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RECENSIONE: Lettera di una sconosciuta (Stefan Zweig)

Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig (Adelphi edizioni)
RECENSIONE: Lettera di una sconosciuta (Stefan Zweig)

Lettera di una sconosciuta

Valutazione:
four-stars
Autore:
Traduttore:
Pubblicato da:
Data uscita:
28/10/2009

Pagine:
83
Genere:
ISBN:
8845924467
ASIN:
B00HFUAADA
Acquista:

La trama

«A te, che mai mi hai conosciuta»: è questa l'intestazione della lettera che, nel giorno del suo compleanno, riceve un romanziere viennese, un quarantenne di bell'aspetto a cui la vita ha offerto i suoi doni più ambìti: la ricchezza, la fama e un fascino «morbido e caldo». «Ieri il mio bambino è morto» esordisce la misteriosa donna, e prosegue: «adesso mi sei rimasto solo tu al mondo, solo tu che di me nulla sai». Quando lui leggerà quelle righe, lei sarà già morta: per questo concede a se stessa di raccontargli la propria vita - la vita di una creatura che per più di quindici anni gli ha votato, «con tutta l'abnegazione di una schiava, di un cane», un amore «disperato, umile, sottomesso, attento e appassionato», senza mai rivelargli il proprio nome, senza mai chiedere nulla, portandosi dentro un unico, struggente desiderio: che incontrandola, almeno una volta, lui la riconosca. Ma quasi sempre per l'uomo il volto di una donna rappresenta «rispecchia solo una passione, un gesto infantile, un moto di stanchezza, e svanisce con la stessa facilità di un'immagine allo specchio». Zweig ci trascina nel labirinto di un amore assoluto, offrendoci il ritratto di una donna ardente e viva, e al tempo stesso immateriale come «una musica lontana».

 – Struggente –

Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig (Adelphi edizioni) è un libro che ho comprato tantissimo tempo fa. Un libro che mi aveva colpito ma che per chissà quale motivo non avevo mai cominciato. L’altro giorno, quando ho scelto di regalarmi un pranzo in solitaria fuori e un’ora solo per me, ho pensato di portare con me un libricino compatto. Non mi aspettavo fosse così intenso e coinvolgente.

Lettera di una sconosciuta è struggente, un amore assoluto in grado di travolgere e persino distruggere tutto.  Uno scrittore il giorno del suo 41esimo compleanno riceve una lettera, la lettera di una sconosciuta appunto.

A te, che mai mi hai conosciuta

Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig (Adelphi edizioni)Si apre così questa lettera struggente. L’autrice che desidera solo essere riconosciuta ma non rivelerà mai la sua identità. Giunta vicina all’ora della fine decide di dichiararsi finalmente anche se la lettera giungerà quando lei sarà già morta.  E questa premessa da sola basterebbe già a commuovermi ma Zweig fa molto di più. Dà voce a un amore assoluto, disperato e ovviamente mai corrisposto:

Ma io, ragazza di allora, non potevo immaginare che tu mi avessi dimenticata: essendo tu il centro dei miei pensieri, avevo infatti finito per illudermi che anche tu, e di frequente, pensassi a me e mi aspettassi; come avrei anche solo potuto respirare, se avessi avuto la certezza di non essere nulla per te, e che il mio ricordo non ti sfiorava mai, nemmeno vagamente!

La protagonista ricapitola così ogni incontro avvenuto con lo scrittore. Da quando era ragazzina ha aspettato pazientemente che gli sguardi si incrociassero, che lui si accorgesse di lei… Gli anni trascorrono, la bambina diventa donna e le strade dei due sono destinate a incrociarsi ancora ma non nel mondo in cui forse la nostra eroina avrebbe desiderato.

Immaginate un grido d’amore disperato ma al tempo stesso elegante, sussurrato:

Tu eri per me – come dirtelo? Qualsiasi paragone sarebbe riduttivo -, tu eri tutto, eri l’intera mia vita. Ogni cosa esisteva solo in quanto aveva un rapporto con te, ogni cosa nella mia esistenza aveva senso solo se era legata a te. Tu trasformasti, tutta intera, la mia vita.

Meno di due ore per leggere Lettera di una sconosciuta, una vita per dimenticarlo.

Ero sempre concentrata su di te, sempre in tensione e in movimento; ma tu non potevi sentirlo, così come non senti la tensione nella molla dell’orologio che porti nel taschino e che, nel buio, conta e misura pazientemente le tue ore, accompagna i tuoi passi con il suo impercettibile battito e sul quale il tuo sguardo cade frettoloso per uno appena fra i milioni di tic-tac, fra i milioni di secondi.


Lettera a uno sconosciuto è…

Struggente. Il libro è brevissimo e ho preferito riportare qualche passaggio piuttosto che “riassumere” la trama. Questo è stato il primo incontro con Stefan Zweig e sono sicura che non sarà l’ultimo. Mi è piaciuto lo stile elegante e incalzante.  Leggiamo di un’ossessione, un’inquietante ossessione ma l’impressione è quella di leggere una storia d’amore.

Bellezza e dolore vanno a braccetto. Ammirazione e disprezzo per una donna che ha dedicato la sua vita a un’ossessione, sacrificare la propria vita per un amore mai nato è aberrante. Ma la letteratura non dà risposte, pone domande.

Consigliato per chi come me sta attraversando un periodo difficile (sì anche in amore) per quanto riguarda la lettura. Questo libricino sarà in grado di sbloccarvi. Consigliato per chi è in cerca di una storia d’amore intensa e disperatamente dolorosa.

