è una storia d’amore, un racconto d’avventura, un libro storico, un romanzo di formazione, una confessione. Sì, Frieda è tutte queste cose insieme.
Cosa ho amato di Frieda? Proprio questo. Il fatto che in questo romanzo siano mescolati diversi elementi tenuti insieme da una prosa calda, avvolgente e per assurdo anche rassicurante. Difficile da spiegare la sensazione che ho provato, ma fin dalle prime righe mi sono sentita parte della storia e vi riporto l’incipit di Frieda, così capirete:
Tanto vale dirvelo subito, io non sono di qui. D’altra parte nessuno è veramente di qui. Qui si è soltanto di passaggio. Per andare dove, francamente, non lo so. Non in Cile in ogni caso e la Bolivia non è così vicina. Allora che cosa fa questa gente se non bere e aspettare? E aspettare cosa, chi? Guardate come mangiano, mangiano come animali. I loro gesti sono quelli dei grandi primati. Fanno quasi paura.
Chi può dire il perché di una tale agitazione? Sarà per via della furia legittima di una divinità dimenticata? O per via di questo vuoto che mangia il cervello degli uomini? O per la carne di coniglio? È che questo posto è pieno di conigli che corrono in tutte le direzioni e gli uomini dietro di loro, curvi come bestie ad aspettare che le trappole si richiudano sui ciuffi d’erba in movimento. Perché qui il vento soffia in continuazione, lisciando l’erba e le rocce e producendo suoni strani. Forse è a causa del vento che non parlano. Avete notato come tacciono? Anche in gruppo, anche ubriachi. Sembrano cani solitari. Non lo so, è molto curioso. Niente a che vedere con il resto del paese. Niente a che vedere nemmeno con gli altri Paesi… Ma vengo meno ai miei doveri, prego prendete posto. Posso offrirvi da bere? Sarete molto provato da questo lungo viaggio.
Come avrete capito dal mio accento, sono di Hannover. Insomma, la mia famiglia è di Hannover. Sono l’undicesimo discendente del conte von Tilly, il vincitore della battaglia di Weissenberg. Così insegnano nelle scuole, vero? Ma come, non avete mai sentito parlare della guerra dei Trent’anni?
Sono nato verso la fine dell’inverno, figlio di un uomo indaffarato e di una donna assente.
Così si rivolge direttamente a noi il conte von Tilly, raccontandoci della sua infanzia che potremmo definire, per paradosso, difficile. Ed è così che si crea una sorta di intimità tra il lettore e il protagonista che si mostra per quello è: un ragazzino in gabbia. La voglia di evasione e la salute cagionevole saranno i compagni di viaggio nelle pagine di Frieda. E così il nostro conte von Tilly che tutto fa tranne continuare la tradizione familiare, si ritroverà ad attraversare uno dei secoli più controversi della storia: il Novecento. Con lui e Gustav viviamo una Vienna in pieno fermento culturale, ci innamoriamo dei quadri di Schiele, un altro personaggio presente/assente:
Schiele ci ascoltò scambiare qualche parola sull’arte del carboncino. In quel momento, un pensiero insolito mi attraversò la mente: pensai che se fossi stato donna, avrei desiderato follemente quel ragazzo.
Il declino della Belle Epoque, il fermento degli anni Venti e la nascita dei regimi totalitari e poi l’inevitabile dissolversi. Tutto questo lo viviamo indirettamente attraverso Joachim, Gustav, Frieda, Sandra e tutti i personaggi che si affacciano sulla vorticosa scena.
Dal chiasso dei bordelli di Napoli passando per i tranquilli, almeno all’apparenza, paesaggi di Capri, scenario perfetto per un amore segreto e tormentato per Frieda von Richtofen, la musa ispiratrice di D.H. Lawrence, primo amore del conte e croce e delizia durata una vita intera. Ma non finisce qui, perché Palomar ci mostra anche la vita di Buenos Aires, una vita nuova ma che si tinge di malinconia… e poi quel maledetto senso di colpa, alla fine della Guerra per il semplice fatto di essere tedeschi e in salute.
Questa volta ho fatto decisamente un passo indietro e praticamente non vi ho raccontato nulla, posso solo dirvi: “Godetevi Frieda”. Io l’ho letto in un momento difficile e ho potuto, almeno per un po’, dimenticare tutto il resto e perdermi qui, con Joachim e le sue sventure. Incredibile che Frieda sia un esordio. Nel 2015 venne pubblicato da Utopia Editrice di Milano e venne selezionato per il Premio Campiello opera prima ma dovette rinunciare a partecipare per la tiratura troppo bassa e la conseguente
mancanza di copie da inviare ai giurati. Ponte alle Grazie l’ha ripubblicato nel 2020.
Fieda è …
Faccio fatica a raccontare un libro così e non perché sia difficile ma perché non vorrei mai togliervi il gusto della scoperta e della sensazioni che vi susciterà la penna di Palomar.
Quest’anno mi è capitato di leggere libri giudicati strepitosi perché hanno quella dimensione intima, tinta di empatia, quel contorno commovente in cui chiunque o quasi può riconoscersi… e io sono rimasta indifferente, perché quello che ha commosso alcuni lettori a me è sembrato un artifizio letterario. Ecco, qui non c’è niente di tutto questo perché è tutto vero. Non ho mai avuto la sensazione che i personaggi o la storia fossero stati creati a tavolino. Mi sono lasciata trasportare in questo viaggio dalla Germania a Buenos Aires passando per Vienna, ho osservato persone, alberi… ho intravisto il fantasma di Frieda in ogni sguardo di donna che ho incrociato, ho trattenuto il fiato mentre leggevo l’ultima lettera. Chissà quanti i riferimenti letterari e artistici non ho colto, ma questo non mi impedisce di dire che questo è un libro ricchissimo che meriterebbe molta più visibilità.
Consigliato per tutti gli amanti dei libri di formazione, per chi non può fare a meno di considerare la Storia come una protagonista, per chi vuole compiere un viaggio in cui arte, letteratura e storia si fondono alla perfezione nella figura di Joachim e nel “fantasma” di Frieda.
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