La scatola di latta
La trama
"Così la sua oziosa giornata ne conteneva un'altra, operosa, ilare, incessante, fortunosa..." P è una creatura senza storia né età, un artista o un poeta ("il che per molti aggiungeva mistero al mistero"); vive isolato nella piccola comunità di Ics osservandola dalla sua soffitta "come in fondo alla lente di un cannocchiale"; apparentemente non fa nulla e non si sa come riesca a campare, salvo sperperando il patrimonio di famiglia. Beato praticante della pigrizia come sottile forma di eversione, finirà inaspettatamente nel cosiddetto corso della realtà quando iniziano a prodursi bizzarri fenomeni che travolgeranno la pacifica vita della cittadina. Tra epidemiche amnesie, primavere in pieno inverno, scombussolamenti urbanistici, inspiegabili sparizioni, la chiave del rebus è sotto gli occhi di chi legge. "La scatola di latta" è un'avventura ironica nel labirinto del linguaggio, una fabula universale sulla lettura come viaggio verso la salvezza.
– Favola –
La scatola di latta di Paolo Donini (Voland) è una favola, all’apparenza leggera e in grado di trasportarci lontano. Una di quelle favole che parla dei problemi di tutti i giorni, in maniera accattivante e soprattutto scorrevole.
Ci troviamo ad Ics un paesino in cui tutti gli abitanti hanno nomi di lettere. Questo paesino somiglia a tanti altri e non succede mai nulla di straordinario. Come in tutti i villaggi ogni persona è un ingranaggio fondamentale per lo svolgersi della vita quotidiana.
Facciamo subito la conoscenza di P, non sappiamo molto di lui, solo che scrive poesie e che le conserva nella sua scatola di latta:
Un poeta non é l’autore delle sue poesie ma solo il tramite per cui le parole, che a un tratto si ordinano come per forza propria nell’organismo della poesia, vengono effettivamente scritte.
La tranquillità di Ics viene perduta quando le gemelline Doppiavu non riescono più a finire le frasi dell’altra. All’improvviso le parole cominciano a sparire. Che fine hanno fatto? Qualcuno sporge denuncia alla polizia (l’unica parola pronunciata dal figlioletto di un anno è sparita), il proprietario del ristorante giapponese ha perso le sue annotazioni e nessuno riesce più capirlo. In macelleria è diventato impossibile ordinare qualcosa: “Vorrei un… un …”.
Ma il vero dramma è che non sono solo i vocaboli a sparire da Ics.
Risultò che in breve a scomparire non erano solo le parole che designano gli oggetti, il che già di per se poneva un serio grattacapo, alla stranita comunità; svanivano infatti, una dopo l’altra, anche le parole che descrivono aspetti immateriali della vita, le qualità aggettivali, i sentimenti, gli stati d’animo, concetti generali, categorie e astrazioni.
Riuscite a immaginare una vita senza poter descrivere come vi sentite? Senza riuscire a raccontare un ricordo, o a descrivere una scena? No, perché sarebbe impossibile, eppure a poco poco alcune parole stanno svanendo davvero… e con loro muore anche qualcosa del nostro pensiero. Almeno, questa è una delle interpretazioni che ho dato a La scatola di latta. Durante la breve lettura (sono un centinaio di pagine in formato mignon), sono tante le riflessioni che scaturiscono. Al di là dell’importanza delle parole, qui viene sottolineato lo scopo della poesia, il peso che hanno i vocaboli che pronunciamo ogni giorno e soprattutto quelli che non diciamo.
La scatola di latta è…
Una favola che ricorda una poesia ed è un viaggio nella poesia. Dove sono andate a finire le parole di Ics? E come riesce P a creare nuovi componimenti? Cosa significherà aprire la scatola di latta? Per saperlo bisogna abbandonarsi alla lettura, tornare bambini per gustarsi appieno la musicalità e le atmosfere, ma una volta chiuso il libro sarà tempo di tornare adulti per analizzare la storia.
Consigliato per gli amanti delle storie vere, per le favole che ricordano quelle che ci venivano lette a scuola (io ho pensato a un mix tra Italo Calvino e Gianni Rodari) e per chi vuole buttarsi all’avventura tra divertimento e riflessione.
Perché non sono andata oltre alle tre stelle? Troppo breve, avrei voluto rimanere in compagnia degli abitanti di Ics ancora per un po’.
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