Mille e più farfalle. Racconti di vita breve
La trama
Il titolo, delicato ed evocativo, richiama alla magia dell’effetto farfalla “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo” e alla breve poesia dello scrittore indiano Tagore che dice “La farfalla non conta gli anni ma gli istanti; per questo il suo breve tempo le basta”. Entrambe le frasi, riportate anche all’interno del volume, conducono nel vivo dei quattro racconti accom¬pagnando il lettore nella quotidianità di giovani vite molto diverse tra loro. Vite di bambine che, seppur brevi, hanno lasciato un segno indelebile nella vita di chi resta. Grandi e piccoli. Il fine di questi racconti è proprio questo: raccontare quattro brevi vite, come quelle delle farfalle, per permettere, tramite Unicef di cui il testo promuove ideali ed intenti, ad altre giovani vite di spiccare il volo. Visto che l’intento formativo è anche quello di suscitare nel lettore interrogativi e domande, ogni racconto avrà una post-fazione scritta da noti psicologi professionisti. Annalisa Cardone psicologa, coordinatrice area di prevenzione e salute donna di Ancona; Margherita Carlini psicologa, psicoterapeuta, criminologa forense; Roberta Manfredini psicologa, psicoterapeuta, ipnotista, sessuologa clinica. Bruno Morchio psicologo, noto autore di noir mediterraneo.
– Inno alla vita –
Mille e più farfalle di Deborah Riccelli (Erga edizioni) è un libro molto breve da leggere, ma difficile da digerire. Divorato in una volta sola, Mille e più Farfalle mi ha fatto piangere e non è una frase fatta.
Le protagoniste sono bambine che non ci sono più, tutte tranne Allegra. Se ne sono andate troppo presto ma la loro voce ha ancora diritto di essere ascoltata e le loro vite hanno lasciato e continuano a lasciare il segno.
Ogni storia è seguita dall’intervento di un esperto: l’introduzione è affida a Sabrina De Bastiani (Trillernord) mentre Sylvia viene commentata da Roberta Manfredini, Allegra da Margherita Carlini, Hagere da Annalisa Cardone e infine Emma da Bruno Morchio.
Non mi soffermerò sui racconti per non rovinare nulla di questo libro che ha un intento altissimo: celebrare la vita parlando di morte. Siamo così abituati a schivarla, a non parlarne a nasconderla. Eppure la morte fa parte della vita e inevitabilmente un lutto stravolge le vite di chi resta. Sono proprio loro, amici e famigliari che hanno il compito di far continuare a vivere i propri cari parlandone, dando loro voce, sottraendoli all’implacabile oblio.
Ad impressionarci certo, in questo libro, è che le morti di cui si parla riguardino delle bambine ma altrettanto spesso non riusciamo a provare empatia con le vittime di violenze, per le morti bianche… che affollano i telegiornali. Siamo abituati a guardare il dolore degli altri da spettatori e questo libro ci restituisce con chiarezza e semplicità un messaggio di speranza.
Protagonista delle prime pagine è Sylvia che muore in un incidente a quattro anni. Quel giorno però, non è un giorno qualunque.
(…) nelle tragedie è così.
Sono i giorni ad assumere l’identità della data che portano, non succede mai il contrario.
Sarebbe bello nascere e morire in un giorno solo nostro.
Almeno quello Dio doveva concedertelo.
Dovevi poter scegliere di morire in un giorno che fosse solo tuo.
La storia successiva, quella di Allegra, è radicalmente diversa. Qui parliamo di violenza tra le mura domestiche, di botte e segreti (che poi segreti non sono) da tenere nascosti. E’ l’unica vera storia di speranza apparente e anche questa, vi strapperà una lacrima.
La storia di Hagere è forse la più complessa. Ispirato a un reale fatto di cronaca, in queste pagine viene affrontato anche il tema del lutto perinatale, oltre a quello del rapimento e uccisione di un’altra bambina. Non nascondo che la mamma protagonista della narrazione mi ha fatto stringere il cuore. Ci sono funerali, manifestazioni di cordoglio per le morti “normali”, nulla o quasi, per quelle che colpiscono i bambini che non sono riusciti nemmeno a vedere la luce:
Il dolore non è fatto per essere condiviso.
L’ultima voce è… quella di cui non posso e non voglio parlare. C’è troppa intensità in quelle pagine, tanto dolore, moltissimo amore. Tutte le mamme cercano il foglietto d’istruzioni ma la verità è che quel bugiardino non è ancora stato inventato
Mille e più farfalle…
È un inno alla vita. Celebriamo la vita e facciamolo parlando di morte. Ho conosciuto personalmente l’autrice che si occupa, tra le altre cose, di aiutare nell’elaborazione del lutto i famigliari delle vittime di femminicidio. Esattamente quelle voci che non trovano spazio nelle aule di tribunale o nei servizi dei Tg.
Questo libro serve ad aiutare le persone che hanno vissuto, e stanno vivendo, enormi difficoltà. Servono anche a chi non le ha vissute e può guardare, con occhi diversi chi soffre e magari chissà, tendere loro una mano.
Se avete voglia di approfondire il dolore, se avete voglia di riflettere e non avete paura di emozionarvi e… anche soffrire, questo è il libro che fa per voi. Non troverete frasi fatte o banalità, solo una scrittura che vi obbliga a calarvi in queste voci narranti e a far sì che il loro dolore, e le loro speranze, diventino le vostre.
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