Maggio è da sempre un mese faticoso ma per fortuna ci sono i libri! Oggi vi segnalo le uscite più interessanti di maggio, non ne ho ancora letta nessuna questa volta!
Di lupi, foche e altre cose singolari di Alexandre Vialatte
Cronache dalla montagna di Alexandre Vialatte nella traduzione di Renè Corona (Prehistorica editore) uscirà il 19 maggio. “Di lupi, foche e altre cose singolari” è la prima raccolta della collana dedicata alle cronache scritte con cadenza settimanale da Alexandre Vialatte tra il 1952 e il 1971, per “La Montagne”, lo storico giornale della regione dell’Alvernia, nel cuore del Massiccio centrale, dove ancora oggi pulsa un umorismo incongruo e un sentire che si vuole altro, rispetto alle forme e alle fortunate voghe promosse nei salotti della capitale francese.
La libertà d’ispirazione è del resto l’unico vincolo di questo spirito libero che, da autentico spirito di montagna, si mostra capace di guardare alle cose dell’uomo con la leggerezza e gli occhi nuovi di un escursionista, di un flaneur, di un filosofo. Queste cronache, nel loro insieme, evocano un vero e proprio sapere enciclopedico, ricco di dettagli pittoreschi, notizie curiose, scorci originali di una Francia inedita, per i più ancora tutta da scoprire.
La ninfa costante di Margaret Kennedy
La ninfa costante di Margaret Kennedy (Fazi Editore) nella traduzione diSabina Terziani uscirà il 19 maggio.Margaret Kennedy, grande autrice del Novecento inglese ingiustamente dimenticata, torna nelle librerie italiane con La ninfa costante, il suo capolavoro: all’epoca dell’uscita un successo da un milione di copie che fu pubblicato in quindici paesi e conobbe una serie di fortunati adattamenti teatrali e cinematografici. Il compositore Albert Sanger vive in un cottage sulle Alpi austriache con la sua numerosa famiglia: il cosiddetto Circo Sanger, composto da lui, sua moglie – la terza – e sette figli, tra i quali spicca la scaltra quattordicenne Teresa, da sempre innamorata di uno degli amici del padre, Lewis Dodd. Presso l’allegra compagine trovano regolare ospitalità artisti e musicisti provenienti da tutta Europa, in una festa continua. Quando la morte di Sanger interrompe bruscamente l’idillio alpino, la famiglia della sua seconda moglie decide di intervenire in favore della prole rimasta orfana. Fa così il suo ingresso sulla scena la cugina Florence Churchill, per la quale l’incontro con Dodd è fatale: i due si innamorano all’istante, decidono di sposarsi e di tornare in Inghilterra portando con loro i piccoli Sanger. Ma alla prova del rientro nella civiltà, la loro intesa si incrina molto velocemente: l’impatto con la società inglese e il suo conformismo per lui è troppo. L’impossibilità di una conciliazione tra ordine e sregolatezza appare tanto evidente quanto allettante è l’idea di una fuga…
Un personaggio femminile indimenticabile, una narrazione ricca di grazia e la messinscena dell’eterno conflitto tra anarchia bohémienne e rispettabilità borghese fanno di La ninfa costante una lettura deliziosa.
Viaggiatori del cielo omaggio a Maria Corti a cura di Benedetta Centovalli
Viaggiatori del cielo omaggio a Maria Corti a cura di Benedetta Centovalli (Mattioli 1885) uscirà il 19 maggio. Un omaggio a Maria Corti, “signora degli archivi”, esploratrice instancabile dei percorsi dell’invenzione, del laboratorio segreto degli scrittori, dove si forma un’idea e prende corpo la creazione artistica. Maria Corti (1915-2002), filologa e storica della lingua, dantista controcorrente, semiologa, critica e narratrice, protagonista del Novecento italiano, ha avuto tante vite e molte patrie: la Val d’Intelvi, paese d’origine della madre; Milano, dove ha sempre abitato; il Salento, dove il padre ingegnere lavorava, e Pavia, dove ha insegnato per decenni. Negli anni Ottanta, si è inventata a Pavia un Centro per la conservazione di testimonianze autografe di autori italiani moderni e contemporanei, noto come Fondo Manoscritti, che è oggi uno dei maggiori luoghi di studio della memoria letteraria. Della narratrice restano anche (o soprattutto?) alcuni romanzi importanti: L’ora di tutti, Il ballo dei sapienti, Il canto delle sirene, Cantare nel buio, Ombre dal Fondo, Catasto magico. Si raccolgono in questo agile volume alcune testimonianze di amici (scrittori, poeti, studiosi, giornalisti, editori) che a lei devono la spinta ad essere loro stessi, un debito di riconoscenza che ognuno di loro paga a suo modo, con l’aggiunta di qualche nuovo lettore di oggi: Angelo Stella, Salvatore Silvano Nigro, Francesco Permunian, Anna Modena, Paolo Di Stefano, Fabio Pusterla, Giuseppe Lupo, Paola Capriolo, Mario Andreose, Anna Grazia D’Oria, Giovanna Frene, Laura Pariani, Paolo Mauri, Gian Luigi Beccaria, Antonio Moresco, Francesca Caputo. Il volume è realizzato con il patrocinio di Fondazione Corti, Casa Corti e Premio Comisso. In appendice, due testi di Maria Corti.
Oh William! di Elizabeth Strout
Oh William! di Elizabeth Strout (Einaudi editore) nella traduzione di Susanna Basso è uscito oggi, 10 maggio. «Vorrei dire alcune cose sul mio primo marito, William», esordisce una Lucy Barton oggi sessantaquattrenne aprendo questo capitolo della sua storia, e nell’immediatezza del suo proposito s’intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. Sono passati decenni da quando Lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papà; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell’immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identità. Oggi Lucy è un’autrice di successo, benché ancora si senta invisibile, con le figlie ormai adulte ha un rapporto vitale e premuroso, e da un anno piange la scomparsa del suo adorato secondo marito, David, un violoncellista della New York Philharmonic Orchestra, nato povero come lei. William di anni ne ha settantuno, è sposato con la sua terza moglie, Estelle, di ventidue anni più giovane, e la sua carriera di scienziato sembra agli sgoccioli. Tanta vita si è accumulata su quella che lui e Lucy avevano condiviso. Perché dunque William? Perché tornare a quell’uomo alto e soffuso d’autorità, con una faccia «sigillata in una simpatia impenetrabile» e un cognome tedesco ereditato dal padre prigioniero di guerra nel Maine? Corrente carsica che scorre silente per emergere in imprevedibili fiotti di senso e sentimento, questo matrimonio è ricostruito per ricordi apparentemente casuali – una vacanza di imbarazzi alle Cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffè mattutino – ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un’imperitura, ineludibile intimità. Così è William il primo che Lucy chiama quando viene a sapere della malattia di David; ed è a Lucy che William chiede di accompagnarlo in un viaggio nel Maine alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verità mai conosciute. «Oh William», torna a ripetere Lucy, e in quell’interiezione c’è un misto eloquente di esasperazione per le sue mancanze e tenerezza per le sue illusioni. Un sentimento caldo che si allarga in un abbraccio universale: «Ma quando penso Oh William!, non voglio dire anche Oh Lucy!? Non voglio dire Oh Tutti Quanti, Oh Ciascun Individuo di questo vasto mondo, visto che non ne conosciamo nessuno, a partire da noi stessi?»
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