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RECENSIONE: Diario di Rondine (Amélie Nothomb)

Diario di rondine di Amélie Nothomb (Voland edizioni)
RECENSIONE: Diario di Rondine (Amélie Nothomb)

Diario di rondine

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
01/11/2006

Pagine:
112
Genere:
ISBN:
8888700765
Acquista:

La trama

Dopo una delusione d'amore il giovane protagonista, per evitare di soffrire ancora, decide di annientare la propria sensibilità e diventa un sicario. Freddo e spietato, solo il sangue delle sue vittime sembra procurargli piacere, fino al giorno in cui gli viene ordinato di uccidere un ministro con tutta la sua famiglia. Il diario segreto della figlia adolescente del ministro risveglia in lui una morbosa curiosità, che si trasforma ben presto in ossessione sconvolgendo in modo imprevedibile il suo destino. Un'insolita storia d'amore in puro stile Nothomb: personaggi che agiscono al di là del bene e del male per un romanzo eccentrico e dalle sfumature dark.

 – Favola nera –

Diario di Rondine di Amélie Nothomb (Voland edizioni) è un racconto dai contorni inquietanti. Come spesso accade non avevo idea di dove volesse portarmi questa autrice e ancora una volta sono rimasta ipnotizzata. Ho cominciato Diario di Rondine un pomeriggio di insoddisfazione con l’umore a terra e come sempre è avvenuta la magia: Nothomb mi ha trasportato in un altrove piacevole in cui stare.

Diario di Rondine è un racconto, forse è un po’ più breve degli altri, e mi è piaciuto ritrovare quella vena noir tipica delle favole nere di Nothomb. Sì perché questa storia ha qualcosa in comune con le fiabe e in un certo senso ha anche un lieto fine…

«In realtà, passiamo il nostro tempo a lottare contro il terrore della vita. Per tentare di sfuggirgli, inventiamo definizioni: mi chiamo tizio, sgobbo per conto di caio, il mio lavoro consiste nel fare questo e quello. Sotterranea, l’angoscia avanza con il suo lavoro di trincea. La sua voce non si può completamente imbavagliare. Credi di chiamarti tizio, che il tuo lavoro consista nel fare questo e quello ma al risveglio niente di tutto ciò esisteva. E può darsi che davvero non esista».

Il protagonista di Diario di rondine ha deciso di strapparsi il cuore dopo una sofferenza d’amore. Basta soffrire per qualcuno, basta provare qualsiasi sentimento:

Ero reduce da una sofferenza d’amore così idiota che è meglio non parlarne. Alla sofferenza si aggiungeva la vergogna della sofferenza. Per impedirmi un simile dolore, mi strappai il cuore. Un’operazione semplice, ma poco efficace. Il dolore che mi aveva assediato dilagava ovunque, sotto la pelle e sopra, negli occhi, nelle orecchie. I miei sensi mi erano nemici e non la smettevano di ricordarmi quella stupida storia. Decisi allora di uccidere le mie sensazioni… Fu un suicidio sensoriale, l’inizio di una nuova esistenza .

Diario di rondine di Amélie Nothomb (Voland edizioni)Comincia così la storia del nostro protagonista incapace di provare alcunché. Ma anche l’insensibilità più profonda può avere una fine… il protagonista infatti riesce a trovare un lavoro molto particolare: il sicario. La gioia che gli dà uccidere non è paragonabile a nessun’altra azione compita in passato. L’adrenalina, il senso di onnipotenza e l’eccitazione sessuale sono sensazioni travolgenti. Il personaggio principale di Diario di rondine adesso conduce un’esistenza perfetta: non soffre, non si annoia, e vive dei picchi di gioia persino invidiabili.

Le giornate di questo trentenne trascorrono veloci  tra un omicidio e l’altro, le ore a casa sono colorate dall’ascolto di “Amnesiac”, l’album dei Radiohead: l’unico album che è capace di procurargli certe emozioni. La sua carriera da sicario procede a gonfie vele, è un tiratore eccellente e non sbaglia mai una preda. Per lui non fa differenza uccidere uomini o donne, l’emozione è la stessa en non c’è un’etica in questo culto dell’omicidio.

Qualcosa però in questo meccanismo si inceppa quando il sicario viene chiamato a compiere una missione diversa, si tratta di sterminare una famiglia… Nothomb usa l’espediente di questa favola per indagare sulla complessità dei sentimenti umani.

Almeno una volta nella vita vi sarà capitato di premere quell’interruttore, quello che spegne tutto. La sofferenza, mista alla vergogna per la sofferenza che si prova,  provoca in noi il desiderio di “sparire”,  di spegnere tutto. Ma nell’assenza non c’è pace. Per questo spesso accade di buttarsi a capofitto in situazioni estreme perché alla fine una persona non può vivere senza sentimenti. L’incontro con Rondine è esattamente questo: eccessivo e in grado di dare e senso e distruggere una vita intera.

Diario di rondine è la storia di una rinascita ma anche di una morte. Questo racconto è spietato, paradossale e così lontano da noi da parlare proprio di noi, esseri umani.


Diario di Rondine è…

Una storia d’amore. Ma questa storia non ha proprio niente di classico. Nothomb si diverte ad esagerare e il lettore si spaventa mentre precipita un baratro dai contorni familiari.

L’unica pecca come sempre è che secondo me finisce troppo presto. Diario di rondine è un diario, ma è anche una storia di formazione, è una favola e al tempo stesso un racconto thriller o un racconto sporcato dal noir. La tensione cresce e noi non possiamo fare a meno di chiederci se quell’angoscia che proviamo se ne andrà mai. Quell’angoscia che tanto spesso ci impedisce di vivere come vorremmo, che ci costringe a dare nomi a cose e a sentimenti… se ne andrà mai? Solo se spegniamo l’interruttore.

Diario di Rondine è il libro perfetto per chi cerca un racconto coinvolgente, incalzante e decisamente originale. Nothomb non sbaglia un colpo.

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four-stars

Alcune note su Amélie Nothomb

Amélie Nothomb

Nata nel 1967 a Kobe, Giappone, trascorre l’infanzia e la giovinezza in vari paesi dell’Asia e dell’America, seguendo il padre diplomatico nei suoi cambiamenti di sede. A 21 anni torna in Giappone e lavora per un anno in una grande impresa giapponese, con esiti disastrosi e ironicamente raccontati in Stupore e tremori. Rientrata in Francia, propone un suo manoscritto a una solida e storica casa editrice, Albin Michel. Igiene dell’assassino esce il 1° settembre del ’92 e conquista subito molti lettori. Da allora pubblica un libro l’anno, scalando a ogni nuova uscita le classifiche di vendita. Ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo ‒ da cui nel 2015 è stato tratto il film Il fascino indiscreto dell’amore di Stefan Liberski ‒ e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore. Oggi vive tra Parigi e Bruxelles.

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