L'entrata di Cristo a Bruxelles
La trama
Due racconti di Amelie Nothomb mai apparsi in libreria. Nel primo, "L'entrata di Cristo a Bruxelles", il giovane protagonista Salvator commette per gelosia un'azione orribile, fugge da Parigi e arriva a Hong Kong, dove diventa smisuratamente ricco. Torna nella sua città dopo diciotto anni e si innamora della bellissima Zoe, dai lunghi capelli e dalle fragranze intense... Nel secondo, "Senza nome", si narra del viaggio di un uomo nel "grande Nord" alla ricerca della donna dei suoi sogni...
– Ironia –
L’entrata di Cristo a Bruxelles di Amélie Nothomb (Voland) contiene due novelle, una dà il titolo al libro, l’altra si chiama Senza nome. Letto durante l’avventura di Guerra e Pace, avevo bisogno di cambiare aria, di respirare un po’, sono rimasta ancora una volta stupita dalla Nothomb. E’ vero, i suoi libri non sono mai particolarmente lunghi eppure non credevo che potesse lasciarmi di sasso usando così poche pagine.
L’entrata di Cristo a Bruxelles è all’apparenza una storia molto semplice. Salvator è il nostro protagonista e no, non ci piace per niente. Sta facendo da segretario allo zio ricco, le sue intenzioni sono ereditare la sua fortuna e nulla più.
La giovinezza non si confaceva a Salvator.
A vent’anni, concentrato su sé stesso fino al parossismo, non si sopportava più. Tanto meno potevano aiutarlo gli altri, visto che non lo tolleravano neanche loro. Telefonava alle persone solo se doveva chiedere favori; si offendeva se in cambio quelli ne sollecitavano il sostegno. E i suoi modi erano così poco discreti da essere insulsi.
Qualcosa cambia quando nella vita del ragazzo arriva Irène, una bella diciannovenne timida e introversa. Ma le cose non andranno come spera Salvator e la sua rabbia, la delusione, sfoceranno in un crimine violento. Non si può scappare per sempre e dopo quasi vent’anni di fuga ad Hon Kong (dove Salvator collezionerà delusioni e amori improbabili), farà ritorno a Bruxelles. Lo stile di Nothomb ci costringe a credere che si tratti di una favola: Salvator conosce una ragazza bizzarra che soffre di terribili quanto misteriose emicranie, Zoe. Orfana e presa in giro da tutti per la sua lentezza, per i suoi problemi, si sente subito attratta da Salvator, è amore a prima vista. I due non hanno amici, non hanno compagnia ma si bastano. Il loro viaggio di nozze sarà il ponte che unisce presente e passato sulle tracce di James Ensor, autore di “L’entrata di Cristo a Bruxelles. Il loro amore può resistere a tutto, perché?
Non c’è amore più grande di quello edificato sulle macerie di un crimine inconfessato.
Anche Senza nome comincia come una fiaba, un racconto in prima persona di un’avventura delle più classiche: il protagonista parte per cercare una donna da amare. Il racconto sembra avere da subito una nota noir (e crediamo di capire dove andrà a parare l’autrice). Il freddo entra nelle ossa, alle due tramonta il sole e la fame è una compagna perenne per il nostro protagonista che trascorre le ore con cani sempre più affamati. Non lo nascondo, è il racconto che mi ha sconvolto di più. Il protagonista raggiunge una sorta di casolare in cui vivono quattro uomini ipnotizzati dalla televisione. Nessuna domanda, nessun cenno di saluto. Il posto sul divano è libero e così il nostro eroe si siede… e comincia a vivere lì. Letteralmente, senza dire una parola.
Scoprii i meriti dei programmi che rincretiniscono. Non solo obbligavano il mio compagno a tacere, ma in più ci mantenevano in una specie di letargia propizia al nostro stato d’animo: passiamo le nostre giornate a rilento, in modo da conservare per la notte l’energia vitale.
Ci troviamo di fronte a una rivelazione, a un segreto da nascondere. La notte è lo scopo della loro vita, diventerà anche quello del protagonista? Intanto le parole scompaiono, così come i pensieri, l’identità si smarrisce e non resta che vivere aspettando, lasciando che sia l’inconscio a impadronirsi di noi… forse per essere felici basta quello?
In quest’epoca sinistra in cui la maggior parte delle persone si ammazza in lavori stupidi per avere il diritto di dormire in un letto, io avrei passato le giornate a riposarmi per essere fresco e in forma per la voluttà notturna.
L’entrata di Cristo a Bruxelles è…
Un mix tra ironia e orrore. Un classico della Nothomb: prima ridiamo, sorridiamo per le situazioni surreali alle quali andiamo incontro e poi riflettiamo scorgendone l’orrore.
Se la prima novella è più “classica” e il mistero non è un vero e proprio protagonista, ad avermi colpito profondamente è la seconda. Gli uomini che vivono nel labirinto finlandese sono come bestie. Tengono le facoltà intellettive al minimo. Non parlano più, dunque non pensano, mantengono un segreto e vivono in una prigione dorata, in attesa di soddisfare un istinto ma la loro prospettiva è quella della libertà ed è agghiacciante.
– Non vorrete mica negare di essere prigionieri?
-Lo siamo meno dell’immensa maggioranza delle persone. La prima prigione è doversi guadagnare la vita. Qui, quel problema lo abbiamo risolto. Le altre prigioni sono materiali e affettive: la gente è prigioniera dell’alloggio per cui paga l’affitto e degli esseri dei quali ha ottenuto l’affetto. E queste catene garantiscono loro soltanto esistenze miserabili in luoghi anonimi e con amori mediocri.
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