Non ci sono cinque stelle solo perché purtroppo è troppo breve.

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four-stars

Alcune note su Stefan Zweig

Stefan Zweig

Nato il 28 novembre 1881 a Vienna, Zweig era figlio di un ricco industriale ebreo e per questo potè studiare con tutta libertà, seguendo i suoi gusti che lo portavano a interessarsi di letteratura, filosofia e storia.
L’atmosfera cosmopolita della Vienna imperiale favorisce la sua curiosità del mondo, che si trasforma in una sorta di bulimia culturale. Come letterato esordisce con poemi in cui si percepisce l’influenza di Hofmannsthal e Rilke, di cui parla nella sua autobiografia Il mondo di ieri (Die Welt von gestern, 1942). Per Stefan Zweig “la letteratura non è la vita”, ma “un mezzo di esaltazione della vita, un modo di cogliere il dramma in maniera più chiara e intelleggibile”. La sua ambizione è dunque “dare alla mia esistenza l’ampiezza, la pienezza, la forza e la conoscenza, tanto da legarla all’essenza e alla profondità delle cose”. Infaticabile viaggiatore, sempre alle ricerca di nuove culture, conosce in Belgio Emile Verhaeren (1855-1916), di cui diviene amico intimo, traduttore e biografo. I suoi spostamenti lo portano anche a Roma e Firenze – dove incontra Ellen Key (1849-1926), la celebre autrice svedese -, in Provence, in Spagna, in Africa. E ancora visita la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Canada, Cuba, il Messico, l’India. Tutto ciò non gli impedisce di proseguire nel suo lavoro letterario: “Malgrado tutta la volontà, non mi ricordo di aver lavorato durante questo periodo. Ma i fatti mi contraddicono perché ho scritto diversi libri, pièces teatrali che sono state rappresentate in Inghilterra e anche all’estero…”. I tanti viaggi di Zweig sviluppano in lui ancor più l’amore per la letteratura straniera, specie quella francese. Questo amore, che si trasformerà in vero e proprio culto, viene manifestato con le traduzioni di Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, dell’amico Verhaeren, con le quali fa conoscere in Europa centrale i versi potenti e le pièces teatrali (di Suarès, Romain Rolland) su cui diventa uno dei primi, se non il primo ad attirare l’attenzione dei paesi di lingua tedesca. Allo scoppio della Prima guerra mondiale Zweig, come l’amico Romain Rolland in Francia, non può rassegnarsi a sacrificare al nazionalismo sfrenato la realtà superiore della cultura senza frontiere. Ardente pacifista, viene profondamente segnato da questa guerra.
Nel 1915, sposa Friederike von Winternitz. Lascia Vienna nel 1919 e si sposta a Salisburgo, dove scrive molte delle sue opere più celebri tra narrativa e saggistica (su Dostoïevski, Tolstoï, Nietzsche, Freud – che conosceva bene – Stendhal, etc). Dopo una decina di anni di tranquillità arriva al potere Hitler e l’Austria, già nazista per metà, viene invasa.
Nel 1933, a Monaco e in altre città i libri dell’ebreo Zweig vengono bruciati in un autodafé. Nel 1934, va in Gran Bretagna, a Bath. Questa partenza viene vista in modi diversi dai suoi biografi: alcuni sostengono l’ipotesi di una sua fuga in vista dell’imminente guerra e del montante antisemitismo, altri affermano che la sua partenza sia dovuta semplicemente alla necessità di svolgere ricerche su Maria Stuarda, per scrivere una biografia.
Nel 1938 divorzia da Friederike. Si risposerà con una giovane segretaria inglese, Charlotte Lotte Elizabeth Altmann, che poco dopo si ammalerà gravemente. Ma la sua anima inquieta lo porta di nuovo in viaggio tra l’America del nord, il Brasile, la Francia e ancora l’Austria… E scoppia la guerra. Nel 1940 lascia definitivamente la Gran Bretagna e vola verso gli Stati Uniti. Il 15 agosto 1941, si imbarca per il Brasile e si stabilisce a Petrópolis dove spera invano di trovare la pace. Il 22 febbraio 1942, Stefan Zweig scrive un ultimo messaggio, il giorno seguente si suicida con delle medicine. La moglie lo seguirà nelle morte.
Tra le opere ricordiamo alcuni drammi (Geremia, Jeremias, 1917) e le raccolte di novelle Adolescenza (Erstes Erlebnis, 1911), Amok (1922) e Sovvertimento dei sensi (Verwirrung der Gefühle, 1927); fra i racconti successivi spicca, per la tensione drammatica, La novella degli scacchi (Schacknovelle, 1941). Ma le sue opere più note sono alcune biografie, che offrono una personale interpretazione psicologica dell’esistenza artistica. Fra esse: Tre maestri: Balzac, Dickens, Dostoevskij (Drei Meister, 1920), La lotta col demone: Hölderlin, Kleist, Nietzsche (Der Kampf mit dem Dämon, 1925) e Tre poeti della propria vita: Casanova, Stendhal, Tolstoj (Drei Dichter ihres Lebens, 1928). Comune a questi scritti è la fede nella perenne attualità dei valori dello spirito. Notevole anche il suo contributo al romanzo storico con Erasmo da Rotterdam (Triumph und Tragik des Erasmus von R., 1935). La sua vastissima produzione risente dei limiti di un umanesimo ingenuo e di un estetismo superficiale, ma è un’eloquente testimonianza del tramonto dell’impero asburgico e del mondo della vecchia Europa.

Fonti: il sito ufficiale dell’autore, Enciclopedia della Letteratura Garzanti 2007.

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