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Libri dei desideri: le uscite di settembre 2024

libri, i nuovi arrivi nella mia libreria

A settembre cominciano nuove avventure, è tempo di realizzare progetti… almeno per me è sempre stato così, tranne quest’anno. Le uscite a settembre si moltiplicano e io qui come sempre ho fatto una piccolissima selezione.

24 volte la verità di Raphaël Meltz

24 volte la verità di Raphaël Meltz prehistorica editore

24 volte la verità di Raphaël Meltz tradotto da Alice Laverda (Prehistorica editore) uscirò il 27 settembre.C’è Gabriel, un cineoperatore che ha percorso tutto il Novecento con l’occhio incollato dietro la sua macchina da presa: dal funerale di Sarah Bernhardt all’11 settembre 2001 passando per la Pace di Parigi, nel 1919, sarà stato il testimone muto di un mondo caotico e vertiginoso. C’è Adrien, suo nipote, un giornalista specializzato in quelle cose digitali che ormai invadono le nostre vite. E c’è il romanzo che Adien ha deciso di scrivere attorno alla figura del nonno. In ventiquattro capitoli, raccontare una vita. Ventiquattro capitoli come le ventiquattro immagini che costituiscono ogni secondo di un film. Ventiquattro capitoli per tentare di cogliere la verità.

Cosa resta di chi non è più tra noi? Cosa si può dire di conoscere di ciò che si è visto ma non vissuto? Cosa fare, al giorno d’oggi, di tutte queste immagini? ACQUISTA QUI IL LIBRO.

La vita contro di Rita Ragonese

La vita contro di Rita Ragonese (Fazi Editore)

La vita contro di Rita Ragonese (Fazi Editore) è uscito il 6 settembre. Umberto e Angela si incontrano. Lui alla soglia della pensione, alcolista, cresciuto al CEP – esperimento di aggregato popolare affacciato sulla laguna di Venezia – e lei poco più che ventenne, appena uscita dal carcere della Giudecca, proveniente da una rispettata famiglia ottusamente cattolica, la cui infanzia è stata scandita dalle ossessioni di un padre bigotto. Quando si incontrano per la prima volta, Umberto è il serio, scorbutico e apprezzato macellaio di un supermercato di Mestre che porta sulle spalle il peso di una terribile tragedia accaduta vent’anni prima. Abbandonato dalla moglie e dal figlio, trascina la sua esistenza in solitudine.
Angela, ospite di una comunità, arriva al reparto macelleria come stagista, grazie al progetto di recupero proposto dai servizi sociali, al solo fine di ottenere l’affido di Martin, il figlio avuto da Florian, che durante la sua detenzione era stato affidato ai nonni. L’errore di Angela è stato quello di aver ingenuamente creduto alla lealtà del giovanissimo padre del bambino, finendo invischiata, invece, in una serie di attività criminali. Umberto e Angela, dopo un primo momento di collisione, iniziano ad avvicinarsi. Senza volerlo, senza sapere di esserne capaci, finiranno per proteggersi a vicenda, accompagnati dalla lenta scoperta della bellezza, sino all’inaspettato finale.
Con una voce calibrata, emozionante, autentica, l’autrice ci racconta una storia di dolore e riscatto con due protagonisti diversissimi che saranno capaci, tuttavia, di dare vita a un’amicizia virtuosa imperniata sulla solidarietà e il sostegno reciproco.

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Ucronia di Emmanuel Carrère

Ucronia di Emmanuel Carrère (Adelphi edizioni)

Ucronia di Emmanuel Carrère (Adelphi edizioni) tradotto da Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco è uscito il 3 settembre. Nel romanzo di Sarban “Il richiamo del corno”, un ufficiale della Marina britannica sperimenta l’incubo di risvegliarsi in un mondo nazificato, dove i prigionieri-schiavi sono selvaggina per la caccia di un feroce sovrano: un’allarmante rappresentazione della storia come avrebbe potuto svolgersi – o ucronia, come l’ha definita nel 1876 Charles Renouvier. Che nasca dal rimpianto o dalla ribellione, da un credo filosofico-religioso o dall’attrazione per gli infiniti possibili, ogni opera ucronica è destinata a falcidiare certezze, a dinamitare la nostra visione del mondo, giacché insinua il dubbio che la storia sia un gigantesco trompel’œil e che anche la più confortante realtà possa di colpo vacillare, spalancando abissi angosciosi. A questo sovversivo genere letterario, cui lo lega una tenace passione, Emmanuel Carrère ha dedicato una seducente riflessione che, oltre a ripercorrerne le tappe salienti, ne addita le sconcertanti implicazioni: i regimi totalitari non hanno del resto adottato la tecnica ucronica per imporre una storia controfattuale? Ma c’è di più: proprio quando sembra rivestire i panni del teorico sottile e distaccato, Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati “I baffi” e “L’Avversario”, dove vite parallele e alternative sgretolano quella fragile costruzione che è la nostra identità. E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l’ucronia è sempre dentro di noi. ACQUISTA QUI IL LIBRO.

 

Bruttezza  di Moshtari Hilal

Bruttezza  di Moshtari Hilal  (Fandango libri)

Bruttezza  di Moshtari Hilal  (Fandango libri)  tradotto da Lavini Azzone è uscito il 6 settembre.  In questo saggio dirompente e suggestivo, l’artista tedesca di origine afghana Moshtari Hilal prosegue in forma scritta – ma anche attraverso disegni, fotografie e stranianti autoritratti – la sua indagine sugli aspetti sociali e politici delle categorie estetiche. Secondo Hilal, infatti, la “bruttezza” è un fatto sociale, politico, persino economico, indissolubilmente legato alla razzializzazione degli individui. L’autrice sostiene che la bruttezza, così come la razza, non esista sul piano della realtà, ma sia piuttosto una categoria politico-economica utile a veicolare l’odio nei confronti di corpi e identità non conformi, da cui il capitalismo non riesce a produrre immediatamente valore e di cui deve quindi giustificare l’esclusione – in ultima istanza, la disumanizzazione – per renderne possibile lo sfruttamento. Il fondamento teorico da cui Hilal parte non è tanto la ricerca di parole e termini nuovi per definire il bello o il brutto, quanto la radicale messa in discussione delle cause della bruttezza, quindi della società che la produce, oggi come ieri, come categoria. Ispirandosi a pensatori come Frantz Fanon e attingendo al femminismo nero e ai Disability Studies, Hilal infrange ogni stereotipo e chiarisce quanto persino un senso come la vista, all’apparenza “naturale”, sia costruito ed educato da standard che rafforzano rigide gerarchie sociali. Con un passo tra saggistica e narrativa che unisce pagine di pensiero teorico a pagine più intime, liriche e familiari, Hilal ci conduce in un viaggio attraverso la vergogna e le paure che non siamo consapevoli di aver introiettato, un viaggio al termine del quale sarà impossibile guardarsi allo specchio come un momento prima di cominciare a leggere. ACQUISTA QUI IL LIBRO.

 

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