Bobi
La trama
«Di Roberto Bazlen, universalmente noto come Bobi, non poco è stato scritto, ma il più rimane da dire e capire. Bazlen attraversò la prima parte del Novecento come un profilo di luce imprendibile. Nell'ultima fase della sua vita, fu l'ideatore di Adelphi, su cui riversò la sua sapienza, che non era solo quella - stupefacente - sui libri, ma investiva il tutto. L'idea e la fisionomia della casa editrice risalgono a lui. Quando Bazlen mi parlò per la prima volta di qualcosa che sarebbe stata Adelphi e non aveva ancora un nome mi disse: "Faremo solo i libri che ci piacciono molto"» (Roberto Calasso)
– Gioiello –
Bobi di Roberto Calasso (Adelphi Edizioni) è il ritratto di Roberto Bazlen. Un ritratto breve, fugace. Appunti sparsi tenuti insieme dalla penna di Calasso, morto lo stesso giorno di uscita di Bobi e di Memè Scianca.
La premessa doverosa è questa: meno di cento pagine non basterebbero per descrivere nessuno e infatti Calasso fa una cosa diversa, getta luce su uno dei padri di Adelphi con naturalezza e chiarezza.
Era una delle rarissime persone le cui parole si incidevano nella testa di chi le ascoltava non solo per ciò che dicevano ma per il timbro, il tono, un certo gesto implicito.
Bazlen è stato un intellettuale con fiuto formidabile: Kafka, Musil, Svevo, solo per dire alcuni nomi. L’impronta attuale di Adelphi è figlia di una visione precisa:
(…) Poi – e quasi non ce ne accorgemmo – il piano inclinò verso una forma che tenesse insieme i libri unici, quindi verso il disegno di una collana, che è un certo punto cominciamo a chiamare «Biblioteca Adelphi» Oggi questa collana conta più di settecento titoli ed è la prima immagine che, per molti lettori, identifica la casa editrice. L’unicità si era trasformata in una pluralità, ma quella pluralità aveva comunque qualcosa di unico, perché nasceva da un’unica testa. Bazlen morì nel 1965 e poté vedere la coppia finita solo del numero uno della Biblioteca, L’altra parte di Alfred Kubin, libro a cui teneva molto non solo perché era il più bel Kafka prima di Kafka, ma perché «l’altra parte» era il luogo stesso dove Adelphi si sarebbe situata.
E così Bazlen riuscì a vedere soltanto il primo titolo e leggere questo passaggio mi ha messo i brividi.
L’opera compiuta di Bazlen fu l’Adelphi. Definibile con una frase che mi disse il giorno in cui me ne parlò: faremo solo i libri che ci piacciono molto,
Questo è il senso di Bobi, che potrebbe essere riassunto con la frase appena trascritta. Ma non nascondo che un leggero senso di insoddisfazione mi ha catturato quando ho finito il libro. Gli appunti sparsi di Calasso, che non rendono meno nebulosa la figura di Bazlen, non mi sono bastati. Avrei preferito più aneddoti, più dettagli… Voglio sapere di più, io che della nascita di Adelphi non so praticamente nulla e quindi dovrò sicuramente approfondire con altri scritti.
L’idea che mi sono fatta è questa, Bazlen ha agito in punta di piedi e Calasso ci ha restituito l’immagine di un uomo schivo che senza grandi proclami o chiasso, ha creato una meraviglia chiamata Adelphi.
Bobi è…
Un gioiellino che gli appassionati non potranno farsi sfuggire. Sono contenta di averlo letto ma probabilmente prima avrei dovuto documentarmi sulla nascita della casa editrice perché sicuramente molti passaggi vengono dati per scontati.
Ho ordinato Bobi proprio per scoprire di più del mondo Adelphi e l’ho fatto prima che uscisse, ricordo lo sgomento nell’apprendere la morte di Calasso e mi è sembrato doveroso leggerlo subito, prossima lettura Memè Scianca. E in programma ancora tante, tantissime letture firmate Adelphi.
Anche su questa ampiezza di respiro si fondava la fortuna di Adelphi, la sensazione di navigare su acque che nessuno riusciva a prevedere.
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