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RECENSIONE: Il mantello (Marcela Serrano)

Il Mantello - Marcela Serrano - Feltrinelli editore
RECENSIONE: Il mantello (Marcela Serrano)

Il mantello

Valutazione:
three-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
10/09/ 2020

Pagine:
176
Genere:
ISBN:
9788807034077
ASIN:
B08CNJQNTL
Acquista:

La trama

"Il mantello" è un libro che nasce da un momento eccezionale della vita della scrittrice cilena. La perdita di Margarita, una delle amatissime sorelle, fa vacillare tutto il suo mondo. Ma invece di sfuggirvi, Marcela decide di abbracciare il suo dolore e di dedicarvisi interamente per cento giorni della sua vita. Nell'isolamento della sua casa in campagna, la scrittura diventa strumento di riflessione e introspezione, per mettere ordine nei suoi pensieri e arrivare finalmente ad accettare una realtà nuova, mutilata. E quelli che all'inizio sono solo appunti sparsi diventano presto un romanzo, per la prima volta in forma autobiografica. Denso di riferimenti letterari, da Philip Roth a Elias Canetti, passando per Philippe Claudel, Brodskij, Freud, Virginia Woolf solo per citarne alcuni, con incursioni nei territori dell'infanzia venate da un garbato umorismo, "Il mantello" è il racconto delle emozioni e dei sentimenti che ci travolgono quando si perde una persona cara. Con vena poetica e informale, Marcela Serrano ci consegna il suo libro più intimo, una toccante riflessione sugli affetti e sulla perdita.

 – Dolore – 

Il Mantello - Marcela Serrano - Feltrinelli editoreIl mantello di Marcela Serano (Feltrinelli) è un libro sulla perdita. La scrittrice ha dovuto dire addio alla sorella Margarita per colpa del cancro e ha deciso di “abbracciare” il suo dolore concedendosi cento giorni. Giornate da trascorrere in campagna tra il silenzio intorno e il freddo all’interno. Ore fatte di abiti neri e docce mancate, minuti passati a ripensare alla malattia e ai grandi scrittori che hanno affrontato la perdita.

Il mantello è un libro toccante perché autentico. Mi sono rivista in molte frasi e sensazioni riportate da Serrano, specialmente durante la prima parte.  Il mantello non è altro che una raccolta di riflessioni e quindi capisco che ci si avvicina sperando di (ri)trovare i romanzi dell’autrice possa rimanere deluso.

Serrano si interroga spesso sulla morte della sorella e su tutte le parole che ruotano attorno. Chi perde una moglie è vedovo, chi perde una sorella non ha nemmeno una parola che possa definire questa condizione.

Tra riflessioni su Freud, riletture delle pagine di Patrimonio di Philip Roth, Serrano si immerge nel dolore più grande e scrive. Che altro potrebbe fare? Consegnandoci una sorta di diario del dolore che non ha nessuna pretesa di guarire o anche soltanto di consolare.

Se avete perso qualcuno non troverete conforto in queste pagine. Non è una storia in cui si esce dal dolore e ci si rialza pieni di speranza. No, è una storia vera e come tutte le storie reali, il lieto fine non è assicurato.

Ne Il mantello ci sono continui salti temporali: a volte siamo in compagnia di Marcela, altre volte siamo nella stanza di Margarita, altre ancora ci troviamo al funerale della madre. E a proposito di ultimi saluti, le pagine in cui Marcela si congeda da Margarita sono di una bellezza struggente:

(…) E poi nel canto il coro domanda alla morte dov’è la sua vittoria. Ma di che vittoria parlano? Margarita è qui, davanti a me, il suo corpo ancora tra i viventi. Finché dura il rito è ancora nostra. Quando avremo finito di attraversare questo tunnel non lo sarà più. Prolungare all’infinito il corteo funebre, portare eternamente la bara fuori dalla chiesa, voglio restare a metà strada, voglio restare qui nei secoli dei secoli.
Sì, eccola la vittoria della morte.

Il Mantello - Marcela Serrano - Feltrinelli editoreMa sono anche altre le pagine che mi hanno fatto stringere il cuore: quelle in cui l’autrice soffoca tutto il suo dolore. Perché il dolore è strettamente privato e non si mostra alle telecamere o agli agenti letterari. E Marcela si aggrappa al compito di non mostrare la sofferenza, con una dedizione che ahimè conosco troppo bene.

Sono tanti i ricordi che legano queste sorelle,  tutte diverse ma tutte unite. Margarita era sorella più spiritosa, più estroversa… quella che nell’immaginario della famiglia non sarebbe mai morta. Aveva già sconfitto il cancro, l’avrebbe fatto di nuovo.

Ma non funziona così, la malattia porta via con se anche la persona più combattiva, senza distinzione di sesso o carattere. Marcela ripercorre il galoppare del cancro e i disagi crescenti vissuti da Margarita in una via crucis del dolore in cui chiunque abbia vissuto il cancro in famiglia possa riconoscersi. Fino ad arrivare al terribile epilogo e al tremendo presente: i cento giorni di lutto non hanno cambiato di una virgola Marcela, così come la scrittura non è stata né catartica né liberatoria.

L’insensatezza del dolore, la crudeltà del morte.

Oggi sono nove mesi ce Margarita non c’è più. Nove mesi, un numero simbolico, il tempo che ci mette una vita a farsi realtà. Nove mesi: un periodo fecondo. E invece i dolori non mollano, quasi volessero spremere la nostra disperazione per continuare imperterriti a sferrare colpi. E ne parlo al plurale perché il dolore vero è la vita normale.
Nel lutto, chi vince è il lutto. Non c’è scampo.


Il mantello è…

Dolore. Un libro davvero dolorisissimo. La prima parte mi ha emozionato e toccato molto, la seconda meno. E capisco che magari chi non ha vissuto un’esperienza simile possa non apprezzare fino in fondo il libro. E forse, come me, chi l’ha vissuta proverà un tremendo dolore alla fine e la voglia di aver impiegato il tempo in un altro modo. Avrei voluto trovare consolazione, ma ho trovato solo il sale che brucia su ferite mai rimarginate. La certezza di non essere soli a vivere certe emozioni può aiutare ma non ha aiutato me.

Consigliato per gli amanti delle storie vere, per chi non ha paura di guardare in faccia la sofferenza.

three-stars

Alcune note su Marcela Serrano

marcela serrano

Nata a Santiago del Cile nel 1951, Marcela Serrano è una delle voci più importanti della narrativa sudamericana. Nel 1973 si trasferisce a Roma a causa del golpe e torna in Cile nel 1977, dove si diploma in incisione e lavora in diversi ambiti delle arti visive. Presto, però, decide di lasciare questo lavoro e si dedica alla scrittura.
Il suo editore di riferimento in Italia è Feltrinelli, con il quale ha pubblicato: Noi che ci vogliamo così bene (1996), che ha vinto in Francia il premio Côté des Femmes, Il tempo di Blanca (1998), L’albergo delle donne tristi (1999), Antigua, vita mia (2000), Nostra Signora della Solitudine (2001), Quel che c’è nel mio cuore (2002), Arrivederci piccole donne (2004), I quaderni del pianto (2007), Dieci donne (2011), Adorata nemica mia (2013), Il giardino di Amelia (2016) e Il mantello (2020).

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