Biografia della fame
La trama
Il tredicesimo libro di Amélie Nothomb è un'autentica, singolare, eccentrica, pirotecnica, toccante autobiografia. Episodi a volte buffi e commoventi, a volte drammatici, che tratteggiano gli anni del nomadismo familiare in paesi esotici, al seguito del padre diplomatico: Giappone, Cina, Bangladesh... I problemi di rapporto con se stessa e con gli altri... Il tutto consumato in una divorante fame di vita e di esperienze.
– Feroce –
Biografia della fame di Amélie Nothomb (Voland edizioni) è un racconto sui generis. Sto continuando il mio viaggio leggendo i libri di Amélie in ordine cronologico (quelli che mi mancano perché ho cominciato in ordine sparso anni fa) e non sapevo, come sempre cosa aspettarmi.
Biografia della fame è un’autobiografia dal sapore di una favola a volte grottesca a volte malinconica. Chi ha letto altri libri di Nothomb troverà tanti episodi conosciuti: c’è il trasferimento in Giappone da adulta di Né di Eva né di Adamo, c’è l’episodio del tentato suicidio riportato anche in Psicopompo. E ancora la scuola di danza, l’anoressia ripresa anche ne Il libro delle sorelle, la convinzione di essere Dio di Metafisica dei tubi e tanti altri riferimenti che il lettore appassionato ritroverà in altri romanzi. Ormai leggere Amélie è per me ritrovarsi. Conosciuta nel periodo più brutto della mia vita, è diventata il mio rifugio. Anche in questo anno così difficile mi sono rifugiata tra i suoi romanzi per scappare prima e affrontare poi i miei problemi.
Biografia della fame è un testo anche molto doloroso che comincia con una finta leggerezza: un biglietto e un libro in regalo all’autrice costituiscono il pretesto per indagare sul concetto di fame (la Sete arriverà poi con l’omonimo romanzo in cui Amélie impersona Cristo) e ripercorrere così gli Stati visitati durante l’infanzia (della vita e del rapporto con il padre si parlerà in Primo sangue) .
Esiste una fame che è solo di cibo? Esiste una fame del ventre che non sia indizio di una fame più generalizzata? La fame sono io. Per fame, intendo quel buco spaventoso di tutto l’essere, quel vuoto che attanaglia, quell’aspirazione non tanto all’’utopica pienezza quanto alla semplice realtà: là dove non c’è niente , imploro che vi sia qualcosa.
Non aspettatevi un libro sull’anoressia in senso stretto perché Nothomb non fa mai quello che ci aspettiamo da lei e Biografia della fame non fa eccezione.
Questo romanzo è una storia di fame, di sofferenza. Lo stupro, il desiderio di essere vista, amata… la voglia di morire e poi la ribellione del corpo (non della testa) e il percorso verso la guarigione.
Biografia della fame è feroce, ingiusto e a tratti insolitamente ironico. Nemmeno di fronte alla morte Amélie riesce a sottrarsi alle battute. Ma la fame non è soltanto un vuoto da colmare. La fame è anche il desiderio di conoscere, di assorbire il mondo: “La fame sono io”.
Gli esseri che sono nati sazi – ce ne sono molti – non conosceranno mai quest’angoscia incessante, questa attesa dinamica, questo stato febbrile, questa miseria che tiene svegli giorno e notte.
Se Nietzsche parla di superuomo, io mi sento autorizzata a parlare di super fame.
E ancora una volta ci sono i libri, i libri che salvano, la scrittura che diventerà una ragione di vita… Insomma, un romanzo imperdibile per tutti gli amanti di Amélie e per chi ha voglia di lasciarsi sorprendere.
Scoprii quella sera una cosa terribile: ci si può rovinare la vita con una sola parola. Bisogna precisare che non era una parola qualsiasi, ma la parola “no”, parola di morte, crollo dell’universo. Parola indispensabile, certo, ma che dall’ascensore newyorkese non ho più pronunciato senza avvertire nell’orecchio il sibilo di un proiettile. Nel West americano, una tacca nel calcio di un’arma da fuoco significava un morto: l’albo d’oro di un fucile si leggeva dal numero delle tacche. Se esiste per le parole qualcosa di simile, indubbiamente la parola “no” è quella che ha più cadaveri al suo attivo.
Biografia della fame è…
Feroce. Guardiamo Amélie così da vicino che a volte sentiamo la necessità di allontanarci. La sua fame ci turba, inquieta e forse, se non l’abbiamo mai provata, stupisce. In Biografia della fame i temi affrontati sono tanti, il dolore, l’amore per la sorella, il turbamento per la vita nomade, l’amore per il Giappone e per i libri. I libri che salvano o condannano a seconda delle storie che raccontano. Il desiderio di mangiare il mondo e al tempo stesso tenerlo a distanza… ci sono scrittori che parlano di sé riferendo aneddoti e poi c’è Nothomb, che trasforma la sua vita in letteratura.
Consigliato per chi è in cerca di una storia forte e malinconica, per chi non ha paura di guardare in faccia i mostri.
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