Non succede ma se succede… ecco la lista di libri che vorrei ricevere a Natale 2024. Pronti… via!
Il segno del comando di Loredana Lipperini
Edward Forster, professore a Cambridge, ha dedicato una vita a studiare Byron. Per questo accetta con entusiasmo il duplice invito a recarsi in Italia per questioni legate al poeta. Il primo viene dal British Council, mentre il secondo è di un pittore di nome Tagliaferri. Non appena arriva a Roma, il professore si trova coinvolto in situazioni apparentemente inspiegabili, legate a una donna enigmatica di nome Lucia, e fa subito una stupefacente scoperta che riguarda proprio Tagliaferri… È soltanto l’inizio di un’avventura che assume tinte sempre più misteriose. Un romanzo liberamente tratto dallo sceneggiato “Il segno del comando”, una grande storia gotica italiana che nel 1971 conquistò milioni di telespettatori (ACQUISTA QUI IL LIBRO).
Il cuore vero di Sylvia Townsend Warner
Il cuore vero di Sylvia Townsend Warner (Adelphi edizioni) tradotto da Laura Noulian. Nell’Inghilterra vittoriana Sukey Bond, appena uscita dall’orfanotrofio, viene mandata a servizio in una fattoria dell’Essex. Nulla di meno fiabesco, verrebbe da pensare. Eppure la scrittura obliqua e onirica di Sylvia Townsend Warner ci fa vivere, in questo romanzo, una delle più enigmatiche ed emozionanti storie d’amore che sia dato leggere ― dedicata, non a caso, ad Amore e Psiche. Perché nella fattoria lavora un giovane bellissimo ed elusivo, che nei loro rari, furtivi incontri guarda Sukey «con un’espressione di splendente trionfo». Tutti dicono che è «un idiota», ma Sukey lo vede solo «ilare e candido», sapendo che lei, e solo lei, potrà renderlo felice. E quando Eric le verrà rapito, Sukey capirà che il suo futuro non è più «una regione inesplorata fatta di nuvole», e andrà a cercarlo con infinita de terminazione. Cosi come infinite saranno le sue peripezie, al termine delle quali, con ironica maestria, ci verrà restituita una delle cose più preziose: la fiducia nell’impossibile (ACQUISTA QUI IL LIBRO).
L’uccello nero di Gunnar Gunnarsson
L’uccello nero di Gunnar Gunnarsson (Iperborea) tradotto da Maria Valeria D’Avino. In un villaggio dell’Islanda del XIX secolo, la fattoria più isolata è abitata da due coppie con i loro figli: da una parte Bjarni con Guðrun, lui forte ed energico, lei malaticcia e lamentosa, dall’altra l’insignificante Jón con la bellissima Steinunn. Dopo l’improvvisa e misteriosa scomparsa di Jón, le voci di una relazione tra Bjarni e Steinunn si fanno più insistenti, e quando poco dopo anche Guðrun è trovata morta, i presunti adulteri vengono accusati di duplice omicidio. Testimone e narratore del processo è il giovane e inesperto cappellano di quella sperduta parrocchia, costretto ad assumersi la responsabilità pratica e spirituale della questione a causa dell’inerzia pilatesca del suo anziano superiore. Mentre gli interrogatori degli imputati e dei numerosi testimoni fanno emergere la drammatica inevitabilità degli eventi, il giovane cappellano vive un tormentato conflitto interiore, combattuto tra la necessità di dare conforto spirituale ai suoi parrocchiani e la ricerca di una verità che soddisfi la giustizia terrena, impersonata da un magistrato intransigente e spregiudicato. E proprio nel confronto dialettico tra il pastore e il rappresentante della legge si rivela la chiave del romanzo di Gunnarsson, una riflessione che indaga sul significato di colpa e di giustizia, di pentimento ed espiazione per arrivare a un senso profondo che coinvolge tutti, vittime e carnefici: «Ognuno di noi prima o poi, che lo voglia o no, si trasforma in torturatore e assassino. Tutti inchiodiamo alla croce il figlinio di Dio! In noi stessi o nel nostro prossimo.» (ACQUISTA QUI IL LIBRO).
Donnole in soffitta di di
Donnole in soffitta di di Hiroko Oyamada (Neri Pozza) tradotto da Gianluca Coci. Questo è un romanzo che parla di cene tra amici. Cena numero uno: nel retro di un negozio di animali, due coppie si ritrovano a mangiare gamberetti essiccati e a discutere dell’allevamento di rari pesci tropicali. Cena numero due: in una nuova casa, in un remoto paesaggio montano, i commensali cercano una soluzione (finale) per una soffitta infestata da donnole. Cena numero tre: in una villetta sperduta con bufera di neve in corso, al pasto in cui regna una claustrofobia crescente seguono sogni inquieti e le conversazioni prendono pieghe inaspettate. Quando si tocca il tema della recente paternità di uno dei presenti, il non detto diventa il convitato di pietra e spinge con prepotenza il neogenitore in una notte popolata da incubi acquatici. Ecco le scene da matrimoni secondo Hiroko Oyamada. Con affilata perspicacia emotiva e ironia grottesca, l’autrice si dedica a una riflessione sorprendente su fertilità, maternità e paternità, mascolinità e vita coniugale nel Giappone contemporaneo. Accompagnandosi ad autrici come Sayaka Murata e Mieko Kawakami, Oyamada porta avanti, con la sua lingua «surreale e ipnotica» (The New York Times), l’indagine sull’animo umano astraendosi dalla realtà palpabile. E la verità diventa una vasca piena di pesci tropicali, che inghiottono dubbi, emozioni, certezze (ACQUISTA QUI IL LIBRO).
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