Le mani piccole
La trama
Marina ha sette anni quando entra in orfanotrofio dopo la morte dei genitori in un incidente, ma è molto diversa dalle altre bambine. Sulle compagne esercita un fascino oscuro che le attira almeno quanto le respinge. Il desiderio di qualcosa che non si comprende si sovrappone alla sofferenza di non appartenere al gruppo, così i rituali quotidiani della ricreazione, del pranzo e della buonanotte sono scanditi da una paura lambita dalle fiamme dell'amore. Finché, in un atto di ribellione alla realtà, l'immaginazione di Marina inventa "il gioco": uno svago che può essere vissuto solo seriamente, con la sincerità violenta e generosa con cui si gioca soltanto nell'infanzia. Le istruzioni di Marina sono precise, le altre bambine le seguono come se quelle parole fossero necessarie, e quella proposta attesa da sempre. Ma presto tutte scopriranno che le regole del gioco che le unisce sono molto difficili da seguire.
–Inquietante –
Le mani piccole di Andrés Barba (La nave di Teseo) è un libro che ho acquistato dopo aver letto un articolo molto interessante su uno degli inserti culturali del fine settimana. Ho preso una “cantonata” nel senso che il libro non è proprio come me lo aspettassi.
Volevo sperimentare leggendo qualcosa di lontano dal mio genere ma non sono rimasta convinta del tutto.
Le mani piccole è un libro che suscita inquietudine: protagonista una bambina che si chiama Marina e turba la tranquillità di un orfanotrofio con il suo arrivo.
Questa bambina taciturna e anche un po’ inquietante, è rimasta orfana. I suoi genitori sono morti in un incidente d’auto: il papà è morto sul colpo, la mamma in ospedale.
Capiamo subito che Marina è diversa dalle altre bambine. Accoglie la notizia con una freddezza spaventosa e le sedute di psicoterapia con lei servono a poco. La sua storia è tutta lì, i genitori sono morti nell’incidente e lei porta addosso una vistosa cicatrice.
La vita nella struttura è composta da equilibri complessi e mentre guardiamo Marina che uccide un bruco solo per gioco un brivido corre lungo la schiena, che storia è mai questa?
Come cominciò il desiderio? Non lo sappiamo. Tutto era silenzio, nel desiderio, come i movimenti degli acrobati, i funamboli. Il desiderio era un grosso coltello e noi il manico.
Bella e crudele Marina suscita l’ammirazione delle compagne di notte, mentre di giorno viene respinta.
Barba ci trascina in un mondo oscuro in cui l’innocenza non si scorge, nemmeno nei giochi più tradizionali.
Stasera facciamo un gioco,” disse.
“Che gioco, Marina?”
“Un gioco che conosco io.”
“E com’è?”
“Stasera lo facciamo.”
“Non ci puoi dire niente?”
“No, stasera.”
Le mani piccole è…
Inquietante. Lo stile di Barba, autore di cui non ho mai letto nulla, è decisamente asciutto e senza fronzoli. Bravo a creare inquietudine con una manciata di parole, il libro è veramente molto breve, non mi ha convinto del tutto. Senza voler svelare il gioco, che assomiglia ad un rituale dalle tinte oscure, dico solo che sono arrivata alla fine con la domanda: “e quindi?”.
Riconosco che questo genere non fa per me, purtroppo.
Consigliato per chi ha voglia di sperimentare, per chi ama le atmosfere oscure e non ha paura di guardare i bambini che giocano anche con la crudeltà.
La recensione è molto breve, come sempre quando un libro non mi ha convinto del tutto, preferisco fare un passo indietro e rimanere “più stringata”. Vero anche che Le mani piccole è un racconto di un centinaio di pagine stampate con un carattere decisamente grande, aggiungere qualcosa sarebbe farvi un torto.
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