La ferrovia sotterranea
La trama
Nella Georgia della prima metà dell'Ottocento, la giovane schiava nera Cora decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive in condizioni disumane, e insieme all'amico Caesar comincia un arduo viaggio verso il Nord e la libertà. Servendosi di una misteriosa ferrovia sotterranea, Cora fa tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza? Grazie all'invenzione fantastica di una «ferrovia sotterranea», Colson Whitehead dà forma concreta all'espressione con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di abolizionisti che aiutavano gli schiavi nella loro fuga.
– Feroce –
La Ferrovia sotterranea di Colson Whitehead (Sur) è una storia avvincente e convincente. Un viaggio appassionato in un’altra epoca che riporta alla luce i problemi di oggi. Non pensavo che questo romanzo mi sarebbe piaciuto così tanto, anzi, non mi ispirava molto. Me l’avevano regalato appena uscito ed è rimasto silenziosamente in attesa per anni.
Cora è una protagonista che non scorderete. Ragazzina che vive nella Georgia del 1800 è stata abbandonata dalla madre (di lei non si hanno più tracce, è fuggita una notte lasciandole in eredità soltanto un pezzetto di terra di fronte alla baracca) e deve costantemente difendersi dai soprusi di padroni e schiavi.
Cora è una ragazza vivace, sveglia e piana di rabbia. Considerata come una bestia, è una schiava non potrebbe essere altrimenti.
Quando La ferrovia sotterranea si apre Cora è in fuga. Possiamo leggere il manifesto in cui il padrone chiede che faccia ritorno a casa, possiamo sentire l’odore della paura, e il rumore dei passi che la inseguono.
Ma sarebbe riduttivo raccontare la storia di Cora parlando solo di fuga perché La ferrovia sotterranea è un romanzo di formazione, è storico, è avventura. Non c’è un solo momento di noia qui, commozione, suspance, curiosità sempre altissima in ogni capitolo.
Cora, come tutti gli altri schiavi, viene trattata come carne da macello, ma viene anche violentata dai compagni di sventura ed è lì che scatta qualcosa in lei. Paura, smarrimento e un’incredibile forza, la stessa che le farà difendere un bambino dal bastone del padrone:
(…) Su Cora scese una certa sensazione. Erano anni che non ne restava in balia, da quando aveva preso a colpi di accetta la cuccia del cane di Blake e fatto volare le schegge nell’aria. Aveva visto uomini impiccati agli alberi e lasciati in pasto agli avvoltoi e ai corvi. Donne scarnificate fino all’osso del gatto a nove code. Corpi vivi e morti bruciati sul rogo. Piedi tagliati per impedire la fuga e mani tagliate per porre fine ai furti. Aveva visto bambini e bambine più piccole di Chester percossi e non aveva fatto nulla. Quella sera la sensazione le era scesa di nuovo sul cuore. Si impadronì di lei, a prima che la sua parte schiava potesse riagguantare la parte umana Cora era già china sopra il corpo del bambino, a fargli da scudo.
I mesi passano e comincia a farsi strada un pensiero nella testa della ragazzina: la ferrovia sotterranea. A proporle la fuga qualcuno che riesce ad andare oltre e a vedere in Cora una bellezza nascosta da una corazza spessa.
Non è facile entrare in empatia con questa ragazza. Come potremmo? Cora è cresciuta tra violenza e abbandono e la sua voglia di rifarsi una vita ci trascina ma non cancella la crudeltà che a tratti riaffiora in lei.
Ma che cos’era la ferrovia sotterranea? Una sorta di percorso nascosto intrapreso dagli schiavi che rischiavano il tutto per tutto in nome della libertà. Una via fatta di favori, rischi, nascondigli e binari sotterranei. Qui, persone bianche rischiavano la vita pur di aiutare gli schiavi a scappare dai padroni. E la fuga di Cora, Caesar e Lovey è carica di adrenalina e decisamente tutta in salita.
Che razza di mondo è, pensò Cora, quello in cui una prigionia perenne è il tuo unico rifugio? Era libera dalla schiavitù o ancora sotto il suo giogo: come descrivere la situazione di una fuggiasca? La libertà era qualcosa che cambiava forma mentre la si guardava, così come un bosco è fitto di alberi visto da vicino ma dall’esterno, da un campo aperto, se ne vedono i veri limiti. Essere liberi non aveva nulla a che fare con le catene o con la quantità di spazio a disposizione.
Sì, Cora raggiungerà la libertà se così si può chiamare ma la pagherà a caro prezzo. Cambieranno gli scenari, i nomi e i volti in queste pagine, ma non la violenza nei confronti delle persone di colore.
Non voglio aggiungere altri dettagli sulla vita di Cora lontano dalla piantagione, vi basti sapere che la crudeltà non uscirà di scena. Colson Whitehead ci concederà qualche pagina di apparente tregua ma noi staremo sempre con l’orecchio teso. Ci nasconderemo con Cora in soffitta tra l’odore di escrementi e quello della paura, tra i ricordi malinconici per chi ha lasciato questo viaggio troppo presto e quelli rabbiosi nei confronti di Mabel. Come ha potuto condannare sua figlia a una vita simile? Ma sua figlia avrebbe mai avuto davvero una scelta?
Dalla notte in cui era stata rapita, era stata oggetto di continue valutazioni e perizie, svegliandosi ogni giorno sul piatto di una nuova bilancia. Se sai qual è il tuo valore, sai qual è il tuo posto nel sistema. Sfuggire ai confini della piantagione era come sfuggire ai principi basilari della tua esistenza: impossibile.
La ferrovia sotterranea è …
Feroce. Ci sono pagine feroci e altre decisamente inquietanti che rivelano quanto anche il Nord non fosse un paradiso per i neri. I passaggi in cui i medici vogliono fare esperimenti sugli ex schiavi sono fastidiosi quanto reali. La brutalità del Sud si ritrova anche nel Nord e ve ne accorgerete leggendo. Una violenza a tratti diversa, ma pur sempre gratuita.
Cora mi è piaciuta molto perché non è un personaggio piatto, anzi, è impossibile categorizzarla perché non è buona o cattiva, non è vittima o carnefice. Cora è tutto e il contrario di tutto: è una bomba pronta ad esplodere e ad uccidere se necessario. Eppure, eppure facciamo il tifo per lei e per la libertà.
Il razzismo ha origini lontane e anche se ora gli schiavi non esistono più, quei modi di pensare e di valutare sono ancora presenti nella mentalità di oggi. La discriminazione del diverso ha solo cambiato forma ma non è mai sparita e Whitehead lo dimostra, dando vita a un romanzo storico in cui finzione e verità non sono più distinguibili.
Consigliato per chi ha voglia di abbandonarsi a una storia incalzante e appassionante.
2 COMMENTI
Emma
1 anno faNella parte finale della recensione c’è un errore ripetuto: “Ci sono pagine feroci e altre decisamente inquietanti che rivelano quanto anche il Sud non fosse un paradiso per i neri. I passaggi in cui i medici vogliono fare esperimenti sugli ex schiavi sono fastidiosi quanto reali. La brutalità del Nord si ritrova anche nel Sud e ve ne accorgerete leggendo. Una violenza a tratti diversa, ma pur sempre gratuita.”
quando è scritto Sud dovrebbe essere il nord perchè è la brutalità del sud, dove è presente la schiavitù, che si riflette anche nel nord anche se in maniera meno evidente.
Alessandra - La lettrice controcorrente
1 anno fa AUTHORChe svista, grazie Emma! Non mi ero accorta!