L'impostore
La trama
Remie Yorke sta svolgendo il suo ultimo turno al Mackinnon Hotel prima della chiusura invernale, quando si scatena la tempesta Ezra che taglia ogni collegamento col mondo esterno. Mentre le temperature precipitano e le linee telefoniche si interrompono, un uomo ferito chiede rifugio. Si tratta dell’agente Don Gaines, rimasto coinvolto in un terribile incidente. L’unico altro sopravvissuto? Il detenuto che la sua squadra stava trasportando. Ma poco dopo arriva un secondo sconosciuto: anche lui è ferito e anche lui dichiara di essere Don Gaines. Qualcuno sta mentendo e Remie, senza alcuna via di fuga, dovrà scoprire chi dei due prima che sia troppo tardi. Perché se non la ucciderà il freddo, lo farà uno di loro...
– Angosciante –
L’impostore di Martin Griffin (Giunti editore) è un thriller che ho letto l’estate scorsa. Lo so, quest’anno sono in ritardo mostruoso con un po’ di recensioni, ma piano piano arrivano tutte.
Ho letto L’impostore in un periodo decisamente frenetico e come mi capita spesso quando scelgo questo genere così lontano lo faccio solo per essere certa di riuscire a staccare la mente. Queste situazioni, queste sensazioni mi trasportano sempre lontanissimo.
L’impostore si consuma nello spazio di una notte (io però ci ho messo parecchio a finirlo). Remie Yorke sta affrontando il suo ultimo giorno di lavoro all’hotel Mackinton. L’indomani partirà per cominciare la sua nuova vita, finalmente potrà lasciarsi alle spalle dolori e traumi. Ma la vita ha in serbo per lei piani decisamente diversi.
L’inizio del romanzo è classico: un hotel isolato durante una bufera di neve e un ospite che bussa alla porta… comincia così la storia di Remie che si trova faccia a faccia con Gaines, un agente di polizia ferito che è riuscito a raggiungere l’albergo. Gaines costringe Remie – unica lavorante rimasta nell’hotel – a spegnere tutte le luci e a nascondersi. Non è sicuro rimanere esposti perché l’agente di polizia è giunto lì in seguito a un incidente stradale… il detenuto che trasportava è fuggito e potrebbe dirigersi proprio al Mackinton. E infatti poco dopo un altro uomo, sempre vestito da poliziotto, busserà a Remie. Chi è il vero poliziotto e chi è il detenuto?
«Agente 4256 Gaines, signora. Sto cercando di gestire unemergenza e mi serve aluto. » Stava parlando con calme una il sibilo tra le orecchie mi rendeva impossibile concentina mi. Le parole filtravano attraverso gli scricchioli e il rumore del vento che distorceva la sua spiegazione. «… E temo che la situazione sia complicata, signora, per il fatto che non sappiamo più dove sia il detenuto. Devo entrare.»
Il mio cuore si rattrappì fino a essere grande quanto una palla da hockey. «Detenuto?» ripetei.
«Se potessi entrare, le direi tutto quello che vuole sapere.
Allo stato attuale il maltempo sta rendendo la situazione problematica e ho bisogno di chiedere rinforzi, ma non c’è copertura.» Si scostò dal citofono, il volto indecifrabile al buio. Sollevò le braccia fino all’altezza delle spalle con i palmi rivolti all’esterno in un gesto interrogativo, poi si avvicinò di nuovo.
«Inoltre, signora, ho bisogno di medicazioni. Sono rimasto ferito nell’incidente. Apra la porta per favore.»
«Non posso.» Tentai di ignorare il formicolio sul pelle. di mettere una certa darne ria nella voce. «E se non fase chi dice d’essere?»
Comincia così l’angoscia vera, le pagine scorrono velocissime mentre cerchiamo di capire chi è davvero l’impostore. E devo ammettere che questa parte mi è piaciuta tantissimo. Mentre Remie e un altro ospite cercano di venirne a capo, diversi flashback sul fratello minore della protagonista si affacciano sulla scena e noi lettori siamo in grado di mettere insieme i pezzi. E questa parte forse mi è piaciuta un po’ meno. Verso il finale la tensione diminuisce e il ritmo rallenta, ed è un vero peccato. La prima parte è convincente per ambientazione e personaggi, la paura di Remie, lo sforzo per mettere insieme gli indizi… la seconda parte invece diventa troppo prolissa con parecchie coincidenze e pochissimi colpi di scena. Ma nel complesso è stata una lettura piacevole e mi ha distratto in un momento non facilissimo.
L’impostore è …
Angosciante. Mi sono interrogata con Remie a lungo, chi è davvero l’impostore? L’idea di base è semplice ma originale. Peccato per la parte finale, ma la tensione all’inizio è davvero coinvolgente:
Sola in una stanza chiusa a chiave, andai avanti e indietro met. tendo il cellulare in ogni posizione possibile, pregando di trovare il segnale, preoccupata per il maltempo.
Dopo un po’ smisi, rendendomi conto che i miei sensi si erano acuiti. C’era un rumore alla finestra. Controllai il display luminoso dell’orologio sul comodino. Le dieci e quaranta. Andai al balcone, aprii la porta e la bufera entrò prepotente portando con sé una spolverata di neve. Mi infilai la giacca e scrutai il giardino dell’albergo dal mio punto di osservazione.
C’era una figura sul prato terrazzato sotto la mia camera, guardava in alto.
Era Gaines. Il primo.
Consigliato per chi è in cerca di una storia coinvolgente, angosciante quanto basta e in grado di farvi staccare la spina per un pomeriggio. Io ho commesso l’errore di leggerlo “un po’ per volta”, quindi ad arrivare alla fine ho fatto davvero fatica.
1 COMMENTO
Fra
11 mesi faMi piacciono i libri angoscianti e ricchi di tensione.
Mi segno il titolo.
Buone feste