Memorie Postume di Brás Cubas
La trama
Come è possibile intuire dal titolo di questo sorprendente romanzo, il narratore, Brás Cubas, è già morto. Non ha niente da perdere e può permettersi di raccontare la storia della sua vita senza preoccuparsi delle norme sociali o del giudizio dei suoi contemporanei; si dedica quindi alla stesura di queste sue “memorie postume” in barba a qualunque convenzione, non solo sociale, ma anche letteraria.Così, a cominciare dal suo funerale, si dipana l’esistenza di Brás Cubas: un’esistenza ordinaria, priva di particolari meriti o demeriti, vissuta tra i salotti dell’alta società carioca di metà Ottocento. Il protagonista-narratore non si esime dal raccontarci con autoironia ogni dettaglio della sua vita, senza tralasciare i suoi vizi e fallimenti: l’indulgente educazione borghese ricevuta in famiglia, le ambizioni politiche frustrate a causa della sua mancanza di determinazione, lo scarso interesse verso la possibilità di un buon matrimonio – ossessione, invece, di sua sorella Sabina –, la passione giovanile per una prostituta che lo porterà quasi alla follia, il grande amore per Virgília, sposata a un importante e onorevole membro del governo. E ancora, a inframezzare i ricordi, le elucubrazioni sul senso della vita, alimentate dalla filosofia “humanitista” inventata di sana pianta dal suo amico Quincas Borba. Alla luce degli eventi, soppesando gioie e dolori, rimpianti e momenti felici, Brás Cubas, dalla posizione privilegiata della sua tomba, non si sente in diritto di insegnarci alcunché, ma ci ricorda, con sagacia e spensieratezza, che in fondo l’unica vera disgrazia è quella di non essere mai nati. Il primo tra i capolavori riconosciuti di Machado, Memorie Postume di Brás Cubas è uno dei più acuti ritratti dell’élite brasiliana e custodisce alcuni dei più famosi passaggi della letteratura in lingua portoghese.
«Sono rimasto scioccato per quanto è affascinante e divertente. Mi ha fatto suonare un campanello in testa, come ha fatto Il giovane Holden. Grande senso dell’umorismo, grande originalità, nessun sentimentalismo».Woody Allen
«Uno dei libri più arguti, più giocosi e quindi più vivi e intramontabili mai scritti. Un capolavoro sfavillante».Dave Eggers
«De Assis ha prodotto un’opera immensa caratterizzata da un senso dell’umorismo inimitabile».José Saramago
«Il più grande scrittore dell’America Latina di sempre».Susan Sontag
– Vivace –
Memorie postume di Bràs Cubas di Machado de Assis (Fazi editore) è una storia scorrevole, arguta e divertente. Leggere questo libro è stato un vero e proprio piacere, a partire dalle prime pagine:
Si tratta, in verità, di un’opera prolissa nella quale io, Brás Cubas, seppure abbia adottato la libertà formale di uno Sterne o di uno Xavier de Maistre, potrei aver inserito qualche mugugno un poco pessimista. Chissà. È l’opera di un defunto. L’ho scritta con penna ridanciana e inchiostro malinconico, e non è difficile prevedere quale potrà essere il risultato di un simile connubio. Aggiungeteci che alle persone serie il libro sembrerà in tutto e per tutto un romanzo, mentre le persone frivole non ci ritroveranno nessuna delle qualità romanzesche cui sono abituate, ed eccolo privato della stima dei seri e dell’amore dei frivoli che sono le colonne portanti dell’opinione pubblica. Ma coltivo ancora la speranza di accaparrarmi la simpatia del pubblico.
Bràs Cubas comincia il libro ed è già morto, concluderemo il libro e lui sarà sempre…morto, appunto. Questo non toglie il piacere della scoperta. Machado de Assis racconta in prima persona la vita di Bràs Cubas, sogni e speranze di un uomo agiato e all’apparenza fortunato.
