Fila dritto, gira in tondo
La trama
Affetto dalla sindrome di Asperger - una forma di autismo -, l'uomo che qui si confessa ama la trasparenza, il gioco dello Scarabeo, la logica, gli incidenti aerei e Sophie Sylvestre, una compagna di liceo mai più rivista da trent'anni a questa parte. Fiero nemico del compromesso con cui di norma va a braccetto la socialità, soffre, ai funerali della nonna, nell'ascoltare l'officiante esagerare, quanto alle virtù della defunta. Parallelamente, sogna di vivere con Sophie Sylvestre un amore senza ombre né ipocrisie, e di scrivere un Trattato di criminologia domestica. Fortunatamente, ama anche la solitudine.
– Senza pietà –
Fila dritto, gira in tondo di Emmanuel Venet (Prehistorica editore) è un libro che si legge tutto di un fiato. Si sorride, si ride e si ha la sgradevole sensazione di ritrovarsi di fronte a uno specchio che immortala una verità scomoda.
Ancora una volta posso solo ringraziare Prehistorica per avermi fatto leggere questo piccolo gioiello. Fila dritto, gira in tondo è un racconto senza pause, un lungo ma frizzante monologo. Il nostro protagonista è un affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo amore per la verità è invidiabile ma anche un vero e proprio problema per chiunque lo incontri.
Sì perché questo strambo personaggio che durante il funerale della nonna ci racconta tutti gli aneddoti scabrosi della famiglia ci incanta con una lingua pungente, ironica e divertente. Impossibile smettere, almeno finché non si è arrivati alla fine, dove per fortuna troviamo la post fazione di Chevillard.
Posso del resto affermare che solo ciò che è immaginario produce questo effetto: dal reale non si può ricavare altro che una dolorosa sensazione di assurdità.
Basterebbe questa frase per riassumere Fila dritto, gira in tondo ma non ne restituirebbe la bellezza. Sì, perché tra le mani, se deciderete di compralo, avrete un piccolo capolavoro. Lasciatevelo dire da una che di solito scappa a gambe levate quando si tratta di libri che fanno sorridere.
Qui, è diverso. Il gioco è quello di immortalare la normalità, la verità di tutte le famiglie che in realtà nasconde bugie. Come nel caso della nonna Marguerite. No, non era una donna fedele, altruista, disinteressata.
Marguerite ha praticamente ucciso il marito, si è crogiolata nell’indifferenza per anni, lo ha tradito, ha mentito, ha ignorato.
Perché agli elogi funebri bisogna mentire?
Che il nostro protagonista non sia un personaggio standard lo capiamo subito: amante ossessionato dallo Scarabeo, ha una passione insana per i disastri arei ed è innamorato da decenni di Sophie Sylvestre, compagna del liceo con aspirazioni da attrice.
Mi piacciono i disastri aerei perché obbediscono sempre a una logica ben precisa che si può comprendere a partire da indizi a volte molto esili; e mi piace lo scramble perché esposta in secondo piano la questione del significato delle parole e permette di ottenere praticamente lo stesso punteggio con «soffocare» e «ventilare».
Abitudinario e decisamente solitario, in questo lungo monologo il protagonista non risparmia nessun membro della famiglia. Partendo dalla storia di Marguerite racconta quella di tutti i membri della famiglia, compresi i suoi genitori e se stesso.
Soltanto andando avanti scopriremo che alcuni segreti sono stati grandi e preoccupanti, mentre altri sono il genere di cose che si nascondono agli occhi degli altri: normalissime nella vita vera, esilaranti quando si tratta di Fila dritto, gira in tondo e in generale quando si tratta degli altri.
Anche i più strenui sostenitori della verità ad ogni costo dovranno fare un passo indietro di fronte a questo libro. Sì perché per quanto possiamo definirci amanti della verità nessuno di noi avrebbe il coraggio di ripetere il monologo di questo quarantacinquenne.
Quando ho detto a mia zia che mi faceva uno strano effetto vederla frequentare tutti quei mitomani e malati di mente, lei mi ha risposto che, in fondo, frequentava anche me: il che dimostra che mi considera uno psicotico, a dispetto delle spiegazioni fornite dal professor Urs Weiss in persona, che definisce la sindrome di Asperger come una variante umana non solo patologica, ma addirittura vantaggiosa, perché garantisce, al netto di una asociognosia talvolta invalidante, una rettitudine morale alquanto apprezzabile, in quest’epoca di canaglie.
I segreti di famiglia vengono raccontati ma è solo un pretesto per dimostrare la nostra ipocrisia, la nostra continua recita, compresa quella di chi si crede retto e sempre onesto. Venet ci butta in un mondo fatto di paradossi per cui il pazzo (considerato così dal resto della famiglia) è l’unico sano. E a differenza degli altri personaggi non ha nemmeno un nome.
Fila dritto, gira in tondo è ….
Senza pietà. Un gioco in cui nessuno può scagliare la prima pietra. Un divertente, musicale, cinico romanzo che si legge come si beve un bicchiere d’acqua ghiacciato d’estate. All’inizio dà sollievo poi lascia addosso quella sensazione di malessere.
La scorrevolezza, grazie alla traduzione di Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, è sorprendente. Credo di averlo finito in un paio di giorni perché non volevo staccarmi.
Come per gli altri libri di Prehistorica faccio un passo indietro rispetto alla trama e rimango incantata dalla lingua, dall’intento del romanzo di rovesciare pregiudizi e convinzioni.
Occhio a voler sentirsi dire la verità, potreste imbattervi in qualcuno che Fila dritto, gira in tondo.
Consigliato per chi è alla ricerca di esperienze nuove, per chi vuole leggerezza e al tempo stesso tempo di riflessione. Per chi vuole sorridere dei segreti altrui messi in piazza.
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