Nella quiete del tempo
La trama
“Ho sempre voluto scrivere un romanzo dove creare e descrivere un mondo che, come tutti gli esseri viventi, nasce, cresce e alla fine muore.” Così nelle parole dell’autrice il senso di questo libro, pubblicato in Polonia nel 1996, dove fu accolto con grande attenzione e si aggiudicò il premio della Fondazione Kościelski, e uscito in Italia nel 1999. Dopo il successo di I vagabondi, e dopo aver riproposto Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, Bompiani riporta in libreria un altro romanzo fondamentale di una grande scrittrice, premio Nobel per la letteratura 2018. Prawiek è un villaggio sospeso nel tempo, “un luogo al centro dell’universo”: percorso dai fiumi Bianca e Nera, punteggiato da alture come la Collina dei Maggiolini, ha quattro arcangeli a vegliare i suoi confini e un Tempo scandito dalle consuetudini più semplici. Le guerre e gli eventi della storia portano scompiglio anche qui, come nel resto del mondo, ma a Prawiek le giornate ruotano attorno alle preghiere, al mulino e al macinacaffè, alle nascite e alle morti, alle piccole storie degli eccentrici personaggi che lo abitano: Spighetta, che si nutre di ciò che resta dopo la mietitura; il castellano Popielski, che dedica la vita a un misterioso gioco da tavolo; Ruta, che ama i funghi più delle piante e degli animali; l’Uomo Cattivo, rimasto solo così a lungo da dimenticare la sua natura umana. Una fiaba dal passo solenne e rarefatto sulla stretta inesorabile del tempo e sul rapporto sublime e grottesco tra uomo e mondo.
– Favola –
Nella quiete del tempo di Olga Tokarczuk (Bompiani) è un libro che mi ha chiamato. Non ho mai letto nulla del premio Nobel 2018 e questo titolo (che in realtà avevo avvistato a Roma in un’edizione Nottetempo) mi ha colpito così tanto da portarlo a casa e cominciarlo subito.
Non è stata una lettura facilissima, devo ammetterlo. Verso la metà ho perso slancio e ho fatto un pochino di fatica ad andare avanti, forse non era il momento giusto.
“Ho sempre voluto scrivere un romanzo dove creare e descrivere un mondo che, come tutti gli esseri viventi, nasce, cresce e alla fine muore.” Così Tokarczuk ha voluto descrivere Nella quiete del tempo, ed è proprio così, una favola dalle tinte malinconiche.
Ci troviamo a Prawiek un paesino in cui si affacciano diversi personaggi. C’è Michail Jozefovič Niebieski, costretto a partire per la guerra e l’innamoratissima moglie Genowefa che rimane sola e incinta ad aspettarlo. Fino a quando non incontra un altro giovane… ma ora sto correndo troppo.
Personaggio insolito e affascinante è Spighetta, una ragazza bellissima che perde il senno. Una prostituta, una donna a cui è impossibile resistere eppure al tempo stesso respingente.
Presente anche, come in tutte le favole che si rispettino, l’uomo cattivo che ha fatto la sua comparsa nei boschi del paese prima della guerra e a furia di vivere selvaggiamente è diventato irriconoscibile. Prima (forse) era un normale contadino che si sarebbe macchiato di un delitto tremendo. Una volta rifugiatosi nei boschi avrebbe perso qualunque contatto con la realtà perché ha dimenticato tutto ciò che era e faceva prima, diventando quasi una bestia.
Questi personaggi, tutti grotteschi, tutti soli, si alternano durante i capitoli.
Più il castellano Popielski invecchiava, più il mondo gli sembrava spaventoso. Da giovane l’essere umano è impegnato a raggiungere il pieno rigoglio, ad andare avanti e ed ampliare i propri confini: dal lettino alle pareti della stanza, quindi alla casa, al parco, alla città, al paese, al mondo. Più tardi ormai da adulto, giunge l’ora dei sogni ancora più ambiziosi. Verso i quarant’anni a luogo una frattura. La giovinezza, tutta potenza e di cuore, si stanca di sé. Una notte, un mattino, l’uomo supera una linea di confine, raggiunge l’apice compie il primo passo lungo la discesa che lo condurrà alla morte. Sorge allora una domanda: discendere fieri con il viso rivolto verso le tenebre, o rivolgersi a ciò che è stato, salvare le apparenze e fingere che non si tratti di vere tenebre, ma sia soltanto spenta la luce nella stanza?
Ossessionato da un gioco per un solo partecipante, tenterà la sorte ogni giorno lanciando i dadi, fino ad arrivare a una scoperta poco consolante su Dio e il mondo.
All’inizio non c’era nessun Dio. Non c’era né il tempo, né lo spazio. C’erano soltanto la luce e le tenebre. Ed era perfetto.
E poi gli anni trascorrono e Misia, la figlia dei due protagonisti iniziali diventa adulta, si innamora e si sposa. lei è il mio personaggio preferito.
Ho amato anche Florentynka, uscita di senno all’improvviso e senza motivo. Ha perso sette figli e un marito ma non è stato quello a farla impazzire. Era vecchia e litigava con la luna.
Gli esseri umani credono che all’origine della follia ci sia un avvenimento significativo e drammatico, una sofferenza intollerabile. Credono che debba esserci un motivo per impazzire: l’essere abbandonati dalla persona amata, la morte di chi c’è più caro, la perdita dei beni, la visione del volto di Dio. Gli essere umani pensano anche che si impazzisca all’improvviso, di colpo, in circostanze straordinarie, e che la follia piombi sull’individuo come la rete di un cacciatore, impastoiando l’intelletto e confondendo i sensi.
Nella quiete del tempo è…
Una favola in cui i personaggi di passaggio si affannano, amano, perdono tutto e cercano Dio. Credo di non aver compreso Nella quiete del tempo e mi dispiace molto. Non credo che sarà l’ultimo incontro con l’autrice ma sicuramente questo libro avrebbe meritato più attenzione da parte mia, più concentrazione. Invece l’ho letto in contemporanea con un altro libro che ha sorpassato La quiete del tempo costringendomi a riprenderlo in mano dopo un’interruzione, faticando a riprendere il filo della storia e dei personaggi. Faccio un mea culpa e anzi, vi chiedo come sempre di dirmi la vostra nei commenti.
Consigliato per chi non si lascia spaventare da una lettura impegnativa, originale e senza tempo.
2 COMMENTI
Maddalena Frangioni
4 anni faNella quiete del tempo è un libro particolare, unico, interessante. Tra le tante cose io vorrei sottolineare l’immaginario di un mondo primitivo, essenziale, aspro, rude e dolcissimo che stupisce soprattutto noi uomini dell’ovest disabituati da tempo a immaginare mondi nuovi e personali e diversi. Scrittori dell’
estcon sensibilità diverse da quelli dell’ovest ? Forse, mondi tra loro lontani, forse. Nessun giudizio, un grande scrittore è un grande scrittore al di là dell’est o dell’ ovest, in ogni caso allargare il nostro immaginario è stimolante e questo libro mi ha arricchito molto nella visione di un mondo al di là dei miei confini geografici e culturali.
patriziabrr
2 anni faCondivido pienamente il suo commento. Finalmente una finestra aperta verso Est, un territorio tanto vicino e tanto sconosciuto. Sono soddisfatta di aver trovato, per caso, questo blog. Grazie