Non ci viene nascosto nulla: il protagonista vive un amore folle, sconsiderato, indimenticabile e cede alle lusinghe della vanità, inseguendo la gloria eterna. Galeotto fu per lui il desiderio di creare un unguento con il proprio nome. Un’eredità da lasciare ai posteri e sarà proprio quell’unguento (non direttamente) ad ucciderlo.
Non sto rivelando nulla, tutto è racchiuso nelle pagine iniziali e allora cosa ci spinge ad andare avanti? L’ottima traduzione di Daniele Petruccioli (lo stesso di Elietè di Dulce Maria Cardoso trovate qui la mia recensione) in primis. Lo stile è incalzante, interessante e coinvolgente. I capitoli sono tutti molto brevi (oggi diremmo che è un modo di scrivere estremamente moderno) e sono intervallati dai pensieri di Bràs che si mostra senza veli: a volte egoista, superficiale, scoraggiato. E questo lo rende decisamente vicino a noi.
E poi la storia d’amore con Virgilia è sui generis e appassionante. Seguiamo la coppia clandestina nelle varie fasi dell’innamoramento. Tra pettegolezzi, ripensamenti e bigliettini le pagine scorrono veloci. Sullo sfondo però la luce non è così tanta: morte, malattia, inganni… è come se Machado de Assis volesse illuminare la miseria umana, distraendoci con un personaggio particolare a cui è impossibile non affezionarsi.
Durante la lettura sono tanti gli spunti di riflessione anche amari:
Ogni epitaffio è l’espressione del pio, segreto egoismo che induce gli uomini a strappare alla morte almeno un lembo dell’ombra che fu. Di qui, forse, l’inconsolabile tristezza di chi vede i propri cari sepolti in una fossa comune; quasi che quell’imputridirsi anonimo possa contaminare anche loro.
Sulla scena si affacciano altri personaggi indimenticabili, uno tra tutti? Il marito di Virgilia, superstizioso e ossessionato dall’apparenza fa di tutto per tenersi la moglie vicina, anche se se significa avere sempre in casa l’amante. Lobo Neves truffato dall’amico, dalla moglie e persino da donna Placida. Altro personaggio ai limiti del grottesco, e ancora Quincas Borba che con le sue strane idee (che sfoceranno poi nella pazzia) vivacizza ulteriormente il romanzo che però si chiude con una nota (ancora questo aggettivo) amara, un sogno mai realizzato, un grande rimpianto da portarsi nella tomba.
A conti fatti chiunque penserà che non ci fu perdita né guadagno e che di conseguenza sono uscito dalla vita in pareggio. E penserà male: infatti, arrivando da quest’altra parte del mistero, mi sono ritrovato con un piccolo attivo che è l’ultima mancanza di questo capitolo tutto al negativo: non ho avuto figli, non ho trasmesso a nessun essere vivente le nostre miserie.
E arrivati alla fine si comprende che Memorie postume di Bràs Cubas è il racconto di un uomo imperfetto che non è riuscito a realizzare né le proprie ambizioni, né quelle di famiglia. Il sogno di fare carriera si infrange quando scopre l’amore e le sue insidie.
Memorie postume di Bràs Cubas è…
Vivace. Un libro ricchissimo di riferimenti, battute, riflessioni. Non pensavo che sarei riuscita e leggerlo in così poco tempo. L’autore si rivolge direttamente ai lettori e questo serve non solo sa spezzare la drammaticità di alcuni eventi ma anche a creare quel clima rilassato. Mi sono dimenticata di aver di fronte “un classico” e l’ho affrontato come si leggono racconti e scritti che appassionano con leggerezza.
Recupererò sicuramente anche Don Casmurro (sempre pubblicato da Fazi QUI trovate la trama) considerato il grande capolavoro di De Assis e ovviamente vi farò sapere!
Consigliato per gli amanti dell’ironia, sottile e profonda, per chi ha bisogno di perdersi in posti lontani per poi imbattersi nel ritratto della condizione umana, per chi ha voglia di lasciarsi stupire. Lo amerete.
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