Il citofono
La trama
11 ottobre 2002. Varsavia, quartiere di Bródno, via Kondratowicz, civico 41. Un corpo decapitato viene ritrovato nell’ascensore del palazzo: è solo l’ultimo di una serie di inquietanti incidenti avvenuti nell’edificio. Gli inquilini sono tormentati da incubi e allucinazioni. Dopo altre morti misteriose, una sostanza viscida e nera si impadronisce del condominio, impedendo a chiunque di uscire o di comunicare col mondo esterno. Wiktor, Agnieszka e Kamil si ritrovano a lottare contro il sonno e le paure che vi si annidano e, mentre tentano di scoprire cosa li minaccia e li imprigiona, finiscono per svelare la storia segreta del palazzo.
– Crudele –
Il citofono di Zygmunt Miloszewski (Voland edizioni) è stata la mia prima lettura dell’anno. Dopo aver terminato All’ombra delle fanciulle in fiore per Proust controcorrente ho scelto di cambiare genere e prendermi una pausa dall’amato Marcel prima di cominciare il terzo volume. Ormai mi conoscente, non sono un’amante dei libri noir eppure questo mi ha colpito: mi è stato regalato a Più libri più liberi con la promessa che mi sarebbe piaciuto. Così è stato.
Il citofono è una storia impossibile da classificare: giallo, thriller, horror o romanzo di denuncia? Ora proverò a raccontarvi questa storia senza rovinarvi il piacere della lettura.
Siamo a Varsavia in via Kondratowicz al civico 41. In questo casermone, che io immagino grigio e imponente, vivono diverse persone, tutte trascurabili, tutte fondamentali. Il citofono è soprattutto una storia dalle pieghe horror, l’inquietudine all’inizio è sottile, poi cresce ed esplode tra incubi, urla, maledizioni. Un tipo di storia che mi ha ricordato quelle di King ma il giornalista polacco ha uno stile tutto suo: incalzante, brusco eppure ammaliante e preciso.
L’orrore comincia quando la coppia composta da Robert e Agnieszka si trasferisce nel condominio. Ad attenderli c’è la prima stranezza di una lunga serie: un uomo è morto decapitato dall’ascensore. I poliziotti giunti sul posto non possono non notare l’espressione terrorizzata di quel che resta dell’uomo. Cosa c’era nell’ascensore? Da chi voleva scappare?
I giorni passano e cominciano anche le tensioni tra la coppia. Robert trascorre sempre più tempo a dipingere e i quadri diventeranno disturbanti e terrorizzanti. L’ispirazione è arrivata dopo il sopralluogo alle cantine. Non vi nascondo che quella parte mi ha inquietato molto, me ne sono accorta quando il giorno dopo averla letta sono andata in soffitta a riporre le decorazioni di Natale…ma me la sono cavata!
Tutto Il citofono è ambientato all’interno del casermone che non è solamente un edificio ma qualcosa di più. Non sono così sottili i riferimenti alla Polonia post bellica: è tutto grigio, piatto, mediocre. Lo sono anche i condomini che piano piano sembrano scomparire… fondersi con i muri di questo edificio che trasuda inquietudine.
Non credo di rovinarvi la sorpresa dicendovi che ad un certo punto gli abitanti non riusciranno più ad uscire dal condominio. Nessun collegamento con il mondo esterno: niente telefoni, nessuna possibilità di aprire le finestre o uscire dal portone. I condomini diventano presto prigionieri di quello strano casermone ma soprattutto dei propri incubi. Ed è allora che comincia il vero e proprio orrore. A quel punto i confini conosciuti si sbricioleranno: vittime o carnefici, realtà o fantasia, vivi o morti, non ci saranno più certezze.
Agnieszka, la sposina amorevole e solare, Kamil, il ragazzino oppresso dai genitori, e Wiktor ex famoso giornalista e personaggio preferito de Il citofono, proveranno a indagare sui misteri del condominio.
Wiktor è un uomo solo, scontroso, ferito. Abbandonato da moglie e figlia, è il personaggio più affascinante, l’antieroe per eccellenza che cerca redenzione e pace. Diventato famosissimo per un aver seguito un caso di cronaca particolarmente cruento, l’uomo è rimasto ossessionato dall’orrore ed è pronto a tutto per mettere fine agli incubi. Ironico e tagliente è la vera anima del libro:
Pensate che sia una gran fatica scovare tutti quei tipi buffi per programmi da iene? Tutto il contrario. Si mettono in fila e ti propongono lei ha già intervistato degli orfani senza braccia, le interesserebbe fare due chiacchiere con degli orfani senza braccia e senza gambe.
I tre indagheranno e proveranno a guidare gli altri condomini ma farlo senza dormire non sarà una passeggiata…
Oddio, mi ero quasi addormentato. Ancora un momento. Ancora un momento e sarà l’alba, parla parla e fatti il caffè. Già, e con che cosa, se non c’è acqua? A chi vado a chiederla l’acqua a quest’ora, magari faccio un giro tra i piani, qualcuno avrà sicuramente una scorta di acqua minerale. Non è neanche una cattiva idea. Se vado in giro, non mi addormento. E se incontro quella cosa? No, meglio di no, meglio rimanere qui. Parlerò con gli uccellini, purché ad alta voce e senza sosta. L’importante è non addormentarsi.
Il citofono è…
Crudele. Mi è piaciuta molto l’idea che il vero orrore fosse all’interno delle menti dei condomini e non solamente all’esterno con eventi cruenti. Quello che mi è piaciuto meno è stato il cambiamento di ritmo: la prima parte è molto lenta (e non mi è dispiaciuta io sono da ritmi tranquilli) ma il finale arriva veramente troppo in fretta. Proprio le pagine finali, svelano tutta l’architettura del libro e no, non è né prevedibile né debole.
Il citofono è un libro lontano dal mio genere eppure mi è piaciuto molto e mi ha stupito la sua scorrevolezza. Consigliato per chi è in cerca di una storia forte, sui generis, da brividi ma che fa riflettere sulla condizione dell’uomo, sui rapporti umani e non solo.
1 COMMENTO
sabrina
6 mesi faHo appena finito fi leggere questo libro e devo dire che ho fatto molta fatica a finirlo.
Ho trovato piacevole la prima parte ed insopportabile la seconda che scivola su un genere horror che non amo.
Delusione….