Fumo
La trama
Una donna e un bambino vivono in una baracca in mezzo alla foresta, non hanno legami di sangue ma insieme formano una famiglia, atipica e silenziosa. Il rapporto tra i due si riduce a gesti, sguardi e abitudini condivise. La vita nella baracca è semplice, primitiva, finalizzata alla sopravvivenza, mentre il mondo fuori è ostile e selvaggio, il cibo scarseggia, la civiltà e la tecnologia sono echi lontani, appartengono a un passato dimenticato… Con uno stile asciutto e poco rassicurante José Ovejero ci racconta un futuro primordiale abitato da personaggi solitari e senza alcuno spirito eroico, e ci spinge a riflettere sull’animalità profonda della natura umana ma anche sulla sua straordinaria capacità di resistenza.
– Folgorante –
Fumo di José Ovejero (Voland edizioni) è un racconto distopico, asciutto e spaventoso. Nonostante io in casa abbia parecchi libri di Ovejero non ho mai letto nulla prima di Fumo. Questo libro breve ma intenso (è proprio il caso di dirlo) mi ha chiamato nonostante stessi facendo diverse letture. Sicuramente come prima lettura è stata choc. Non so per quale motivo ma mi sarei aspettata un libro meno crudo. Lo scenario è apocalittico: protagonisti una donna e un bambino che vivono in una baracca. E potremmo quasi dire che la trama è racchiusa in questa frase, almeno nel senso descrittivo. In questo mondo spogliato da tutto non c’è nient’altro che questo legame. Un legame che non è di sangue, i due protagonisti non sono mamma e figlio, e forse anche per questo è indissolubile.
Il mondo è ostile, per strada c’è solo morte e desolazione, nelle baracche dolore, fame e un attaccamento alla vita inimmaginabile. La donna un giorno si è vista comparire davanti questo bimbo e da allora si saranno scambiati una manciata di parole. Taciturni, grati per quel poco che riescono a trovare, i due conducono un’esistenza solitaria se si escludono le visite dell’uomo. In Fumo non ci sono nomi e anche in questo caso uomo e donna non sono legati da nulla. L’uomo porta le provviste mentre donna e bambino lo accolgono in casa. Non esistono intervalli regolari, promesse… la tecnologia è un lontano ricordo, come se non fosse mai davvero esistita.
I personaggi animano lo scenario apocalittico semplicemente esistendo: cercano ghiande, funghi e combattono il freddo come possono.
Ti piace?, gli chiedo. Lui annuisce, credo, e a volte penso che la nostra comunicazione vada oltre l’immediato, che in realtà parliamo di qualcosa di molto più ampio e significativo di ciò che le mie parole potrebbero tradurre. “Parliamo” ho scritto, come se davvero lui rispondesse con frasi più o meno imperfette. Poi continua a disegnare il suo mondo geometrico in cui non riesco a immaginare cosa ritrae o mostra. Forse niente. Tra quelle linee e ciò che lo circonda è possibile che non esista alcun rapporto. Non sembra nemmeno affezionarsi ad alcuna delle sue opere; non le esamina quando le finisce – se mai ha terminato qualcosa – le calpesta senza farvi attenzione, non gli importa se lo facciamo anche Miss Daisy o io. La gatta e il bambino non possono spiegarmi perché fanno quello che fanno, non forniscono motivazioni. Sono due scatole nere impossibili da aprire. Del resto, neanche io do loro molte spiegazioni. Conviviamo, in silenzio per la maggior parte del tempo. Facciamo ciò che dobbiamo fare; senza giustificarci. Senza mentire. Non riesco a immaginare una famiglia migliore.
Lo scenario si complica quando l’uomo non torna più a supportare la famiglia. Ora dovranno cavarsela da soli: il freddo, la fame e le altre persone in cerca delle stesse cose trasformano presto Fumo in un incubo spaventoso ma dai contorni fin troppo reali.
Fino a che punto ci si può spingere per difendere o vendicare la propria famiglia? Fino a che punto ci si può spingere per mangiare?
Fumo è un libro sull’umanità che resiste nonostante tutto. No, non è vero. Fumo è anche un libro sull’umanità che scompare: rimangono gli istinti e i difetti dell’uomo. Portato al limite l’uomo resiste e scompare allo stesso tempo. L’attaccamento alla vita è più forte di ogni difficoltà ma anche per la fortuna c’è un prezzo da pagare.
Fumo è…
Folgorante. Ci sono alcuni aspetti che ho amato alla follia: la crudeltà della natura, lo scenario cupo e agghiacciante. Mi sono piaciuti anche i personaggi, così definiti e al tempo stesso sfumati. Non hanno nome, desideri ma solo volti e bisogni. Ci sono gli odori: la paura, il cibo e i sentimenti forti come la paura e la disperazione. Mi sono piaciute molte cose di Fumo ma forse a causa della brevità non sono rimasta del tutto convinta. Forse avrei dovuto partire da un altro romanzo per conoscere Ovejero ma questa rimane una lettura che promuovo.
Consigliato per chi è in cerca di una storia adrenalinica – Fumo dura una manciata di ore – e forte. La sensazione di angoscia data dalla scrittura di Ovejero non si dimentica tanto facilmente.
1 COMMENTO
Cristina
2 anni faDi Ovejero ho letto “L’invenzione dell’amore” e mi è piaciuto veramente molto.
L’avevo recensito nel 2019 su IBS, sono andata or ora a rileggermi…
“Una scrittura limpida, caratterizzata dal vissuto quotidiano, piena di tocchi sfumati dell’occhio abituato a cogliere il momento nel suo insieme intimo e nel contempo allargando la visione al mondo circostante. Un autore piacevole, una autentica sorpresa nel campo letterario. Difficile staccarsi dalla pagina, la voglia di conoscere come continua la storia è sempre presente. Ottimo Ovejero!”
Cristina (Carvis)