La casa capovolta
La trama
«In un moderno e anonimo sobborgo residenziale, con i suoi drammi esistenziali e psicologici che covano sotto la patina della normalità, vive la piccola Eva, bambina "difficile", intelligentissima e disadattata, dotata di una sorta di interruttore mentale in grado di trasportarla (e il lettore con lei) in una dimensione fantastica, che è evasione dal mondo e sua trasposizione nel linguaggio della fiaba: una dimensione in cui le bambole parlano, le figure immaginarie convivono con quelle reali su un piano di assoluta parità e la profonda solitudine di Eva, trascurata da un padre assente e da una madre malata di nervi, si trasforma in un fitto dialogo con ombre ora amiche, ora minacciose, la cui presenza sembra costituire l'unico antidoto a quel senso di vuoto che grava su di lei come su tutti gli abitanti del quartiere» (Paola Capriolo). «Se pure fosse una favola - e, come le favole, ricca di dolcezza ma tinta di corrosiva asprezza - è il più deciso attacco alla realtà da me conosciuto (in letteratura) negli ultimi tempi» (Angelo Guglielmi).
– Sincerità –
La casa capovolta di Elisabetta Pierini (Hacca edizioni) è una favola malinconica e inquietante, non solo, è anche un racconto dolcissimo, perché la voce narrante è quella di una bambina. Pierini racconta infatti un mondo difficile e ingiusto con la semplicità e la purezza di chi crede ancora nelle magie e nelle bambole parlanti.
E poi le bambole con le loro voci sottili la distraevano e finiva che non ascoltava suo padre o la maestra o qualcuno che avrebbe dovuto ascoltare. Si rendeva conto delle situazioni sempre tardi come se dormisse o fosse in tutte le cose concrete rallentata e senza cervello. Solo se c’era da seguire un ragionamento astratto si faceva attenta, si svegliava e smetteva di faticare: la terra delle idee stava al confine con il suo mondo dei sogni, in un posto da lì facilmente raggiungibile.
Eva è una bambina particolare, non ha molti amici e anzi, viene spesso esclusa dai giochi delle altre alunne, ma a farle compagnia, oltre alla vicina di casa, bambole e il fratellino morto. Sì, Eva dialoga spesso con un bambino che non c’è più ma che lei vede.
La casa capovolta però non è soltanto la storia di una famiglia disfunzionale, c’è un padre assente e una madre malata che piange tutte le notti, ma la storia di un quartiere intero, composto da persone con varie difficoltà.
Era un quartiere fatto di cubicoli uguali, di case rosa o gialle con la stessa forma e metratura, lo stesso tetto spiovente e i terrazzi di cemento con le ringhiere uguali. Ci abitavano coppie abbastanza giovani. Vivere in quella zona periferica faceva sì che sentissero una qualche reciproca affinità per cui alcuni di loro finivano con il frequentarsi più o meno assiduamente. Erano tutte persone di un certo tipo: precise e serie, per lo più impiegati, che discutevano a lungo di ogni minimo problema. Quel quartiere fatto di case uguali dava allo stesso tempo un senso di alienazione e produceva una consolante idea di parità sociale.
Tutti vedono tutto tutto eppure sono così soli. L’unica amica di Eva è Laura, una bimba che abita di fronte a casa sua. Eva è sempre a casa di Laura, fa colazione lì, gioca e si mette a volte anche i vestiti di Laura. Marta è una mamma attenta e premurosa, così diversa dalla sua.
Vogliamo mettere i puntini sulle i? Ecco, nemmeno la famiglia di Laura è perfetta o serena. Anzi, il padre Guido ha voluto imprigionare Marta nel ruolo di moglie e madre. Non c’è spazio per le amicizie, il lavoro…
Certo, quasi nessuna situazione è difficile come quella di Eva
Lo sfacelo però non si era limitato a intaccare la struttura dell’edificio, ma interessava anche la famiglia. Alma Bentivogli non si era mai completamente ripresa da un brutto esaurimento e suo marito Aldo era taciturno e chiuso. La coppia non frequentava nessuno e non aveva amici. Aldo Bentivogli aveva l’irascibilità delle persone deboli, più corrosiva della normale irascibilità, con un retrogusto morboso e esasperato. Eppure esibiva questo lato del suo carattere solo di rado, dentro le mura domestiche. Fuori era sempre pacato e tranquillo, una persona distinta.
E così Pierini ci ha accompagna in un mondo fatto di dolore ingiustizia, verso un finale spiazzante che no, non manderà via l’angoscia accumulata nelle pagine precedenti.
La casa capovolta è…
Sincerità. Quella spiazzante e dolce di Eva, quella che non si vede nei rapporti tra gli adulti, fatti di silenzi, non detti, angherie. Eva parla con un mondo che non esiste e forse addirittura con una sorta di Grillo Parlante, la Signora, la bambola più vecchia di tutte.
Non sa come comportarsi a casa degli altri, non sa cosa sia la vita in una famiglia cosiddetta “normale”. Si sente in colpa quando la madre piange e non sa come aiutarla, in quei passaggi mi si è stretto il cuore.
La casa capovolta ha vinto il Premio Calvino nel 2016, ne riconosco il valore ma ho fatto un pochino di fatica nella parte centrale e il carico di angoscia è tanto, forse non era il momento giusto.
Consigliato per chi è in cerca di una storia impegnativa narrata in maniera insolita. C’è un bel contrasto tra quello che vive Eva e. le parole che usa.
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